Il racconto

Alfano & Bandecchi: il filo che unisce l'ex delfino del Cav. e il sindaco che sogna Palazzo Chigi

Simone Canettieri

Il leader di Ncd adesso è un prestigioso e felpato avvocato d'affari, ma resta il consigliere del re degli atenei a cui ha ceduto Alternativa popolare, piena di ex alfaniani

E’ stato il primo a chiamarlo quando è diventato sindaco di Terni. E ancora oggi è il suo consigliere principe, assiduo ma discreto. Strana coppia: l’invisibile con gli occhialini tondi che non rilascia più interviste e lo straripante roccioso ex parà, entrato nel bestiario della Zanzara su Radio24. Tuttavia capita spesso che Stefano Bandecchi interrompa cene e riunioni per le europee “perché  devo rispondere ad Angelino”.

Angelino Alfano, 53 anni e almeno tre vite all’attivo: tre volte ministro, già delfino del Cav., poi scissionista con più fortune di Di Maio e adesso avvocato a cinque stelle con poltrone in cda fondamentali. Il suo lascito politico è stato cedere Alternativa popolare a Bandecchi, tycoon delle università online, con incursioni nel calcio e nei media, da un anno “podestà” di Terni. 

Bandecchi dice che per anni ha finanziato, dopo averla fatta laureare, mezza politica italiana – “con almeno tre milioni di euro” – e che adesso si è messo in proprio. Dopo Terni, corre alle elezioni europee come segretario di Alternativa popolare. Partito aderente all’alveo del Ppe – grazie ad Alfano – come testimonia anche la lettera inviata da Manfred Weber lo scorso gennaio al primo congresso nazionale del partito bandecchiano, celebratosi ovviamente al palazzetto dello sport di Terni. Il sindaco-leader-imprenditore da tempo, visto anche la stretta del governo sulle università on line, sta concentrando il suo business accademico anche all’estero, in particolare in Somalia virtù dei vecchi accordi sui titoli di studi equiparati nell’ex colonia. 

A Bandecchi l’africano, che sogna  per sé un’epopea berlusconiana in sedicesimi, non mancano i piccoli grandi guai giudiziari e nemmeno la lucida follia di arrivare a Palazzo Chigi. Dopo aver incassato la candidatura dell’ex pm Luca Palamara, gira l’Italia in camper, presentandosi alla gente come uomo del fare che dà da mangiare a due famiglie più altre seimila di indotto. Alfano non compare mai, troppo impegnato nella prestigiosa nuova vita densa di quid: socio dello studio di affari BonelliErede, ha entrambi i piedi nel gruppo della sanità lombarda San Donato, in quello dell’Esselunga e nell’Astm (concessioni autostradali). L’unica passione politica ufficiale dell’ex coordinatore del Pdl è la Fondazione Alcide De Gasperi di cui è presidente. E però il legame con Bandecchi di cui è stato prima avvocato e poi consigliere è forte: l’imprenditore livornese nel 2022 ha rilevato, salvandola dai debiti, Alternativa popolare (Ap), ultima costola nata dall’alfaniano Nuovo centrodestra.

E se si va a spulciare l’organigramma del partito bandecchiano ritornano nomi e personaggi legati all’Angelino nazionale, uno dei pochissimi casi di politici di prima fascia scomparsi dai radar del Transatlantico, dei talk e dei pastoni dei giornali per darsi a una vita nuova, tutta business e lobby.  Senza tralasciare amici e rapporti, molti dei quali sono confluiti in questa strana creatura che si dice centrista seppur mostrando bicipiti populisti più che Popolari. E allora subito sotto a Bandecchi, ecco Paolo Alli, presidente del partito, ex responsabile segreteria del Celeste Formigoni al Pirellone, poi vicecommissario dell’Expo e parlamentare del Pdl, salvo passare con l’Ncd, e diventare poi il responsabile di Ap. Dove adesso il tesoriere è l’avvocato Angelo Capelli, già consigliere regionale sempre in Lombardia passato con Alfano ai tempi della rottura con Berlusconi. Anche il portavoce di Bandecchi – ammesso che ne abbia bisogno – è legato all’ex ministro degli Esteri, dell’Interno e della Giustizia. E’ l’agrigentino Davide Tedesco, collaboratore di Alfano, colui che depositò il marchio Ncd, già alla corte di Angelino ai tempi di Via dell’Umiltà. Dentro Alternativa popolare la responsabile dello staff della segreteria nazionale è Giulia Sala, diventata famosa, poco più che ventenne, per aver ricoperto il ruolo di team manager del settore giovanile del Milan, nella coda della gestione berlusconiana. Così come compare con ruoli apicali Raffaella Delsanto, con alle spalle una esperienza sempre in Ncd. Bandecchi è il frontman, Alfano dà consigli: così funziona la strana coppia della politica italiana. Nei giorni scorsi è stata fondamentale la trattativa con Weber per la cessione del simbolo (ma senza il nome del segretario), pratica incrociata anche con il dl Elezioni in Parlamento. Intanto il sindaco leader va avanti con il suo camper, cura il suo piccolo impero di atenei online più tv e siti d’informazione, appena può ricorda alla politica i lauti finanziamenti elargiti e si tuffa nel politicamente scorretto puntando alle politiche con il vecchio schema grillino “destra e sinistra pari son”. Poi ogni tanto gli squilla il cellulare: “Scusate, è Angelino: devo rispondere”.                  

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.