(foto Ansa)

Il colloquio

La ministra Bernini alle opposizioni: “Basta propaganda sulla pelle dei ricercatori”

Luca Roberto

La titolare dell'Università e della Ricerca dopo le mobilitazioni negli atenei: "Faccio un appello alle forze politiche e sindacali: stop slogan sulle spalle di chi fa innovazione. E' il tempo delle soluzioni"

Se i ricercatori italiani sono capitale umano e non capitale politico, è il momento di affrontare seriamente la questione del loro inquadramento professionale. Quello che rinnovo è un appello alle forze politiche e sindacali del paese: basta propaganda sulla pelle dei ricercatori, stop slogan sulle spalle di chi fa innovazione. E’ il tempo delle soluzioni”. Lo dice, in un colloquio col Foglio, il ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini. Una presa di posizione che arriva dopo che alcuni tra i principali scienziati e accademici del paese, a partire dal premio Nobel Giorgio Parisi, hanno firmato una lettera per chiedere alla politica di correggere le storture del contratto nazionale di ricerca. Ma anche all’indomani delle nuove proteste dei ricercatori. “Manifestazioni sicuramente rispettabili ma altrettanto paradossali, se indossiamo le lenti della realtà e non della propaganda”, dice Bernini.

 

Lunedì negli atenei di tutta Italia ci sono state nuove mobilitazioni “contro il precariato”. E proprio a proposito di questa nuova ondata di proteste la ministra dell’Università e della Ricerca (Mur) Anna Maria Bernini si sente di dire la sua: “Come detto, le trovo rispettabili ma paradossali,  perché mentre si continua a denunciare una condizione di sofferenza storica del settore, nel mirino è finita una riforma che non ha ancora prodotto effetti. Il cosiddetto ddl 1240 che ho presentato in Parlamento nell’agosto dello scorso anno è attualmente fermo in Senato”, ragiona Bernini col Foglio.  E’ stata la stessa titolare del Mur a sospendere l’iter del ddl in discussione a Palazzo Madama, una specie di invito a raccogliere le obiezioni provenienti dal confronto con gli ambienti accademici. “Per questo motivo, rinnovo il mio appello alle forze politiche e sociali: liberiamo i ricercatori dal giogo della propaganda elettorale e del calcolo sindacale. Ascoltiamo davvero i ricercatori e tutti coloro che ogni giorno vivono di ricerca e la alimentano, lavoriamo per migliorare concretamente le condizioni di vita e di lavoro di chi fa ricerca”, dice allora la ministra al Foglio. Una serie di emendamenti sono stati depositati dal senatore di Forza Italia Mario Occhiuto per cercare di introdurre dei correttivi

 

Su questo giornale abbiamo ospitato diverse voci autorevoli, dalla ricercatrice e senatrice a vita Elena Cattaneo all’ex ministra Maria Cristina Messa, passando per il presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare Antonio Zoccoli, che hanno denunciato le storture dell’applicazione del solo contratto nazionale di ricerca, entrato in vigore negli scorsi mesi dopo essere stato votato all’epoca del governo Draghi. Ieri, poi, molte di queste voci, capitanate dal premio Nobel Giorgio Parisi, dall’Accademia dei Lincei e dalla presidente della Crui Iannantuoni, hanno firmato un nuovo appello rivolto “ai decisori politici coinvolti affinché proseguano con la massima solerzia e determinazione nell’individuazione, inderogabilmente entro poche settimane, di uno strumento contrattuale idoneo a garantire l’assunzione dei dottorandi Marie Sklodowska-Curie Actions”, ovvero quei progetti di ricerca finanziati dalla Commissione europea (negli ultimi anni i ricercatori italiani sono stati beneficiari in media di qualcosa come 85 milioni di euro all’anno) sfavoriti proprio dal nuovo assetto contrattuale così poco flessibile. “Il solo contratto di ricerca, introdotto nella scorsa legislatura e che ho ereditato dal governo Draghi, sta irrigidendo il sistema, rendendolo ancora più burocratico. Sta impedendo ai giovani ricercatori di partecipare a progetti internazionali, come le borse Marie Sklodowska-Curie, e sta di fatto espellendo tanti di loro dal sistema”, spiega Bernini. “Dietro gli slogan sul superamento del precariato ci sono ricercatori che stanno vedendo peggiorare la propria condizione lavorativa. Quello a cui stiamo assistendo non è il superamento del precariato, ma l’eliminazione dei precari”, aggiunge la ministra. E pensare che il “congelamento” del ddl 1240, nelle intenzioni della titolare del Mur, doveva servire anche a trovare un compromesso nelle aule parlamentari per cercare di risolvere la situazione. “Il governo ha avanzato la propria proposta un anno fa. Da subito, mi sono detta disponibile al confronto con tutte le forze politiche, sociali e con tutti gli stakeholder. Al ministero ho accolto e ascoltato tutti i soggetti coinvolti e in Parlamento ho dichiarato la mia totale disponibilità a modifiche e miglioramenti”, spiega ancora Bernini. La quale adesso, anche in seguito agli appelli rivolti alle forze politiche dal mondo accademico, spera di trovare nelle opposizioni e nei sindacati, anche quelli più battaglieri come l’Adi (Associazione dottorandi e dottori di ricerca) un’assunzione di responsabilità. “Il tempo degli slogan è terminato. È ora di soluzioni”, conclude la ministra.

  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.