Antonio Tajani (LaPresse)

editoriali

Un bravo a Tajani sul caso Salis

Redazione

Parole di saggezza sul pasticcio ungherese (e un guaio da risolvere con l’ambasciatore)

Tra le varie prese di posizione sul caso Salis, volte prevalentemente a ottenere consensi interni più che a dare qualche contributo per trovare una soluzione, quelle espresse dal ministro degli Esteri fanno eccezione. Antonio Tajani già dal 22 gennaio aveva parlato, senza clamori, col suo collega ungherese. Poi dopo il Consiglio dei ministri ha chiarito che “non si può intervenire sul processo” aggiungendo che si possono invece levare “proteste per quanto riguarda il trattamento del detenuto” perché è su questo che “siamo di fronte a una violazione delle norme comunitarie”. Tajani condanna con fermezza quello che può essere condannato in linea di diritto, cioè le forme di detenzione, ma sa anche che per quel che riguarda il merito del giudizio “in linea di diritto Orbàn non c’entra niente, non è che il governo decide sul processo. La magistratura è indipendente”.

 

Ha poi osservato che i tentativi un po’ maldestri di esercitare pressioni possono essere pericolosi: “Bisogna stare attenti a non ottenere l’effetto contrario, cioè che per fare casino in Italia, si peggiora la situazione, il rischio è che il giudice sottoposto a pressioni di tipo politico nostro, esterno, non so come reagisce”.

 

In sostanza Tajani punta a far pesare le norme di civiltà giuridica dell’Unione, limitandosi al tema del trattamento carcerario, mentre cerca di evitare atti o giudizi che possano apparire come pressioni sulla magistratura ungherese, che teme non infondatamente possano essere controproducenti.

 

Sarebbe bene che il suo esempio fosse seguito (così come sarebbe bene che Tajani valutasse la posizione dell’ambasciatore italiano in Ungheria, che per mesi non ha informato il governo del caso Salis). E sarebbe bene che venisse seguito da chi ha a cuore la sorte di Salis e non usa la sua situazione per cercare qualche vantaggio propagandistico. I canali per cercare di ottenere un trattamento civile e, magari, un’espulsione dopo un’eventuale condanna, se ci sono, devono essere percorsi per via riservata, mentre le sceneggiate, nel migliore dei casi, non servono a niente.

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