Il racconto
Crosetto fra Copasir e Meloni: sospetti e sospiri. Ma ora vuole spegnere il caso
L'audizione del ministro della Difesa dopo le sue parole sull'Aise. I tormenti e i dubbi su una parte dei nostri servizi, la voglia di mostrarsi al fianco della premier
Smentisce, spiega, parla al Copasir sapendo che le sue parole saranno secretate, poi eccolo da Giorgia Meloni per dimostrare che loro due, “fratello e sorella”, vanno d’amore e d’accordo e oggi sarà ancora a Palazzo Chigi, non marinerà il Consiglio dei ministri. Guido Crosetto: il ministro della Difesa al centro di dossieraggi da parte del finanziere Pasquale Striano, forse vittima di trame oscure. Chissà cosa ne pensa dei servizi segreti. Chissà se ritiene che Alfredo Mantovano, il sottosegretario che ha la delega ai rapporti con gli 007, “sia troppo una brava persona” per districarsi in quel mondo. Chissà. E’ un ministro in trincea, forse tormentato, di sicuro convinto che qualcosa non torni. Tanto che si stupisce che il suo caso non abbia favorito una commissione d’inchiesta parlamentare sugli spioni. Crosetto dei sospiri. Ma anche dei complotti della magistratura e di un pezzo di Aise. Motivo dell’audizione di ieri.
L’audizione del ministro a Palazzo San Macuto dura due ore. Sul tavolo del presidente del Copasir Lorenzo Guerini una ridda di argomenti intrecciati fra loro: da una parte il caso Striano, dall’altra la deposizione di Crosetto al procuratore di Perugia Raffaele Cantone, titolare dell’inchiesta sul dossieraggio. Da quel verbale, diventato di pubblico dominio, si è aperto un fronte fra Crosetto e l’Aise, con una serie di ombre sulla gestione attuale e precedente dei nostri servizi esterni che non collaborerebbero con il titolare della Difesa. Un cortocircuito istituzionale che ha portato Crosetto in rotta di collisione con Mantovano che per lavoro, tra le altre cose, è l’autorità delegata ai servizi. Versioni smentite, parole dette a mezza bocca, convinzioni che si possono pensare ma non esternare altrimenti scoppia un putiferio. E poi forse la retromarcia sull’Aise, la contestualizzazione di un pensiero riferito a pochissimi casi. L’audizione di Crosetto si sarebbe mossa su questo spartito: nessuna dichiarazione forte e d’impatto, meglio cercare di chiudere il caso, pur restando della propria opinione su pezzi della nostra intelligence e su eventuali mandanti di Striano. Una palude di sospetti con molti non detti.
Di sicuro, il Copasir continuerà a volerci vedere chiaro. Ci saranno altre audizioni. Non è esclusa una convocazione del direttore dell’Aise Giovanni Caravelli. Troppi i corni di una vicenda da chiarire e da mettere a fuoco. Un caso che non sembra chiuso al di là delle dichiarazioni di facciata, così come il clima che il big di Fratelli d’Italia percepisce intorno a sé (da qui la richiesta ai parlamentari di lasciare fuori il cellulare quando lo vanno a trovare in ufficio: prassi iniziata dall’ex ministro Elisabetta Trenta e continuata con Lorenzo Guerini ma rispettata a fasi alterne da deputati, senatori e membri del governo che godono di un altro status non scritto). Tutto è nebuloso e Crosetto chiede chiarezza. Forse non si sente abbastanza difeso dal governo, forse pensa che il suo caso sia stato sottovalutato. Di sicuro per il momento è meglio abbassare i toni, deve aver pensato, pur restando della propria opinione. Fino alla prossima puntata.