
ANSA/US VATICAN MEDIA
dopo l'elezione del Santo Padre
Salvini, Conte e non solo: La politica che prova a intestarsi Leone XIV. Parlano Polito e Pombeni
"Il solito cinismo dei politici, ci hanno provato anche con Francesco", dice il vicedirettore del Corriere commentando le reazioni dei leader politici dopo le prime parole di Prevost. "Una grande ipocrisia", per politologo che dirige la rivista il Mulino
Repubblicano, progressista. Probabilmente anti trumpiano, sicuramente pacifista. Il politologo Paolo Pombeni, direttore della rivista il Mulino, la definisce “una grande ipocrisia”. Oppure, per dirla con Antonio Polito, vicedirettore del Corriere della Sera, è “il solito cinismo della politica che ha tentato anche con Francesco di prenderselo a brandelli, tirandolo di qua e di là a seconda di quello che diceva”. La musica non è cambiata. Giusto il tempo dell’“habemus papam” e delle prime parole pronunciate dal nuovo Pontefice Robert Francis Prevost – Leone XIV – ed ecco che i leader politici, con varie sfumature, hanno provato a metterci il cappello.
Matteo Salvini per esempio, “emozionato e commosso” a San Pietro nel momento dell’annuncio, ha subito rilanciato con un post. “’Pace disarmata e disarmante’, ha invocato il Santo Padre, benedicendo migliaia di fedeli in una piazza straordinaria”, ha evidenziato il leader del Carroccio, che ormai da mesi – e al netto dei voti in Parlamento – ha fatto del pacifismo il suo marchio di fabbrica. In una (ciclica) corrispondenza d’amorosi sensi, ecco Giuseppe Conte. Il leader M5s ha definito le dichiarazioni del Pontefice “chiare e coraggiose”, che “irrompono con grande forza nei nostri cuori, nelle nostre menti, nel linguaggio del nostro tempo dominato sempre più da tristi parole: armi, guerra, morte”. L’occasione d’altra parte era ghiotta. “Lo era senza alcun dubbio”, dice al Foglio Polito. “Il richiamo alla pace, che è sempre benvenuto, era del tutto scontato per un Pontefice. La scelta di quegli aggettivi, disarmata e disarmante, ha permesso ai due grandi oppositori del piano di riarmo Ue di salire sul carro del Papa. Nel tentativo di iscriverlo al partito non tanto pacifista, ma anti europeo. Di questo si tratta”.
Anche Giorgia Meloni ha sottolineato il messaggio di pace (così come Tajani), di cui “c’è un assoluto bisogno”, con una lettera istituzionale di felicitazioni a Prevost. La premier ha riaffermato “il legame indissolubile” con la Chiesa, evocando Ratzinger e citando Francesco e Giovanni Paolo II. Sul fronte opposto Elly Schlein ha affidato a una nota le congratulazioni e gli auguri al Pontefice americano, “che ha scelto come prime parole quelle della speranza di pace, il ringraziamento a Francesco e l’invito accorato a costruire ponti”. Altri, nel Pd (e non solo), hanno ricordato le recenti critiche di Prevost a J.D. Vance sui migranti, nella speranza forse che il vescovo di Roma si ponga come argine a Trump. “Purtroppo nella nostra politica c’è una tendenza quasi innata a interpretare tutto quello che può portare acqua al proprio mulino. E questa volta non fa eccezione”, dice Pombeni. “Quanto più si fanno affermazioni molto generali, come è tipico del Papa, tanto più è facile tirarle dalla propria parte. E ovviamente, siccome del Pontefice non si può dire male, i politici cercano di dire quel tanto di bene che fa comodo”. Nei giorni precedenti al Conclave, in una specificità tutta italiana, si è assistito pure a una sorta di divisione tra i partiti: il segretario di stato Pietro Parolin era il candidato della destra, il Cardinale Matteo Maria Zuppi, era il nome preferito a sinistra. “Una dinamica abbastanza ridicola”, commenta ancora il direttore del Mulino: “Anche perché Parolin non è ascrivibile al fronte conservatore, né Zuppi è uno scalmanato difensore del sinistrismo”.
Come ha dimostrato il pontificato di Francesco, sarebbe forse meglio andarci cauti quando si parla del Papa, le cui affermazioni possono certamente assumere un senso politico ma rappresentano in ogni caso la posizione della Chiesa. “La sinistra è stata entusiasta di Bergoglio sui migranti o in materia sociale, poi è rimasta sconcertata per le parole sull’aborto o sulla ‘frociaggine’ nei seminari”, ricorda infatti Polito. “Mentre Salvini ha fatto il percorso opposto”. Ha osteggiato Francesco all’inizio, avvicinandosi successivamente sul tema della pace. “Salvo poi – aggiunge il vicedirettore di via Solferino – ritrovarsi un papato che ha sparato a zero contro le politiche anti migratorie degli Stati Uniti. E Leone XIV ha partecipato attivamente, in piena coscienza, all’attacco contro l’amministrazione Trump. Il Papa è il capo della Chiesa cattolica, universale. I partiti rappresentano invece solo una piccola parte di una società nazionale. Questi tentativi di iscrivere il Pontefice dalla loro parte sono giochetti di poco conto, di una politica che ha perso ormai ogni influenza sul Vaticano”. Eppure, c’è da scommetterci, lo schema si ripresenterà alle prossime uscite di Prevost. “Perché – conclude Pombeni – non imparano mai. E’ la grande ipocrisia della politica”.