Forza Italia siamo noi. I due piani Mattei (di Renzi e Salvini)

Luciano Capone

Forza Italia è solo “un bel marchio che ricorda Berlusconi”, dice Dell'Utri. Ma Tajani non ha un'eredità garantita, deve guardarsi da Renzi e Salvini che puntano al voto berlusconiano per sollevare Italia viva e la Lega

Marcello Dell’Utri, lo stratega di Forza Italia, nell’intervista a Salvatore Merlo dice che queste celebrazioni per i 30 anni dello storico discorso della “discesa in campo” di Silvio Berlusconi non hanno molto senso (“Io avrei organizzato una giornata di silenzio”) e che ciò che è sopravvissuto meglio alla morte del Cav. sono “la sua azienda e la sua famiglia”. La prima perché continua ad andare bene, la seconda perché non si è divisa sull’eredità, questione che fa esplodere anche le migliori famiglie.

 

Da queste due affermazioni è chiaro che lo stato di salute della sua creazione politica, Forza Italia, non è dei migliori. In primo luogo perché non brilla per dinamismo e performance, come accade per le aziende. E in secondo luogo perché, a differenza delle proprietà, il carisma e i consensi non si trasmettono con un testamento. Di conseguenza, attorno all’eredità politica di Berlusconi si sta consumando una battaglia politica in vista delle elezioni europee. C’è sicuramente l’erede legittimo, Antonio Tajani, leader di FI e ministro degli Esteri, che ha l’arduo compito di arrestare il progressivo declino del partito. Gran parte della strategia di Tajani, più che sull’azione di governo – in realtà poco incisiva – si basa proprio sul ricordo di Berlusconi, che mantiene una capacità di mobilitare gli elettori più fedeli. Operazione nostalgia, insomma.

Ma per entrare nell’asse ereditario del Cav. ci sono anche due piani Mattei. Il primo è quello di Matteo Renzi, che da mesi non fa che attaccare Tajani: “Con Berlusconi c’era Forza Italia, con Tajani c’è Forse Italia”, dice. Renzi punta al serbatoio berlusconiano per far superare a Italia viva la soglia del 4 per cento alle europee. Si presenta come il “figlio” politico che Berlusconi non ha avuto, quello col quid, capace di portarne avanti il testimone, anch’egli perseguitato dalla magistratura. E anche per questo attacca le procura di Firenze che ha indagato entrambi.

 

Il secondo piano è quello di Matteo Salvini, che ha come obiettivo di superare il 10 per cento o, quantomeno, di non finire sotto FI. E per questo ricorda spesso l’“amico Silvio”, tentando di incarnarne lo spirito più milanese e nordista. Lo scorso 29 settembre, primo compleanno di Berlusconi dopo la sua scomparsa, mentre FI era riunita a Paestum, Salvini era a Milano, al Pirellone, con la famiglia Berlusconi, per inaugurare un belvedere dedicato all’ex premier. “Silvio, precursore, innovatore, genio rivoluzionario innamorato dell’Italia, caro e indimenticabile amico – dice ora il leader della Lega –. Ci manchi tantissimo, ma continui a ispirare il nostro cammino, ogni giorno. Avanti insieme, nel tuo nome”.

 

Forza Italia ora è solo “un bel marchio che ricorda Berlusconi”, dice Dell’Utri. I due piani Mattei puntano proprio a quel ricordo, cercando di sostituirsi al marchio di Forza Italia.

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali