
(foto Ansa)
il colloquio
Rizzetto (FdI): "Ora un patto con Cgil, Cisl e Uil. La sicurezza sul lavoro è un tema che deve unirci”
Il presidente meloniano della commissione Lavoro alla Camera: "Il confronto con le sigle è aperto, ma arrivino a Palazzo Chigi con un approccio costruttivo e responsabile, con proposte che non guardino alla rivolta sociale. Referendum? Anche il non voto ha un messaggio politico"
Dice che “il confronto aperto ai sindacati per prevenire le morti sul lavoro è un ulteriore passo in avanti di questo governo” nei confronti delle parti sociali. E quindi Walter Rizzetto, presidente della commissione Lavoro della Camera, esponente di Fratelli d’Italia, parlando col Foglio fa un appello alla responsabilità: “Quello individuato dal governo, che ha già disposto risorse consistenti, oltre 650 milioni di euro in più per aumentare controlli e migliorare la prevenzione, è un buon punto di caduta. Per questo mi auguro, spero, che tutti i sindacati si presentino a Palazzo Chigi con un approccio costruttivo, senza pregiudizi e senza la volontà di far saltare il tavolo prima ancora che l’incontro si tenga. Noi offriamo responsabilità. Di contro, ci aspettiamo responsabilità anche dagli altri”.
Eppure nei giorni scorsi, a cavallo con il Primo maggio, era stato il segretario della Cgil Maurizio Landini a paventare una nuova ondata di scioperi. “Se il confronto con il governo sarà finto, senza risposte, e se non verrà aperta una vera trattativa, si aprirà una fase di mobilitazione e di sostegno della piattaforma unitaria che abbiamo presentato a questo governo due anni fa e anche ai precedenti, ma non è mai stata presa in considerazione”, aveva detto proprio a margine della Festa dei lavoratori. Eppure, ci tiene ancora a sottolineare Rizzetto, “la sicurezza sul lavoro non è un tema né di destra né di sinistra, ma anzi è una bandiera che dovrebbe accomunarci tutti”. Anche per questo l’invito rivolto alle sigle sindacali è quello ad allargare sempre più lo spazio per un lavoro condiviso, soprattutto a proposito delle morti sul lavoro. “L’approccio di questo governo e di questa maggioranza è chiaro. E’ da poco diventata legge la mia proposta sull’insegnamento alla cultura della sicurezza sul lavoro nelle scuole di ogni ordine e grado, in modo da assegnare un ruolo centrale alla testimonianza”, spiega ancora Rizzetto. “Ma anche in tutta la serie di altri interventi, dallo Statuto dei lavoratori alle norme successive, la direzione è sempre stata quella di far crescere la sicurezza dei lavoratori”.
Eppure il confronto che ci sarà domani a Palazzo Chigi (dovrebbe mancare la premier Giorgia Meloni), sembra essere viziato da un’asimmetria nei rapporti che il governo ha con la Cisl (ottimi) e con le altre due sigle della Triplice, Cgil e Uil (non cordialissimi, per esare un eufemismo). “Quando un grande sindacato come la Cisl ci ha sottoposto una proposta di legge su cui aveva raccolto oltre 400 mila firme, abbiamo ascoltato con grande attenzione”, dice ancora Rizzetto. E infatti il testo sulla Partecipazione dei lavoratori agli utili aziendali e per la rappresentanza all’interno delle aziende è stato prima recepito proprio dalla commissione Lavoro e poi sottoposto all’Aula. “Ma questo significa che qualsiasi proposta proveniente anche dalle altre sigle, e che varchi la porta della commissione che presiedo o di Palazzo Chigi, sarà ascoltata. L’importante è che siano proposte che non mirino alla rivolta sociale, come qualcuno a volte avrebbe voluto. Sapendo che se troveremo una chiusura dall’altra parte, noi andremo avanti nel nostro lavoro, sia al governo che in Parlamento”.
L’esponente friulano di FdI in questo colloquio tocca anche la questione referendum. Bisogna astenersi, come dicono i partiti di centrodestra, o partecipare, come diceva lei fino a qualche tempo fa? “Io ho solo detto che chi va a votare, lo faccia con coscienza. Sono assolutamente d’accordo sul significato politico di astenersi, perché nel caso del referendum anche astenersi ha un messaggio politico molto forte. A me più che altro sembra una partita tutta interna al centrosinistra, che ha introdotto il contratto a tutele crescenti, i licenziamenti collettivi e ha aggirato l’articolo 18, andando verso una forma più flessibile del mercato del lavoro. Forse sarebbe più interessante chiedere ai riformisti del Pd cosa ne pensano”. A ogni modo anche nella maggioranza ci sono diversità di vedute, ad esempio sul ddl Salari proposto dalla Lega per “rafforzare il potere d’acquisto dei redditi più bassi”. “Ogni proposta è ben accetta e degna di valutazione, anche in base alle coperture, ma siamo alle battute finali per l’approvazione della delega sui Salari al Senato. Ritengo si debba prima concludere quell’iter”, aggiunge Rizzetto. “Sapendo che peraltro i salari non sono solo una questione economica, ma devono tener conto di un bilanciamento di tutte le componenti del lavoratore”.