
l'editoriale del direttore
Cosa possono imparare Meloni e Schlein dal buonsenso modello Merz
Riecco la locomotiva d’Europa. Oltre alle polemicuzze c’è di più. Immigrazione, lavoro, innovazione. Perché il programma bipartisan di Merz ricorda all’Italia quante battaglie di buon senso la sinistra ha regalato alla destra
Destra o buon senso? Nell’attesa di capire se Friedrich Merz avrà la forza di essere un cancelliere da sballo, alla guida di una destra da favola, alla testa di una maggioranza da urlo, c’è un esperimento utile che merita di essere compiuto per provare a capire se nel libro dei sogni della grande coalizione tedesca esiste qualche spunto di riflessione utile per riflettere anche sul futuro dell’Italia. La risposta a questa domanda, che è sì, si trova nelle centoquarantasei pagine del programma di coalizione firmato dalla Cdu, dalla Spd e dalla Csu, intitolato “Verantwortung für Deutschland”, “Responsabilità per la Germania”, che costituisce un formidabile bagno di realtà, di pragmatismo e di compromesso riformista contro i vecchi e i nuovi populismi di destra e di sinistra.
Il senso del programma di governo della coalizione tedesca – programma di cui si è parlato in questi giorni solo per ragioni retroscenistiche, con grande indignazione da parte del centrodestra per via di uno scoop fatto dalla Welt che avrebbe scoperto che nel patto di governo tedesco è stato tolto un riferimento all’Italia come partner privilegiato insieme alla Francia per costruire una nuova Europa – è provare a trovare una soluzione utile per combattere il declino economico e l’avanzata dell’estremismo offrendo ai cittadini un’alternativa a una politica fondata sulla propaganda becera, sulla scorciatoia nazionalista e sulla cultura del capro espiatorio. E nel farlo, la maggioranza guidata da Merz, una maggioranza che ha il compito mica male di raddrizzare il cammino di un paese che ha fondato negli ultimi vent’anni la sua fortuna su due asset che non ci sono più, gas a basso costo dalla Russia ed esportazioni vantaggiose verso la Cina, parla con il linguaggio della verità su una moltitudine di temi. Europa, difesa, ambiente, tasse, lavoro, immigrazione.
Scrive la coalizione guidata da Merz – Merz che come sapete oggi sarà a Roma e prima di partecipare alla incoronazione papale verrà ricevuto a Palazzo Chigi da Giorgia Meloni – che l’aggressione russa non è un conflitto regionale ma è una sfida sistemica all’intero modello democratico occidentale e ai fondamenti della convivenza internazionale e per questo è necessario dichiarare verso l’Ucraina un sostegno “non soggetto a una scadenza temporale arbitraria”, che durerà finché sarà necessario, che verrà accompagnato dall’invio di armi moderne, munizioni, tecnologie di difesa e sistemi anti aerei e che andrà in parallelo all’impegno della Germania a supportare Kyiv nell’avanzamento nel processo di adesione all’Unione europea. Difendere l’Ucraina significa difendere noi stessi, dice la grande coalizione tedesca, e con lo stesso linguaggio della realtà Merz & Co. affrontano altri temi.
Sull’immigrazione niente estremismo xenofobo e niente estremismo umanitarista, e dunque limitazione del ricongiungimento famigliare solo a chi ha protezione sussidiaria, espulsioni più rapide, anche attraverso accordi con paesi terzi, controllo selettivo dell’accoglienza, e chi rifiuta un’offerta di lavoro perderà i benefici, e stop agli abusi del welfare da parte di chi arriva da altri paesi Ue solo per ricevere sussidi. Sovranità significa anche questo: fermezza sul piano dei controlli e dei rimpatri, rafforzamento dei confini esterni europei e cooperazione con i paesi d’origine e “gestione ordinata e realistica della migrazione”, che deve distinguere tra chi ha diritto alla protezione internazionale e chi non lo ha. E’ destra? No, è solo buon senso.
