
L'intervista
Bignami: "Giorgia assente in Ucraina? Contano i risultati, non i selfie"
Parla il capogruppo alla Camera di Fratelli d'Italia: "Le opposizioni si uniscono contro Meloni, ma non hanno una strategia"
Assenza, più acuta presenza. “Giorgia Meloni non è andata a Kyiv, è vero. Ma a volta bisogna saperci essere anche senza apparire”. Dice così Galeazzo Bignami che, raggiunto dal Foglio, aggiunge subito che “in casi come questi conta la sostanza, e non l’apparenza”. Non c’è dubbio, onorevole, ma a tal proposito è pur vero che solo i superficiali non badano alle apparenze. L’assenza della premier, per le opposizioni, ha significato l’irrilevanza del paese. Lei, da capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, che ne pensa? “Tanto per cominciare, Giorgia Meloni non era assente. Era presente, ma videocollegata”.
Il leader di Azione Carlo Calenda – il meno prevenuto dei vostri avversari – ha sottolineato proprio quest’aspetto: Skype non vale Kyiv. Per Calenda, Meloni doveva esserci. Insieme a Starmer, Merz, Tusk e Macron. “Se Calenda, che certo a differenza di altri non è un oppositore gregario, valuta la rilevanza dell’Italia in base alle foto e ai selfie, vuol dire che abbiamo un’idea diversa di cosa sia la consistenza dell’azione politica. Ciò detto, se mi consente, ripartirei da un presupposto”. Prego. “A Kyiv c’erano i componenti della coalizione dei ‘volenterosi’, di cui l’Italia non fa parte. La presenza fisica di Meloni sarebbe stata perciò incongrua. Tanto che me l’immagino, se fosse andata, se avesse rappresentato il dissenso sul punto, cos’avrebbero detto…”. Cos’avrebbero detto? “Gli stessi che le rimproverano di non esserci stata, da Conte a Renzi al Pd, sarebbero comunque insorti. Fosse andata in Ucraina, avrebbero detto che spacca il fronte e compromette l’Europa. In realtà la scelta del presidente del Consiglio ha coinciso con il punto di equilibrio più saggio e concreto che potesse assumere”.
Ha pure coinciso con un bersaglio comune a tutte le opposizioni. Che per pochi attimi, nell’assenza di Meloni in Ucraina, si sono ritrovate nel solco campo largo. Tutte d’accordo sull’inadeguatezza del mezzo Skype. “Con tutto il rispetto per i leader delle opposizioni, cos’è utile o meno all’Ucraina lo definisce Zelensky. Che ha di recente ribadito l’importanza del legame italo-ucraino, nonché l’amicizia con Giorgia Meloni. Noi siamo in prima linea per la ricostruzione. E poi mi domando: che Meloni dovesse andarci o meno ce lo facciamo forse dire dai Cinque stelle che dell’Ucraina auspicano la resa? Ce lo facciamo dire dal Partito democratico che in Europa riesce a spaccare l’atomo senza avere una posizione unitaria? O ce lo facciamo dire, magari, dai Fratoianni? Ecco, non si capisce a che titolo coloro che del popolo ucraino non hanno mai avuto grande pensiero, oggi, rimproverino a Meloni di non essere abbastanza vicina a Zelensky. A ben vedere, comunque, sono sempre gli stessi”. Gli stessi, chi? “Quelli che quando la premier va alla Casa Bianca l’accusano di essere affine a Trump. Salvo poi rimproverarla se in Vaticano, durante i funerali di Papa Francesco, non scatta foto col presidente degli Usa”.
E’ la società dell’immagine, Bignami. Di che stupirsi? Riguarda tutti e non da oggi. “Sarà. Ma per noi la cartina di tornasole è l’apprezzamento che arriva da Kyiv. Quanto ai leader avversari, è curioso che trovino un comune denominatore in Skype. Contro il presidente”. In effetti le critiche sono arrivate direttamente da Renzi, Conte, Calenda. E a seguire da altri parlamentari, soprattutto del Pd: Lia Quartapelle, Filippo Sensi e poi l’eurodeputato di Renew Sandro Gozi. “Sì. Mi domando solo perché non siano altrettanto coesi, tutti loro, nelle strategie da adottare. E non solo sull’Ucraina, ma anche sulla giustizia e sulla politica energetica”. Tornando a monte, il videocollegamento non incide il rapporto di Meloni e Zelensky? “No. In queste ore, a Verona, c’è un meeting con un centinaio di imprenditori. Il 10 e l’11 luglio ci saranno, a Roma, le delegazioni di 90 nazioni e 3.000 operatori economici insieme a von der Leyen e Zelensky per discutere di ricostruzione. Mi sembra chiaro che contino gli obiettivi”. E gli obiettivi degli smartphone? Davvero non contano niente? “Contano i risultati. Non i selfie”.