Il retroscena

Meloni chiede a Belloni il doppio lavoro: oltre ai Servizi, anche il G7. Giochi di poteri dietro a un'anomalia

Simone Canettieri e Giulia Pompili

La premier sceglie la direttrice del Dis come sherpa per il vertice internazionale: "Mi fido solo di te". Mugugni alla Farnesina e anche dentro Palazzo Chigi

Panchina corta a Palazzo Chigi o scarsa fiducia nel corpo diplomatico? Forse entrambe le cose, sta di fatto che Giorgia Meloni ha deciso di nominare come sherpa del G7-G20 Elisabetta Belloni, nostra signora dei Servizi segreti, voluta dal governo Draghi a maggio del 2021 a capo del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis). Un incarico che   porterà avanti fino “alla scadenza del mandato” prevista a metà 2025. “Mi fido solo di te”, ha  detto Meloni alla diplomatica. Due donne in sintonia fin da tempi non sospetti.

Nel 2022 la leader di Fratelli d’Italia fece saper di non essere contraria alla candidatura di Belloni alla presidenza della Repubblica. Come andò a finire si sa, nel frattempo ci sono state le elezioni ed è cambiato anche il governo, tuttavia la dirigente del Dis è rimasta al suo posto. E ora, pur tenendo   a mente le priorità, si farà in due. Seppur seguendo solo come sherpa G7 i lavori della presidenza del Consiglio. Dalle stanze del governo spiegano l’anomalia  quasi come  un atto dovuto per il quadro internazionale:  la presidenza italiana è in corso mentre nel mondo ci sono due conflitti. Meloni in pubblico  dice di aver premiato “l’enorme esperienza” dell’ex segretaria generale della Farnesina e nega che ci siano   motivi dettati da “problemi di sicurezza in vista del G7”.

Un’affermazione, quella della premier, che cozza con quanto pronunciato giusto mercoledì scorso davanti ai sindacati delle forze dell’ordine quando invece ha parlato di “strano clima”. La carta  Belloni scalza, in corsa, l’ambasciatore Luca Ferrari, sherpa per il G7 che sarà invece inviato a Tel Aviv anche se puntava su Washington  (le altre nomine riguardano Carlo Formosa, ministro plenipotenziario che andrà a Kyiv, e la consigliera d’ambasciata Carla Eti Castellani). Chi frequenta le stanze del governo racconta che la premier non avesse abbastanza feeling con Ferrari per confermarlo in quel ruolo e che, dopo il clamoroso pasticcio del corpo diplomatico con lo scherzo subìto dai “comici” russi, preferisse andare oltre l’investitura dell’ormai pensionato Francesco Talò e del suo successore Francesco Saggio. Tra le feluche che animano la Farnesina non c’è molto entusiasmo per questa mossa. La nomina è passata anche sopra le teste  dei sottosegretari Giovanbattista Fazzolari e Alfredo Mantovano (il primo legato a  Ferrari e il secondo con la delega ai Servizi).    

Anche con loro la premier è stata inamovibile davanti a questa “unica scelta”. Non si trovano molti precedenti di un doppio ruolo così delicato. Seppur in un altro contesto, durante l’Amministrazione Trump Richard Grenell, era contemporaneamente ambasciatore degli Stati Uniti in Germania, direttore ad interim dell’intelligence e inviato speciale del presidente per il dialogo Kosovo-Serbia. Le ambasciate romane sono state colte di sorpresa: aspettavano   comunicazioni proprio in questi giorni sulla presidenza italiana del G7, a questo punto è tutto nelle mani di Belloni. Reazioni di gradimento  arrivano invece    dall’Eliseo: l’allora dirigente della Farnesina, già capo di gabinetto del ministro Paolo Gentiloni,  giocò un ruolo importante per ricucire lo strappo con la Francia dopo la foto di Luigi Di Maio con i gilet gialli. I futuri vertici del Dis dunque possono aspettare, al contrario di quelli dell’Aisi visto che Mario Parente è in scadenza a maggio.  

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