
L'intervista
La Malfa: "Meloni si occupi di Pnrr, non di risiko bancario. Sul terzo polo bancario Giorgetti fa lo spettatore"
"Le ingerenze del governo fanno male al paese. C'è eccessivo zelo nell'aiutare Caltagirone. La mossa dell'ad Nagel per evitare la scalata di Mps è una mossa alla Cuccia". Parla Giorgio La Malfa, ex ministro, segretario del Pri e collaboratore di Cuccia
Dice che “un governo non si occupa di banche ma di Pnrr e di opere pubbliche”, poi, alla domanda, se sia da liberali intervenire sul risiko bancario, tifare, come fa il governo Meloni, per la fusione Mps-Bpm o per l’altra, Mps-Mediobanca, ostacolare Unicredit, Giorgio La Malfa, il figlio di Ugo, ex ministro, che ha lavorato con Enrico Cuccia, risponde che “per il governo non è un azzardo ma un affare. Non lo è per l’Italia”. Dice La Malfa: “La delibera contro Unicredit fa male al paese, dà l’idea, all’estero, che ci sia un governo che vuole ingerirsi nella politica economica. La fusione Mps-Mediobanca non la trovo ragionevole”. E’ vero che il governo si sta battendo per realizzare il sogno di Caltagirone e Milleri di scalare le Generali? “Mi sembra che ci sia più zelo di quanto richiesto”.
Parliamo al telefono con La Malfa e gli domandiamo cosa ne pensi della Ops di Mediobanca su Generali, della risposta del suo ad Nagel, atteso a Palazzo Chigi, e ancora, del governo Meloni, accusato di essere “romanocentrico”, del ministro dell’Economia, Giorgetti, della sinistra, che sul risiko bancario tace. La Malfa risponde che per la sinistra è difficile reagire negativamente all’operazione promossa dal governo perché “sente quasi il richiamo”, e ricorda che era “di sinistra quel deputato che al telefono chiese: ‘Ma allora, abbiamo una banca?”. Come definisce l’Ops di Nagel lanciata su Generali? “Una risposta alla Cuccia”. Addirittura?
L’11 giugno torna in libreria per Feltrinelli, il classico di La Malfa, “Cuccia, il segreto di Mediobanca”, con la nuova prefazione e si parla dei tentativi di Unicredit di scalare Mps e a sua volta di Mps su Bpm, del venir meno di quella “foresta pietrificata”, definizione usata da Giuliano Amato per indicare il sistema bancario degli anni Novanta. Sottoponiamo a La Malfa queste domande: il matrimonio tra Mps e Mediobanca, voluto da Giorgetti e Meloni, è un’operazione da governo liberale? I paletti a Unicredit? La Malfa si fa accorto e dice: “Questo governo è di destra ma non tutta la destra è liberista. Non ho elementi sufficienti, non so dire se dopo la sua crisi Mps stia bene al punto da passare da preda a predatore. La cosa che so è che Mediobanca è un mondo diverso da Mps, che è una banca territoriale. Che una banca del territorio si sposi con Mediobanca, un istituto che fa gestione di ricchezza, trovo che non abbia molto senso. Non vedo le possibili sinergie. Trovo invece ragionevole, anzi, un matrimonio naturale quello fra Mps e Bpm, che darebbe vita a un polo formidabile. L’idea di un Terzo Polo bancario può essere giusta ma solo se promossa da un imprenditore e non dal governo. La parte più liberale del governo dovrebbe opporsi a queste ingerenze”. A chi si riferisce? E La Malfa: “Penso che Forza Italia debba opporsi, come ha già fatto”.
