Qui Francia

La conferenza di Macron più che un'anti G7 serve a Renaissance

Mauro Zanon

Alla ricerca di un condottiero da schierare alle europee, Macron organizza, all'ultimo minuto, una conferenza internazionale per l'Ucraina. Da parte dell'Italia nessuna fretta a partecipare

Il G7 è un formato consolidato dove ci sono regole scritte e non scritte. E tra le non scritte ce n’è una sempre valida: il G7 si organizza quando gli Stati Uniti possono, secondo le loro tempistiche. Un fatto che infastidisce parecchio il capo dello stato francese, Emmanuel Macron (non ha mai perso l’occasione per dire che gli europei dovrebbero sganciarsi dall’orbita degli Stati Uniti. Detto questo, nonostante certe cronache parlino di diverse proposte pervenute a Parigi (prima giovedì 22, poi venerdì 23), era da tempo che l’Italia aveva fatto sapere ai partner che avrebbe voluto organizzare il G7 il 24 febbraio, a due anni esatti dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. L’unica informazione tenuta segreta fino a poco tempo fa era il luogo del vertice, ossia Kyiv. Ha poco senso, dunque, mettere a confronto l’appuntamento di ieri, dove la Francia si è fatta rappresentare dal ministro degli Esteri Stéphane Sejourné, e la conferenza di internazionale di aiuto all’Ucraina che Macron ha organizzato all’ultimo minuto per domani a partire dalle 17 e che riunirà 21 dirigenti internazionali secondo le informazioni del Parisien.

 

Quella di domani, a differenza del G7 che è un quadro consolidato, è un’iniziativa estemporanea, organizzata in una settimana (la decisione è stata presa dall’Eliseo lo scorso 17 febbraio), dove gli obiettivi non sono chiari e regna molta incertezza (persino il consueto briefing dell’Eliseo con la stampa che precede questo tipo di eventi, previsto per venerdì pomeriggio, è stato curiosamente spostato a oggi). A questo, si aggiunge il fastidio degli americani per l’iniziativa di Macron (non a caso, domani, ci sarà soltanto un vice del segretario di stato americano Blinken a rappresentare gli Stati Uniti). Non è solo Meloni-Macron, dunque. Anche per questo, in certi ambienti parigini, suscitano parecchi risolini alcuni commenti dove si calca la mano, e la penna, su sgarbi e colpi bassi incrociati, su un presunto clima pesante sull’asse Roma-Parigi. No, non c’è nessuna aria di crisi in stile Ocean Viking, gli staff di Meloni e Macron si sentono regolarmente e gli incontri bilaterali tra i ministri (ormai a ritmo mensile) continuano con fluidità. Piuttosto, certe distonie protocollari, certe fughe in avanti in solitaria (a Parigi, si dice che Macron “fait cavalier seul”), rientrano in una normale strategia di politica interna che vede l’inquilino dell’Eliseo in difficoltà in ragione dell’assenza di maggioranza all’Assemblea nazionale, delle collere incrociate di molte categorie (gli agricoltori in primis, nelle ultime settimane) e di una campagna per le delicatissime elezioni europee per la quale non ha ancora trovato un condottiero, il capolista di Renaissance.

 

Secondo le ultime indiscrezioni, potrebbe essere una lotta a due tra Valérie Hayer, che è stata presidente del gruppo Renew al Parlamento europeo, e l’ex ministro per gli Affari europei Clément Beaune. La prima ha il punto di debole della popolarità: in pochi, anzi pochissimi la conoscono. Il secondo, sponsorizzato dal partito dell’ex primo ministro Édouard Philippe, Horizons è stato appena cacciato dal governo, in ragione della sua protesta contro la legge sull’immigrazione.

 

Si dice che Macron sia ancora scottato dalla ribellione del suo ex pupillo (è stato anche conseiller Europe all’Eliseo dal 2017 al 2020), nonostante Beaune abbia l’esperienza e gli atout per guidare una campagna sull’Europa ed è un volto noto.

 

Ieri, ad ogni modo, ci ha pensato la stessa Meloni a disinnescare le solite esagerazioni sull’antagonismo Roma-Parigi, che attirano sempre e fanno fare più clic, dicendo che non c’è stato nessun dispetto, che l’assenza era stata “comunicata in anticipo” dall’Eliseo, e mandando i suoi saluti al presidente francese impegnato in una “difficile giornata” con gli agricoltori arrabbiati al Salon de l’agriculture, la messa laica della ruralità, appuntamento imprescindibile per ogni presidente della Répubique. Fino a questa mattina, c’erano ancora molti dubbi su chi parteciperà per l’Italia alla conferenza di domani a Parigi. L’ipotesti più accreditata è quella del vice ministro degli Esteri Edmondo Cirielli. Tutte le ipotesi in campo, ma non c'è la corsa per venire.

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