
Marcello Pera (Ansa)
Le discontinuità di un Papa agostiniano. Intervista a Pera
L'ex presidente del Senato: “E’ triste vedere che gli aruspici e le prefiche già arruolano il nuovo Pontefice. Invece di essere intellettualmente onesti e dire che non si può e non si deve strologare su un Papa che avrà 20 anni di pontificato, pensano già a farselo proprio"
Marcello Pera, filosofo, senatore, già presidente del Senato, è stato uno degli interlocutori più stretti di Joseph Ratzinger. Da osservatore laico ma non indifferente alla fede, guarda con interesse – e con prudenza – all’inizio del pontificato di Leone XIV. Invita a non cedere alla tentazione del pronostico, critica l’eccesso di partigianeria che già si agita intorno al nuovo Papa, e riflette sul possibile ritorno a un cristianesimo più solido, meno accomodante, più centrato sulla figura di Cristo e sul compito del pastore.
C’è un nuovo Papa e i commentatori già si schierano: è mio, è suo, è nostro. “E’ triste vedere che gli aruspici e le prefiche già se lo arruolano. Invece di essere intellettualmente onesti e dire che non si può e non si deve strologare su un Papa che avrà 20 anni di pontificato, pensano già a farselo proprio. Anziché fargli gli auguri, gli hanno fatto le carte! Una brutta pagina del giornalismo italiano”.
E’ possibile individuare una continuità con Francesco? “Continuità con Bergoglio? Chi lo può dire se non un tifoso? Leone XIV ha scritto un discorso calibrato, un po’ per dire e un po’ per alludere. Ma se si vogliono fare confronti, non trovo tanta continuità. Bergoglio si affacciò vestito senza simboli papali salvo lo zucchetto. Il nuovo si è vestito come tutti i papi precedenti, con i simboli del potere spirituale. Bergoglio cominciò con ‘Buonasera’. Il nuovo ha cominciato con ‘La pace sia con voi’, come Gesù risorto. Bergoglio non apprezzava il suo ruolo di guida, diceva che non era lì per giudicare. Il nuovo ha detto: ‘con voi sono cristiano e per voi vescovo’. Dunque, sembra credere nel suo compito di pastore che orienta e non solo accompagna o segue. E poi: ha parlato due volte di missione ‘per proclamare il Vangelo’, un termine – ‘missione’ – che Bergoglio considerava contrario al dialogo, e anche inutile, perché – diceva – alla fine Dio perdona tutti, anche quelli che lo negano. Che cosa pensare? Che Leone XIV è a favore dell’indottrinamento o che crede nel Gesù che disse: ‘Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo’? Io ancora non lo so. Gli aruspici e le prefiche lo hanno già capito?”.
E’ corretto dire che sarà un pontificato anti trumpiano? “E’ contro Trump? Come no: tutte le anime pie, buone, giuste, timorate di Dio sono contro Trump, dunque anche lui lo è. E' contro Vance? E’ evidente che è contro quel montanaro rifatto, anche se si è convertito al cristianesimo sulle pagine di Agostino. Ecco, direi che qui c’è davvero materia per gli aruspici. Leone XIV agostiniano come Vance. Leone XIV agostiniano come Ratzinger. Non ci sarà mica qualcosa di sbagliato in Agostino? Certo è che un agostiniano non è un francescano e soprattutto non è un gesuita. Gli aruspici ne converranno e dovranno faticare per omologarli”.
Dalla prima omelia, tenuta ieri, si può ricavare qualche elemento in più, sul suo agostinismo? “Sì. All’agostinismo di Leone XIII c’è da aggiungere ciò che ha detto nella sua prima omelia. Gesù non è un profeta, non è un leader, non è neanche quel brav’uomo vicino di casa che ti riempie di buoni consigli e di qualche opera di bene. Questo è “ateismo di fatto”, precisamente è arianesimo. No, Gesù è “il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Per questo, “non è facile testimoniare e annunciare il Vangelo”. E per questo “urge la missione”. E' dai tempi dei grandi Wojtila e Ratzinger che non si sentivano più parole simili”. Il Papa ha insistito molto sulla pace. E’ un messaggio spirituale o politico? “Lei insiste sulla pace. Ma guardi che un agostiniano non è un pacifista. Primo perché Agostino pensava che la guerra fra gli uomini ci sarà sempre, sempre, sempre, dato che, dopo la caduta, sono massa dannata affetti da libidine di potere. Poi perché riteneva che certe guerre sono giuste. Ma soprattutto perché diceva che la pace non è semplicemente una ‘quaedam pax sine ullo bello’. La pace è armonia, tranquillitas ordinis, equilibrio dell’anima che cerca di congiungersi a Dio. Il discorso di Agostino sulla pace è spirituale, non politico. A me sembra che quando Leone XIV dice ‘La pace sia con voi’, intende dire ‘Cristo sia con voi’, perché ‘il mondo ha bisogno della sua luce’. E’ così che io l’ho inteso, molto spiritualmente, anche quando, per ulteriore chiarezza, ha detto: ‘vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra’. Non ha fatto menzione di Stati, né di politica, né di guerre in corso. Non ha neanche detto che ‘la guerra è sempre una sconfitta’, perché la sconfitta, da scontare, c’è già prima, quando l’uomo si è ribellato ed è stato condannato alla caduta. La pace ‘disarmata e disarmante’ è quella del Cristo risorto. E’ la pace dello spirito. Mi sbaglio? Non sono un aruspice”.
La scelta di “Leone” è già un programma? “Sì, c’è il nome Leone da cui trarre indizi. Ma a parte che non è chiaro a quale dei tredici Leone che lo hanno preceduto si riferisca (c’è anche Leone Magno), se si deve pensare a Leone XIII, allora non si può pensare al papa solo dei poveri, dei lavoratori e dei sindacati. Anche qui meglio non essere tifosi. Leone XIII fu ugualmente contro il socialismo e il liberalismo perché entrambi pensavano all’uomo sicut Deus, che si fa e si salva da solo. Contro il liberalismo – oggi si direbbe contro il laicismo – fu profetico. Nell’enciclica Libertas (1888), scrisse: ‘I seguaci del Liberalismo pretendono nella vita pratica non esservi potere divino, a cui si debba obbedire, ma ognuno essere legge a se stesso [...]. Accettata e stabilita questa massima, che l’uomo non ha superiore, ne segue che la convivenza naturale e civile non viene da un principio esterno e superiore all’uomo, ma dal libero volere di ciascuno; che il potere pubblico emana, come da fonte primaria, dal popolo; e inoltre che, come unica guida e norma della vita privata è a ognuno l’individuale ragione, così nella pubblica vita debba essere a tutti guida la ragione di tutti’. Illusione fatale: ‘alle speranze non corrisposero i fatti (Spes fefellit exitus)’. Si speravano frutti dolci e salutari, e ne vennero di amari e velenosi’. Qualcuno sa dire come la penserà Leone XIV in materia?”. Giudizio complessivo sul debutto? “E’ meglio aspettare e io lo faccio volentieri, perché mi sembra che si torni finalmente a parlare di Cristo, di fede, di cuore, di salvezza. ‘Siamo fedeli a Gesù Cristo, senza paura’”.