Gli chiediamo se Mediobanca sia davvero l’ultima monarchia rimasta, sopravvissuta agli assalti di Romano Prodi, Cesare Geronzi, e se come profetizzava Cuccia, “l’Impero romano è caduto e un giorno cadrà anche Mediobanca”. La Malfa spiega che Mediobanca è un oggetto costruito da due uomini di alta coscienza civile, di sinistra, del Partito d’Azione, come Raffaele Mattioli, presidente della Banca Commerciale Italiana, e da Cuccia, e che dunque sì, si può dire che sia l’ultima monarchia, ma sarebbe ancora meglio scrivere che Mediobanca fa parte di “una tradizione che risale al ministro del Tesoro Francesco Saverio Nitti. E’ una tradizione di eccellenze meridionali che ha contribuito alla sua nascita. Nitti era lucano; Mattioli era nato a Vasto; Donato Menichella, l’ex governatore della Banca d’Italia, era nato in provincia di Foggia; c’era poi Cuccia, che aveva origine siciliane, di Piana degli Albanesi, mentre Alberto Beneduce, ex presidente dell’Iri, era di Caserta”. Continua La Malfa: “L’indipendenza di Mediobanca, che tanto dà fastidio, non è arroganza ma solo autonomia che fa bene al Paese. Cuccia si definiva un centauro, che operava nel privato, ma con la testa nel pubblico. Mattioli aveva invece sottolineato nell’Assemblea Comit che Mediobanca rappresentava la più importante iniziativa di appoggio finanziario alla produzione che operava senza alcuna garanzia statale. Mediobanca è questo”.
Perché tutti desiderano Mediobanca? La Malfa si rifà a Cuccia: “Diceva Cuccia che comprare Generali costa molto e allora tutti provano a comprare Mediobanca. Con l’iniziativa di Nagel viene però meno questo desiderio. Si completa la cessione delle partecipazioni che è stata da sempre una delle critiche che le è stata mossa. La forza della proposta Nagel, dell’Ops su Generali, è questa: si toglie interesse a Mediobanca e nello stesso tempo le dà la fisionomia che Mediobanca doveva avere”.
Mediobanca è nata nel 1946 su iniziativa di Mattioli e ha avuto quattro amministratori delegati in 79 anni: il primo è stato Cuccia, il secondo Silvio Salteri, il terzo Vincenzo Maranghi, l’ultimo, l’attuale, è Nagel. Quando venne fondata Mattioli regalò a Cuccia un tagliacarte degli Urali con l’augurio: “Ti auguriamo durezza e taglio uralico”. Alla morte di Cuccia il tagliacarte è stato consegnato a Maranghi. Oggi, sembra che il governo, a differenza di quanto fatto con Unicredit, non voglia, e non possa, opporsi, all’Ops lanciata da Nagel, operazione che, ritiene La Malfa, “renderà ancora meno interessante il possibile matrimonio fra Mediobanca e Mps e la stessa nascita del Terzo Polo bancario”.
Sarebbe una sconfitta per il ministro Giorgetti per cui La Malfa, premette, ha “considerazione e simpatia”. Il ministro dell’Economia sta avendo un ruolo? Sta subendo una decisione? Questo governo, come lamenta anche la famiglia Berlusconi, è eccessivamente “romanocentrico”? La Malfa risponde che “Giorgetti è chiaro. E’ un uomo di partito, non serve interessi particolari, ma è una strana persona. E’ distaccata. Ho l’impressione che non voglia giocare un ruolo centrale e quando lo svolge lo fa malvolentieri. E’ riluttante. Ho l’impressione che non sia il protagonista di questa vicenda”. Sta dicendo che il ministro dell’Economia non sta avendo un ruolo e se non lo ha che ministro è? “Sono convinto che a domanda precisa Giorgetti risponderebbe che l’operazione del Terzo polo bancario la condivide senza dubbio, ma che rappresenti il suo pensiero io lo dubito fortemente. Che questo sia un governo romanocentrico è evidente. FdI ha la sua base a Roma, come l’aveva An”. Ci salutiamo e gli chiediamo del tagliacarte di Cuccia. A chi è finito? “Credo che l’abbia la famiglia Maranghi”. E Nagel? “E’ come se ce l’avesse. Lo ha meritato”. Addirittura?