Stesso discorso, in fondo, sulle politiche energetiche e ambientali. La coalizione punta sulla decarbonizzazione, certo, ma lo fa scommettendo sul capitalismo, sulla crescita, sugli strumenti industriali, sulle tecnologie miste, sull’innovazione, senza ideologia, offrendo una terza via tra attivismo verde e negazionismo trumpiano, puntando dunque sugli incentivi di mercato e sulla cooperazione internazionale, più che sui divieti e sulle imposizioni. Il principio è quello del cosiddetto “polluter pays”, il principio del chi inquina paga, ed è declinato attraverso meccanismi che incoraggiano le imprese a innovare invece che penalizzarle a priori. L’obiettivo della neutralità climatica entro il 2045 viene confermato, ma il programma di governo introduce margini di flessibilità temporale nei settori più complessi (acciaio, chimica, edilizia), rifiutando la logica degli obiettivi settoriali rigidi, privilegiando una valutazione globale dei risultati e introducendo una “clausola di realtà” che consente aggiustamenti se le condizioni tecnologiche o internazionali cambiano. È destra o è buon senso?
Il programma propone idee creative che meriterebbero di trovare spazio sui giornali almeno quanto lo hanno trovato i piani per aumentare le spese militari e che meriterebbero di non finire in un boxino a pagina sessanta perché è da un dettaglio che si decide il futuro di un paese: dalla sua capacità di innovare. La coalizione introduce dunque un fondo nazionale per l’innovazione (Deutschlandfonds) da 100 miliardi (10 pubblici più 90 privati), che finanzierà start-up, scale-up, tecnologie di frontiera e digitalizzazione. Prevede un forte incremento degli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo (R&S), con l’obiettivo dichiarato di superare la soglia del 3,5 per cento del pil (oggi intorno al 3 per cento), propone anche la detassazione degli utili reinvestiti in ricerca e sviluppo, con l’ampliamento del credito d’imposta per innovazione e la semplificazione delle regole per le start-up innovative e punta a rendere la Germania più attraente per ricercatori e imprenditori internazionali semplificando visti e riconoscimenti accademici.
La coalizione propone un piano di “deburocratizzazione 2030”, con l’obiettivo concreto di ridurre del 25 per cento gli oneri amministrativi entro la fine della legislatura e tra le misure si trova di tutto: la digitalizzazione integrale delle autorizzazioni e dei permessi, l’introduzione di termini massimi per la risposta della Pubblica amministrazione (con silenzio-assenso automatico), una revisione sistematica delle normative esistenti, per eliminare regole superflue o obsolete. E accanto a questo, si prevede anche un piano di incentivi fiscali e formativi per chi assume lavoratori qualificati, un rafforzamento dell’apprendistato duale e una maggiore apertura all’immigrazione qualificata, con percorsi veloci per il riconoscimento dei titoli di studio stranieri.
Sul fronte del lavoro, il governo porta il salario minimo a 15 euro all’ora, promette una riduzione strutturale delle tasse e della burocrazia per le piccole e medie imprese, e introduce incentivi fiscali per chi lavora di più e per chi assume. Sintesi: salario minimo, sì, ma anche scommessa sulla produttività, ed è chi lavora di più che alla fine pagherà meno tasse. Destra o buon senso?
La maggioranza tedesca, poi, sceglie senza imbarazzo di puntare esplicitamente sulla globalizzazione, sull’apertura dei mercati, sulla libertà economica, e per questo Merz & Co. propongono una politica commerciale “aperta ma regolare”, con nuovi accordi portati avanti dall’Unione europea: Cile, Mercosur, Associazione delle nazioni del sud-est asiatico, e poi India, Stati Uniti.
Più difesa per essere meno vulnerabili. Più mercato per essere più protetti. Più produttività per essere più remunerati. Più controlli ai confini per essere più sovrani. Più Europa per essere più liberi. Il programma della coalizione di governo tedesca è un libro dei sogni, per chi sogna una politica dominata più dalla cultura delle soluzioni che dalla logica dello scalpo, e se qualche osservatore o politico di sinistra leggendo tra le righe del programma di Merz dovesse individuare troppi argomenti di destra, poco umanitarismo, poca lotta contro le diseguaglianze, quel qualcuno a sinistra forse dovrebbe chiedersi quand’è esattamente che la sinistra ha trasformato le idee di buon senso in idee di destra. Viva la coalizione Merz che, retroscena a parte, resta un antidoto possibile, e tutto da studiare, ai populismi di destra e di sinistra in tutta Europa.
