
Roma capoccia
Faida a destra. In Lazio FI valuta l'appoggio esterno a Rocca
Oggi l’incontro tra i coordinatori regionali dei partiti per trovare una soluzione alla contesa che tiene bloccato il Consiglio da luglio
In Fratelli d’Italia ne sono convinti: quella di Forza Italia è tutta tattica. Ma intanto la notizia è filtrata: il partito di Antonio Tajani in Lazio è pronto a lasciare la giunta guidata da Francesco Rocca. Si valuta l’appoggio esterno. Una rappresaglia e un segnale agli alleati per il mancato riconoscimento del proprio peso politico. Il consiglio regionale del Lazio non si riunisce dallo scorso luglio. Ostaggio di una faida piccola, ma di non facile soluzione che si è aperta dentro la maggioranza dopo le europee e, soprattutto, dopo i nuovi ingressi nel partito. Con gli innesti di due ex grillini, Marco Colarossi e Roberta Della Casa, e di due ex leghisti, come Angelo Tripodi e Pino Cangemi, FI è passata da tre a sette consiglieri, rimanendo però con soli due assessori, come la Lega alla quale invece di consiglieri ne è rimasto soltanto uno. “Non è una questione di deleghe o poltrone ma di decoro e dignità istituzionale, bisogna far sì che la regione possa essere rappresentata da tutte le forze di maggioranza e non da un solo partito”, spiegavano negli scorsi giorni dal partito del Cav. Si punta alla vicepresidenza della regione, oggi nelle mani di Roberta Angelilli di FdI, o alla presidenza dell’aula, detenuta da Antonello Aurigemma, anche lui esponente del partito di Giorgia Meloni. Oggi pomeriggio ci sarà una riunione con i tre segretari regionali: Paolo Trancassini per FdI, Claudio Fazzone e il capogruppo in consiglio regionale Giorgio Simeoni per FI e Claudio Durigon per la Lega. L’obiettivo è trovare una quadra e far ripartire al più presto il consiglio. L’ideale sarebbe già venerdì per approvare in fretta il collegato di bilancio, rimasto bloccato dagli screzi della maggioranza.
La Lega non vuole mollare le sue deleghe. Due venerdì fa un accordo di massima era stato trovato: prevedeva il passaggio delle deleghe all’Urbanistica dal leghista Pasquale Ciacciarelli a uno dei due assessori di FI che avrebbe avuto anche la Protezione civile, ceduta dal presidente Rocca. In cambio alla Lega sarebbe stata assegnata la delega al Cinema, anche questa oggi gestita direttamente dal governatore. C’è chi racconta che l’intesa prevedesse anche una compensazione nazionale con la nomina a sottosegretario di un esponente di FI per le deleghe che tra poche settimane rimarranno sguarnite quando il ministro di FdI Raffaele Fitto volerà in Europa nel suo nuovo ruolo di vicepresidente esecutivo della Commissione. Niente da fare. Alla fine per l’opposizione leghista l’accordo è saltato. La soluzione non piaceva in realtà molto neppure a FI che ha sempre chiesto qualcosa di più. Anche per questo adesso l’obiettivo è cambiato: FI chiede una “rappresentanza istituzionale”. Tradotto o la presidenza del consiglio regionale o la vicepresidenza della giunta. La logica del ragionamento dei forzisti è questa: con la candidatura di Civita Di Russo, capo di gabinetto del governatore, alle europee, il profilo di Rocca non può più essere considerato super partes rispetto ai partiti. Quando infatti furono spartite le deleghe dopo la vittoria delle elezioni regionali il presidente, che ha tenuto per sé anche la sanità, è stato considerato un civico indipendente, lasciando l’altra delega principale, il bilancio, sempre a FdI. Ma se Rocca è di FdI, come lo sono anche la vicepresidente Roberta Angelilli e il presidente dell’Aula Antonello Aurigemma allora la regione è rappresentata “a livello istituzionale” solo da uno dei tre partiti della maggioranza. Ma smuovere qualunque pedina in FdI è molto complicato. Ogni assessore rappresenta una pezzettino di potere nel risiko dei potentati che, almeno in Lazio, esistono dentro al partito di Giorgia Meloni. E così non si può toccare, senza scontentare Fabio Rampelli. Non si può certo chiedere un passo indietro dalla vicepresidenza regionale a Roberta Angelilli, che rappresenta l’area che fu del compianto Andrea Augello. Alcune settimane quando è spuntata l’ipotesi, che il bilancio, oggi in mano a Giancarlo Righini, a infuriarsi è stato il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida di cui Righini è considerato un fedelissimo. E così chi conosce bene le dinamiche della Pisana suggerische che l’unica soluzione per sbloccare lo stallo oggi possa essere la stessa boccaita due settimane fa dalla Lega. Lo scenario di un appoggio esterno di FI aprirebbe invece scenari inediti. Intanto i cittadini del Lazio attendono che i consiglieri tornino a lavorare.