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L'ultimo esame di Giuli alla Sapienza: tra pranzi sociali, pro Pal e mal di testa
Il ministro della Cultura ha sostenuto l'ultimo esame del suo percorso di laurea. L'anticipo per evitare le contestazioni e lo stordimento dei collettivi, che contestano l'esame di prima mattina: "A porte chiuse". Un racconto dall'ateneo romano
Chi ci ha parlato dice che dopo l’esame l’ha colto il classico mal di testa. Che ha passato le ultime sere, dopo il lavoro al Ministero della Cultura e l’impegno totalizzante del G7 di Pompei, a ripassare in modo mirato il programma. Del resto, la prima lettura estiva aveva già fatto il suo. Così Alessandro Giuli oggi si è presentato alla Sapienza piuttosto sicuro di sé. Il professore di “Teoria delle dottrine teologiche” Gaetano Lettieri l’ha chiamato in anticipo di un’ora e mezzo sull’agenda stabilita. Di modo da eludere la contestazione dei collettivi e possibili problemi di ordine pubblico. “Ma non è vero che l’esame era a porte chiuse. Eravamo in cinque, e c’erano anche degli studenti sulla porta”, ha spiegato lo stesso prof. Con cui il ministro discuterà prossimamente anche la tesi. Giuli ha risposto a tutte le domande, le 3-4 di Lettieri più quelle degli assistenti. Instaurando una specie di dibattito che si è protratto per poco meno di mezzora. Dopo di che gli hanno comunicato il voto: 30.
Fuori, spiazzati dall’esame anticipato, i componenti del collettivo “Cambiare Rotta” erano già pronti a contestare le modalità dell’esame. In questo guazzabuglio di circo mediatico (non così numeroso) e di studenti che vagano per gli androni della facoltà di Lettere e Filosofia, chi dice di aver intravisto il ministro da lontano assurge al ruolo di intervistato d’obbligo. “Se la porta era aperta? Non lo so, ma dubito abbia avuto lo stesso trattamento di tutti gli altri studenti. Se gli avessero fatto fare l’accesso sul portale Info stud non sarebbe stato male”, spiega un ragazzo con barba e coppola, cercato dalle troupe in quanto “testimone oculare alla lontana”. Un altro: “Non contesto la legalità dell’esame, ma è chiaro che lo svolgimento è stato particolare”. Sul bavero del cappotto una spilla con la bandiera della Palestina. E in effetti fuori quelli di “Cambiare rotta” stanno già trasformando la contestazione per “bocciare Giuli”, (“il compagno di corso a cui mi piace di meno essere associato”, dirà uno di loro) in una serie di rivendicazioni contro lo stato di Israele. O contro, in generale, il precariato, perché “i corsi abilitanti all’insegnamento hanno un costo insostenibile”. Sempre le troupe vagano alla ricerca di una voce che confermi l’indignazione per l’esame di Giuli. Ma, al di fuori dei collettivi, raccolgono testimonianze ingenue come quella di una ragazza in fila per sostenere l’esame di Storia del cristianesimo: “L’esame di Giuli? Credo sia un messaggio positivo. Le contestazioni? Non saprei cosa dire”.
Sempre Lettieri, a ogni modo, garantendo che “il ministro merita di essere trattato come qualsiasi altro studente, nel rispetto dell’articolo 3 della Costituzione”, parlerà anche di un esame “limpido, con domande difficili, puntuali e a cui Giuli ha risposto con grande competenza”. Ufficialmente laureando da questa mattina, probabilmente a gennaio discuterà una tesi che ha per oggetto: Costantino. E un brindisi per festeggiare? Non c’è stato tempo di farlo. Si rimanderà, chissà a gennaio. Quando con ogni probabilità i collettivi si ripresenteranno per attaccare “un ministro contro la Cultura”. Oggi erano in meno di trenta, sulle scalinate della Sapienza. Hanno scandito un po’ di cori. “E per chi vuole dopo c’è un pranzo sociale”.
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