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Le parole della premier

Meloni: “Voglio ricandidarmi dicendo agli elettori: ve lo avevamo promesso, lo abbiamo fatto”

Redazione

Dalla fiducia verso il premierato e il Ponte sullo stretto ai “rapporti leali ma non subalterni” con la Casa Bianca, fino all'utilizzo strumentale dell'antifascismo. Ma dopo due anni e mezzo di governo, la premier pensa già alla prossima legislatura

“Voglio realizzare per intero il programma del centrodestra e potermi ripresentare agli elettori dicendo la cosa più banale su cui i politici andrebbero giudicati: ve lo avevamo promesso, lo abbiamo fatto”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un'intervista al direttore dell'Adnkronos Davide Desario, aggiungendo: “Vale per l'economia, per l'immigrazione, per la sicurezza, per il sostegno alla famiglia, per le riforme istituzionali, per la politica estera. E vale per il lavoro”. 

Secondo la premier, il governo fatica ancora ad arginare il fenomeno dell'inverno demografico: “Vorrei poter ottenere sulla natalità gli stessi straordinari risultati che abbiamo ottenuto sul fronte dell'occupazione e su quello del contrasto all'immigrazione irregolare”, sottolineando comunque come il sostegno alla natalità rimanga “una priorità a cui abbiamo dedicato misure importanti e risorse significative, ma non basta. I risultati sono ancora insufficienti". 

“Il premierato è per me la madre di tutte le riforme – ha continuato Meloni – insieme alla riforma della giustizia, all'autonomia differenziata, alla riforma fiscale è l'impianto riformatore per il quale gli italiani ci hanno votato”. Tuttavia, “andremo avanti perché vogliamo rafforzare la nostra democrazia e difendere il diritto dei cittadini a scegliere da chi farsi governare. Ci riusciremo". La stessa fiducia è riposta nei confronti della realizzazione del Ponte sullo stretto: “Sappiamo quante difficoltà comporti, ma tutto sta procedendo nella giusta direzione”. 

Al di là degli attacchi politici, ci sono le delusioni a livello personale. “quello che mi è dispiaciuto in questi anni è stato vedere che, pur di colpire me e questo governo, alcune persone senza scrupoli non abbiano avuto alcuna remora a mettere in mezzo la mia famiglia, mia sorella, il padre di mia figlia, addirittura mia figlia”, ha spiegato la premier. Tuttavia, rimane la soddisfazione la narrazione sull’Italia dei media esteri: “Sono molto orgogliosa di essere riuscita a capovolgere la narrazione sull’Italia all’estero. Sui media di tutto il mondo, anche su quelli tradizionalmente di sinistra, oggi l’Italia viene considerata un sinonimo di affidabilità”. 

Rimanendo in tema estero, uno sguardo alla Casa Bianca. “L'affermazione del principio 'America First' non era solo uno slogan elettorale che i cittadini americani hanno premiato, ma un programma politico su cui per quattro anni hanno lavorato i principali think tank repubblicani. Quindi, in generale, non mi ha sorpreso", ha detto, parlando dell'impatto del secondo mandato di Donald Trump sulle relazioni internazionali. "Soltanto gli ingenui si sorprendono quando in politica estera una nazione difende i propri interessi. Per di più, una tendenza più 'self Made', era già avviata con le precedenti amministrazioni, anche democratiche", ha evidenziato la premier. Complessivamente, "noi siamo determinati a far valere i nostri interessi, nel solco della tradizionale amicizia che ci lega agli Stati Uniti, con lealtà ma senza subalternità".

Con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen “c'è un una collaborazione consolidata e un rapporto di stima”, afferma Meloni. Mentre per quanto riguarda il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron “rappresentiamo due famiglie politiche che hanno sensibilità culturali diverse. I nostri rapporti sono figli di tutte queste sfumature, ma ormai anche di una consuetudine che ci porta a collaborare su tanti dossier”. 

Ritornando in Italia, nel ricordare la morte del militante del Fronte della Gioventù Sergio Ramelli, il presidente del Senato Ignazio La Russa ha parlato di nuovi 'fuocherelli' della violenza degli anni Settanta, da spegnere prima che divampino. “Ci sono preoccupanti segnali di un nuovo odio e di una nuova intolleranza, per ora confinati a minoranze rumorose, ma che non devono essere mai sottovalutate – ha osservato Meloni – ne sono recenti esempi gli insulti antisemiti alla senatrice Liliana Segre, a cui rinnovo la mia solidarietà”. Guardando sempre all'attualità, “rifuggo dall'utilizzo strumentale della categoria dell'antifascismo, che purtroppo storicamente non si manifestò soltanto nell'opposizione alla dittatura”, ha affermato la premier, sostenendo che oggi  “il vero discrimine è tra chi difende libertà e democrazia a tutte le latitudini e chi invece lo fa solo a corrente alternata”. 

Dal dibattito politico all'importanza delle piattaforme digitali. “È importante che la sacrosanta lotta alla disinformazione e alle interferenze straniere nelle nostre democrazie non si trasformi in un indottrinamento a senso unico e in una censura delle opinioni non allineate”, ha detto Meloni, esprimendo apprezzamento per “il nuovo impegno delle principali piattaforme a rivedere algoritmi e modalità di verifica dei contenuti, la libertà di espressione deve essere garantita”, a maggior ragione in un tempo in cui l'intelligenza artificiale ci pone di fronte a sempre nuove sfide. 

Sulla libertà di stampa, Meloni ha aggiunto: "Abbiamo sempre detto che non avremmo sostituito un'egemonia di destra a quella radicata della sinistra e continueremo su questa linea: garantire spazi di libertà a tutti, anche a chi non ha mai potuto esprimere le proprie qualità o competenze perché non aveva la tessera giusta in tasca e non frequentava i salotti più in, quando cioè in Italia un problema di pluralismo c'era davvero ma, ovviamente, non si poteva dire".

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