
Il mirto del segretario
Salvini in Sardegna sente odore di sconfitta. Lui sogna la Toscana e l'Emilia-Romagna
Il partito sardo d'azione suggerisce il voto disgiunto, anche FI ha dubbi sulla vittoria nell'isola. Salvini rinuncia al terzo mandato e sposta le sue mire sulle regioni rosse
Se Meloni perde la Sardegna, Salvini brinda con il mirto. Questa è Forza Italia: “Nell’isola rischiamo la sconfitta”. Dice Andrea Crippa, il vicesegretario della Lega: “Se cambi candidato in corsa, come ha voluto la premier, forzando, la gente si chiede perché?”. Dunque, se si perde? “Sono sicuro che non accade ma la Lega ha la coscienza a posto”. Il Partito sardo d’azione del governatore uscente, ed estromesso, Solinas, è pronto a disperdere voti. Salvini ha modificato la sua mappa. Sogna di prendersi un giorno la Toscana. E’ pronto a rinunciare alla Serenissima, al Veneto, per farsi il Granducato.
Meloni è sicura che domenica, in Sardegna, il centrodestra vincerà? C’è una strana aria. Alla Camera, i deputati di FdI garantiscono che la coalizione è avanti anche se di poco. Quelli della Lega rispondono come Stefano Candiani che “possiamo parlare di Russia, di Navalny, eccetto che di Sardegna”. E’ un modo per dire che è meglio non parlarne. Questa smania di Salvini, di mandare tutti i suoi ministri ad Alghero, fa tornare in mente la canzone di Giuni Russo. Meloni lo deve sapere. In Sardegna, a destra, è meglio il candidato straniero. Gli amici sardi, d’azione, della Lega, i militanti dell’esodato Solinas consigliano il voto disgiunto a favore di Renato Soru che corre in solitaria. L’incognita è l’astensionismo che penalizza più la destra che la sinistra. Dice sempre Crippa, il vice di Salvini: “Io la Sardegna l’ho girata per mesi. Ero a Cagliari il 26 dicembre. Cambiare candidato è stata una decisione di Meloni, ma può generare l’idea, sbagliata, che la coalizione abbia fallito”. FdI parla di paradosso Truzzu: “E’ il sindaco che ha messo a terra tutti i progetti del Pnrr. E’ un esempio da emulare. Cagliari è piena di cantieri, il guaio è che adesso non si circola”. Il candidato giusto lo avevano. Si chiamava Pietro Pittalis, ma era di Forza Italia, e per non ferire ulteriormente la Lega si è preferito Truzzu. Salvini, che ha come superpotere il suo naso, organizza carovane continue di sottosegretari e ministri leghisti da spedire a Sassari. Lui per primo ci starà per tre giorni di seguito e fa ripetere ai suoi deputati: “Noi stiamo lottando, gli altri?”. In Transatlantico ne abbiamo afferrato per la manica uno di loro, un leghista, e ci ha confessato: “Se in Sardegna si perde, è un bene. Meloni si frena. Se pure in Abruzzo il centrodestra perde, allora sì, come dice la premier, che è riequilibrio”. A specchio, i deputati di FdI scommettono che in Abruzzo la Lega scompare e “Salvini kaputt, arriva Fedriga”. In Sardegna, tra gli altri, è andato pure Valditara, ma la Lega ha appena inviato il suo ministro, il campione dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che è come mandare Fra Cristoforo a casa di Don Rodrigo, un astemio in enoteca, invitare in pasticceria chi non può mangiare dolci. Se c’è una cosa che la Sardegna ha di irrinunciabile è la continuità territoriale e Giorgetti, che ha interpretato magnificamente la sua parte, va a parlare con la sua cara lingua di verità. Va a dire, ai sardi, che “dobbiamo fare un ragionamento sulla continuità territoriale che così come è stata strutturata non funziona”. Altre due visite di Giorgetti a Orgosolo e la Sardegna chiederà di essere annessa alla Francia. I sardi non amano le soperchierie e Salvini, con la sua presenza nell’isola, ricorda due volte che il candidato è il risultato di uno strappo. In caso di sconfitta può pure dire che “si è battuto, senza risparmiarsi”. L’unico che di FdI i sardi ricordano è il ministro Lollobrigida, un altro di quelli che non vuole il terzo mandato per i governatori. Riccardo De Corato, colonna di FdI, che conosce Salvini da quando faceva il consigliere comunale a Milano, è convinto che neppure il leader della Lega lo voglia davvero, tanto più per fare un regalo a Zaia. L’emendamento sul terzo mandato, depositato al Senato dalla Lega, potrebbe essere ritirato già oggi. Fedriga ha pubblicamente consigliato di parlarne dopo le europee. Significa che i veneti dovranno combattere da soli anche perché sta cambiando la geografia della Lega. Se Salvini dovesse restare leader (una fantasia che circola è la coabitazione con Fedriga) vuole compensare la perdita delle regioni del Veneto con Emilia-Romagna e in particolare la Toscana. Da settimane, alla Camera, non si fa che vedere l’europarlamentare leghista Susanna Ceccardi, la candidata che Salvini riproporrà alle prossime regionali. In Emilia-Romagna per il dopo Bonaccini potrebbe suggerire a Meloni il nome di Jacopo Morrone. Oggi la Lega è un partito che comincia a Firenze. Quando hanno iniziato, insieme a Bossi, si volevano separare da Roma, ora che una romana, Meloni, li ha superati, vogliono dimenticare Venezia.


Il popolo ha sempre ragione
Statista? Mah, Pertini capì solo che per piacere agli italiani basta poco

Maiorino influencer