L'intervista

"Landini sbaglia, bene l'invito di Meloni l'8 maggio". Parla Fumarola (Cisl)

Gianluca De Rosa

La segretaria generale della Cisl apre all'incontro a Palazzo Chigi per la sicurezza sul lavoro: "Può essere l'inizio di un cammino comune". E al segretario della Cgil: "Basta con le battaglie di retroguardia"

“I referendum sul Jobs act? Uno strumento sbagliato nel merito e nel metodo. L’incontro a Palazzo Chigi convocato da Meloni sulla sicurezza? Promette bene. Il reato di omicidio sul lavoro? La repressione da sola non basta. Il rinnovo dei contratti? Pericoloso bloccarlo”. Daniela Fumarola, dallo scorso febbraio segretaria generale della Cisl, parlando con il Foglio, traccia un’idea di sindacato diverso. Cgil, Cisl e Uil si sono ritrovate sul palco del 1 maggio a Roma. Riunite, dopo mesi di distinguo reciproci, dalla lotta per la sicurezza sul lavoro. L’approccio della Cisl, ci spiega Fumarola, resta però differente rispetto a quello battagliero e sempre più politico di Cgil e Uil. Segretaria, in vista dell’incontro dell’ 8 maggio, con il governo, Landini annuncia una mobilitazione, siamo già allo “sciopero generale”? “Va chiesto a lui, ma faccio sommessamente notare che per essere davvero ‘generale’ ci vuole anche l’adesione della Cisl. Noi pensiamo che la convocazione a Palazzo Chigi sia importante”, risponde Fumarola. 

 

“Certo – prosegue la segretaria della Cisl – tutto va messo alla prova dei fatti, ma le dichiarazioni di Meloni promettono bene, indicando una direzione che noi auspichiamo da tempo: un’alleanza tra istituzioni e parti sociali sulla sicurezza. Cominciamo da qui, e poi apriamo a un patto per il lavoro che affronti e leghi incrementi salariali e di produttività, innovazione e formazione, buona flessibilità contrattata e partecipazione”.  Landini cerca di riunire il sindacato proprio sulla piattaforma unitaria per la sicurezza sul lavoro. “Che il tema debba essere il baricentro di un campo di azione condiviso non ci piove”, dice Fumarola prima di precisare: “Il punto è dare al dialogo una chance e capire se c’è un comune sentire sulla direzione da intraprendere.  Bisogna collegare emergenza e prospettiva, rafforzando le sinergie sulla sicurezza, elevando retribuzioni e sviluppo, accelerando la quantità di spesa del Pnrr, dando al paese le riforme che attende da tempo”.  Cosa si aspetta dall’incontro dell’8? “L’inizio di questo cammino, con un confronto focalizzato sulle azioni da mettere in campo contro morti e infortuni nel lavoro. Bisogna fare tesoro del metodo che usammo con il Covid. Passi avanti, negli ultimi tempi, ne sono stati fatti, ma è fondamentale farne altri. Chiediamo più prevenzione e formazione, più ispettori, ispezioni mirate, incrociando banche dati. E poi maggiore sorveglianza sanitaria, premialità per le aziende che investono in innovazione, strette penali su lavoro nero e grigio, contrasto alle aggressioni”.  Il segretario della Uil Bombardieri lancia l’idea del reato di omicidio sul lavoro. “La repressione – dice Fumarola – si può anche inasprire, ma da sola non basta. La sfida si vince soprattutto sull’altro pilastro: quello della prevenzione”.


Intanto la Cgil è impegnata con i referendum sul Jobs act. “Si continua a guardare al futuro con lo specchietto retrovisore. Ma così si rischia di andare a sbattere. Il referendum è uno strumento sbagliato nel merito e nel metodo. Nel merito non risolve le questioni che pretende di affrontare: non ristabilisce l’articolo 18 ma anzi fa tornare le tutele alla legge Fornero, riducendo il numero di indennità riconosciute al lavoratore in caso di licenziamento. Ma è soprattutto nel metodo la nostra critica. Una battaglia di retroguardia che non intercetta i problemi reali del mercato di lavoro di oggi. Che sono criticità qualitative, non quantitative. L’occupazione negli ultimi anni, anche grazie al Jobs act, ha raggiunto livelli record. Resta invece al palo la capacità del lavoro di esprimere valore aggiunto e alti salari. La chiave di volta è quella della formazione, di un sistema produttivo da spostare su più alti livelli di valore aggiunto attraverso l’innovazione. Quella delle politiche attive è ancora oggi la più grande sfida da cogliere. Serve un nuovo Statuto che protegga e promuova ogni individuo garantendo formazione continua, sostegno al reddito e orientamento”.

 

Anche sul referendum che riguarda la sicurezza nei subappalti, con la responsabilità solidale dell’appaltore in caso di incidenti, non siete d’accordo? “Pure qui riteniamo che lo strumento del referendum abrogativo non sia la strada giusta. Per dirla semplice: se vincesse il sì, nel vuoto normativo, le tutele peggiorerebbero con una netta deresponsabilizzazione delle ditte appaltanti. La questione va affrontata seriamente con una revisione profonda delle regole su appalti e subappalti che non demonizzi nessuno, ma affermi il principio sacrosanto che in ogni segmento della filiera deve esserci parità contrattuale, economica, normativa tra tutti i lavoratori che svolgono il medesimo impiego”. 


Sui salari nei giorni scorsi è arrivato un appello anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Esiste nel paese una bruciante questione salariale da affrontare senza demagogia. Dobbiamo alzare produttività e attraverso la buona contrattazione redistribuirla su salari più alti e orari più leggeri. Bisogna rinnovare i contratti aperti, a cominciare da quelli pubblici, ed incentivare la contrattazione aziendale per includere anche le piccole imprese nelle buone relazioni industriali”. A proposito, un possibile rinnovo, quello del contratto della sanità e delle funzioni locali, è in stand-by, cosa sta succedendo? “Il rischio – ammonisce la segretaria della Cisl – è l’ennesimo ‘stallo messicano’ a causa delle rigidità, chiamiamole così, di chi non vuole firmare (Cgil e Uil, ndr). Ma bloccare il rinnovo significa negare aumenti salariali, arretrati e la rivalutazione delle indennità a centinaia di migliaia di lavoratori. Il rischio è spianare la strada ad un intervento unilaterale del governo che riporterebbe indietro di quasi quarant’anni la contrattazione pubblica”.