Chi vuole Santa Palomba?

Il termovalorizzatore di Gualtieri spacca Fratelli d'Italia tra Roma e Lazio

Marianna Rizzini

Infinite sfumature meloniane sul nuovo termovalorizzatore di Roma: “No”, “sì”, “nì”. Non è soltanto la sinistra a dividersi sull'impianto, tra pregiudiziali ideologiche e tematiche legate al territorio e al collegio

Non è croce e delizia soltanto per la sinistra (a seconda dell’occhio di chi guarda), il termovalorizzatore di Santa Palomba voluto dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri, da tempo alle prese con il fuoco amico proveniente dal comune di Albano Laziale e ora anche di Pomezia, dove il Pd locale sta per presentare una proposta di delibera  per chiedere alla giunta regionale di Francesco Rocca “di dichiarare l’area ad alto rischio ambientale, data la presenza di quattro impianti a rischio incidenti rilevanti”. A destra, infatti, tra i Fratelli d’Italia che con Giorgia Meloni governano il paese e ambirebbero in un futuro non così lontano a governare Roma, la parola “termovalorizzatore” produce uno strano effetto: rende uno e trino il partito della premier, al punto che i sì, i no e i nì si mescolano in infinite sfumature attorno al tema del “che fare della monnezza?” presso i rappresentanti locali dei Fratelli (in Parlamento, in Comune, in Regione). E se il vicepresidente della Camera e pilastro della destra romana Fabio Rampelli non ha mai nascosto la sua contrarietà per così dire ideologica al progetto, in direzione “circolarità dei rifiuti” (a dicembre, a un evento di oppositori del termovalorizzatore, diceva che “l’inceneritore va contro l’economia circolare” e che, per fermarlo, “bisognerebbe cambiare la norma che dà a Gualtieri come commissario straordinario per il Giubileo poteri assoluti”, ipotesi per lui esplorabile “dal 2026, dopo il Giubileo”), altri esponenti di FdI, come i senatori Andrea De Priamo e Marco Silvestroni e il deputato Andrea Volpi (anche sindaco di Lanuvio), si oppongono per ragioni anche territoriali, nel senso del territorio del proprio collegio. Conoscono i luoghi, insomma, e  le idee dell’elettorato che rappresentano. E se Volpi, in Parlamento, circa un mese fa, ha voluto precisare la posizione di non apertura del partito (“non c’è nessun cambio di rotta da parte di FdI, la cui posizione di contrarietà a questo tipo di impianto, troppo grande, vetusto nella tecnologia, posizionato in un’area inadatta e imposto ai Comuni della Provincia, è chiara da tempo”), De Priamo, anche ex capogruppo di FdI in Campidoglio, chiedendo al sindaco Gualtieri di ripensarci, ha presentato un ddl che impone a chi costruisce termovalorizzatori e discariche una tassa speciale, definita “contributo sanitario”. E oggi, pur dicendosi “non pregiudizialemente contrario alla chiusura del ciclo di rifiuti”, De Priamo ribadisce a questo giornale la sua preferenza per un percorso che vada verso “l’economia circolare e differenziata”: “L’impianto previsto a Santa Palomba mi pare chiaramente sovradimensionato”, dice. E se, in Regione Lazio, Fratelli d’Italia ondeggia nei “nì”, tra gli esponenti meloniani eletti in Parlamento a Roma, come Marco Perissa, anche presidente locale del partito, ci si colloca su una posizione più possibilista. Non c’è, insomma, un no netto: “Il problema”, dice Perissa, “non è sul merito e sulla necessità di arrivare a una chiusura del ciclo rifiuti”, ma il focus deve essere “su un iter procedurale stringente” e “sulle norme di tutela ambientale”. Non solo: “nell’interesse dei cittadini e con un occhio all’abbattimento dei costi e delle bollette”, dice il deputato di FdI, “non soltanto si dovrebbe pensare al ripristino del Tmb, ma anche alla possibilità di monitorare la qualità dell’aria e i gas di combustione con un sistema simile a quello esistente nel Lazio a San Vittore”. Non è finita qui, e si profila all’orizzonte un altro progetto capace di spaccare trasversalmente le coalizioni: lo stadio della Roma. 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.