Il caso

La riabilitazione di Sua Sanità De Lorenzo: la Camera gli ridà il vitalizio

Simone Canettieri

L'ex ministro arrestato ai tempi di Tangentopoli ha vinto le sue battaglie legali e la presidenza di Montecitorio, applicando la delibera Boldrini voluta dal M5s, ha detto ok all'assegno previdenziale con il sì anche del M5s

Riabilitato dai tribunali e soprattutto dalla Camera, “Sua Sanità” Francesco De Lorenzo – a 87 anni e  a quasi 31 anni dal suo arresto – riesce a riprendere il vitalizio da ex parlamentare. Così ha deciso l’ufficio di presidenza di Montecitorio all’unanimità. Hanno detto sì all’assegno previdenziale per l’ex ministro della Sanità del fu partito Liberale, arrestato ai tempi di Tangentopoli, anche i quattro componenti grillini dell’organismo presieduto da Lorenzo Fontana. E qui sì che c’è una bella nemesi o tornante del giustizialismo pentastellato. Perché la   del 2015 di Laura Boldrini, voluta con forza dal M5s, prevedeva “la sospensione del trattamento di pensione a favore del deputato che cessato il mandato avesse ricevuto condanne definitive superiori ai due anni per reati contro l’amministrazione pubblica, salvo la riabilitazione in base agli articoli del codice penale 178 e 179 e il 683 del codice di procedura penale”. Cosa che De Lorenzo – già uno dei tre ex viceré di Napoli (con Pomicino e Di Donato) nonché secondo le cronache feroci del tempo componente della “banda dei quattro” –  ha ottenuto dopo una lunga battaglia. In un ping pong trentennale di carte bollate, l’ex parlamentare del Pli per tre legislature è riuscito a spuntarla. Ha fatto e vinto il ricorso in Cassazione contro i rifiuti della cancellazione della pena incassati dal Tribunale di Sorveglianza di Roma e la Suprema corte alla fine gli ha dato ragione. Il nodo giuridico si basa   sul   risarcimento integrale che avrebbe dovuto per i  danni “arrecati alle associazioni private e al Ministero della Salute che  costituirono parti civili nel processo”. De Lorenzo ha sempre detto di aver versato tutti i soldi a sua disposizione, non avendone più, e dopo aver scontato l’ultima parte della pena in carcere ha chiesto e ottenuto che fosse cancellata. Bisogna fare un salto all’indietro, a giovedì 12 marzo del 1994, quando l’allora ex ministro della Salute del governo Andreotti venne “prelevato dai carabinieri, alle 10,30 nella sua casa di via Stazio a Posillipo, poi una breve tappa nella caserma Caracciolo per le impronte digitali, poi di corsa nel penitenziario napoletano di Poggioreale”, raccontano le cronache serrate del tempo, che descrissero l’esigenza dei giudici di Mani pulite della custodia cautelare, in quanto “il soggetto è ritenuto socialmente pericoloso”. Contro De Lorenzo, che quando venne arrestato non era più parlamentare, 67 capi d’imputazione contenuti in un’ordinanza di 16 pagine, che si rifacevano al dossier di 800 pagine con il quale i giudici napoletani si presentarono davanti alla Camera, un anno prima, per richiedere l’autorizzazione all’arresto (respinta per due voti). Fu accusato   di associazione per delinquere, corruzione, finanziamento illecito dei partiti e false fatturazioni: un giro di tangenti di circa nove miliardi di vecchie lire, in parti restituiti. Ora la riabilitazione dei tribunali e della Camera.

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.