L'editoriale

Urge comitato difesa Superbonus, nostra fortuna riformatrice

Giuliano Ferrara

Non è servito solo per le villette dei ricchi, ha contribuito al calo della bolletta energetica e pure alla floridezza delle banche.  Ha prodotto debito, certo, ma se lo stato non investe in pandemia quando investe?    

L’Enea certifica che la bolletta energetica è scesa alla grande anche per effetto del Superbonus o Superbone. Il nostro amico e collaboratore Giovanni Tria lo definisce un atto di criminalità economica, eversivo, e ne imputa il varo al successore Roberto Gualtieri, sindaco di Roma. Shame on him. Ma perché Gualtieri non forma un comitato con Conte, Letta, Franceschini, Fraccaro e i superprofessionisti che hanno garantito la misura di eccezionale portata, giustamente eversiva, allo scopo di diradare la fuffa e ristabilire la verità dopo la ganzata di Eurostat e la trasformazione del debito pubblico in moneta cattiva e spergiura e illegale? Perché, edilizia a parte, non si domanda alle banche quanto siano floride anche grazie al Superbone?
 Il bravissimo Giorgetti dice che il debito da Superbonus è radioattivo, sabbia e armatura di cemento nulla possono, dovremo pagarlo e sono cento miliardi in qualche anno, una posta grave sul bilancio pubblico.

 

Secondo me, se Draghi potesse parlare (ché ha altro da fare, giustamente), direbbe: non esageriamo, è finito male ma era cominciato bene, per dirla con il mio amico Giorgetti era la dose di morfina necessaria alla famosa Ripartenza, bisognava arginarne le conseguenze ma tutti volevano prorogare, derogare, opposizioni e maggioranza, compresi i denigratori di oggi, e siamo finiti morfinomani, tutti dei Pitigrilli energeticamente efficientati. Viene poi fuori che non era solo per le villette dei ricchi, abominevole e demagogica propaganda pauperista, era al 43 per cento per i condomini, e lì ha realizzato un formidabile risparmio energetico che, naturalmente, “ce lo chiede l’Europa”.

 

Ci vorrebbe la sega elettrica di un Milei. Il comitato Gualtieri, io sono pronto per la stampa e propaganda, dovrebbe ricostruire sine ira ac studio tutta la storia della più grande riforma dopo il piano casa di Fanfani, cose che restano, a debito, certo, ma se lo stato non investe in pandemia quando investe? Se non fa debito buono quando l’economia è sottoterra non gli resta che quello cattivo. Qualcuno ha calcolato la rivalutazione patrimoniale di mezzo milione circa di edifici risanati con i quattrini del benedetto Superbone o siamo diventati tutti Ragionieri Generali dello Stato ex post? Quanto alle facciate, fatevi una passeggiata per esempio a Roma, in via Tagliamento, e ditemi se quello splendore si poteva ottenere con finanziamenti privati di un paese e di ceti piegati dalla decrescita virologica. Ma le vie sono tante, sono le vie del Superbonus e del Signore, percorretele tutte, fate comitati, oh imprese edili da prendi i soldi e scappa, combattete gli arcigni censori della vostra e nostra fortuna riformatrice, ostia.

   

Invece la vasta, onnipresente, abbondantissima, trasversale Italia del Superbonus non combatte la buona battaglia, lascia che si pensi a un neoassistenzialismo grillino e piddino, laddove leghisti e Fratelli tutti si sono impegnati con ossessiva e puntigliosa baldanza alla realizzazione di quella che non è una start up, belluria buona per Israele e la valle del Silicone, ma una riformona. E non si può dire che negli anni belli del governo Draghi non ci fosse tempo per arginare il Superbone in quanto si era impegnati alla ratifica del Mes, che ora è ridiventato un tormentone, ma quando c’era Lui caro lei, quando c’era l’unità nazionale benedetta, era vietato parlarne. Sugli autobus c’era scritto, qui non si parla di politica, qui non si parla di Mes.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.