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Editoriali

Rivedere la legge Severino è doveroso

Redazione

Non c’entra il caso Marine Le Pen, Forza Italia fa bene a volere modificare l’automatismo

In Francia si chiama legge Sapin II, c’è dal 2016 ed è quella che ha permesso la condanna di Marine Le Pen e soprattutto la sua non eleggibilità nella corsa per l’Eliseo. Anche se è stato osservato che la norma francese non prevede una applicazione automatica dopo il primo grado del processo, c’è un margine di discrezionalità nell’applicazione. In Italia si chiama legge Severino, c’è dal 2012 e ha avuto la sua massima applicazione nel decretare l’ineleggibilità di Silvio Berlusconi. Ha, tra gli altri difetti, noti e spesso denunciati dai garantisti, quello dell’eccessivo automatismo. Aggravato dal fatto che in Italia una condanna di primo grado, a un politico, non la nega nessuno. L’eco del caso francese ha spinto Forza Italia, con Enrico Costa, a riprendere un disegno di emendamento della norma a cui si era già lavorato in passato. Il proposito: “Intervenire su legge Severino, incivile sospensione da carica con sentenza non definitiva”.

Si spiega e sostiene: “La permanenza nell’ordinamento di una norma che prevede la sospensione dalla carica di amministratore locale in presenza di sentenza non definitiva, è incivile, illiberale e contrastante con il principio costituzionale della presunzione di innocenza”. Si aggiunge, ed è purtroppo innegabile verità nel nostro paese, che “sono numerosissimi i casi di assoluzione nei gradi successivi di amministratori che erano stati sospesi a seguito di condanne non definitive”. Già lo scorso anno il deputato forzista Pietro Pittalis aveva annunciato la necessità di intervenire sulla Severino; ora il lavoro potrebbe riprendere con il contributo di Costa e del capogruppo in commissione Giustizia Tommaso Calderone. Ha annunciato FI: “Si rende improcrastinabile l’inserimento all’ordine del giorno della Camera della proposta di legge di Forza Italia”. Meloniani e leghisti lo scorso anno bloccarono il programma, che non avrà vita facile nemmeno ora nella maggioranza più giustizialista mai vista in Parlamento. Ma le motivazioni e l’urgenza di togliere almeno un tratto di “inciviltà” alla Severino sono più che giuste.