Legge di Bilancio

Conte fa Caracas. La sua contromanovra "venezuelana" travolge quella di Schlein

Carmelo Caruso

Tasse alle banche, alla farmaceutica, testimonianze reali. L'ex premier si prende la scena dal vivo. Schlein preferisce lo streming e non riesce a fare male a Meloni

La premessa: Giuseppe Conte è strepitoso. L’inconveniente: se torna al governo espropria Mediobanca. Doveva presentare la sua contromanovra così come Elly Schlein. Lei dà appuntamento al pomeriggio, lui  anticipa alla mattina. La notizia del giorno è che Lollobrigida avrebbe fatto fermare un Frecciarossa a Ciampino. Conte dice: “Un segnale devastante. Un privilegio da Prima Repubblica”. Schlein, occupata a leggere le sue 93 cartelle, commenta: “Arrogante. Abbiamo presentato un’interrogazione”. Grazie all’ex premier sono state  ore di poesia. Meloni? “Aveva una Ferrari e ora ci porta alla recessione. E’ un avatar”. Le  proposte 5s in breve: extratassiamo le banche! Sembrava di essere volati  a Caracas. Conte ha “statalizzato” pure il Pd.


E’ stato un giorno da Venezuela. A mezzogiorno, Conte aveva superato in socialismo virtuale il presidente sindacalista Nicolás Maduro. Un elenco snello: vuole sbloccare i crediti edilizi del Superbonus, extratassare la farmaceutica, la difesa, le assicurazioni, tagliare il contante, nonché tassare le banche con gli extra-extraprofitti perché, come raccontava Francesco Silvestri, il capogruppo del M5s, alla Camera, un laureando in filologia contiana: “Da parte di Meloni c’è un atteggiamento di codardia verso questi poteri (le banche) e una volontà predatoria verso i più deboli”. 110 e Conte! Per rendere tutto più reale dialogano con Conte l’infermiere Lorenzo Solari, la disoccupata Maria Malerba (“Ma lei è una divanista?”, le chiede sempre Conte) il cervello in fuga Roberto Ceraulo che l’ex premier ha incontrato per strada (“Sono stato il suo mentore”).

 

Schlein iniziava la sua relazione alle 15,20, quasi un’ora dopo l’orario fissato,  e parlava di “cultura tossica del patriarcato”. Il percettore di Reddito di cittadinanza, collegato, sul canale youtube del Pd, già alle 15,21 aveva staccato e aperto l’app di Netflix. E sarebbe questa l’opposizione dura? Conte alle 6 di mattina aveva ingurgitato sei uova strapazzate e  la pancetta. Diceva di Meloni: “Ha raggirato i cittadini”; “la coperta della manovra è corta perché ha tenuto al calduccio le banche”; “Meloni è più incisiva di Fornero. Solo che Fornero piangeva, Meloni sorride”; “il governo è preda delle lobby della sanità”, “il governo ha costruito un emendamento sul salario minimo che è inverecondo”.

 

Questa era invece Schlein: “Siamo un perno imprescindibile ma senza pretese egemoniche. Ora arrivo alla manovra…”; “qui si manomette l’impianto della Carta”. Conte era in presenza, Schlein era in streaming. L’uno faceva opposizione dal vivo, l’altra in dad. L’uno faceva dimenticare la pandemia, l’altra la ricordava. Ascoltare Conte era uno spasso, sentire Schlein faceva venire voglia di andare a letto con la borsa dell’acqua calda.

 

Da Conte c’era Casalino che faceva i selfie. Da Schlein si doveva ascoltare che: “Come ricorda il grande Leopoldo Elia…”. Elia sarebbe il giurista; magari fosse stato il profeta. Nella sala capitolare del Senato,  insieme a Conte, c’era la presidente della commissione di Vigilanza Rai, 5s, Barbara Floridia, che annunciava il suo “tour presso i centri di produzione Rai”. La ex “mamma Roma”, Paola Taverna, spiegava che “il M5s è copiato da tutti”.  Stefano Patuanelli pizzicava Renzi che ormai farebbe parte della “maggioranza Meloni”. Ovviamente era  un trucco di scena. Al Senato, Patuanelli, quando vede Renzi,  dice: “Io sono sempre d’accordo con te”.  Sono  950 gli emendamenti  depositati dal M5s, ma introdotti da Conte scendevano giù come fossero acqua Levissima. Se c’è un uomo che ha compreso gli italiani quasi quanto Leopardi, quell’uomo è Conte. L’italiano odia la matematica e Conte naturalmente ama gli italiani.

 

Parlava di crediti incagliati, ma mai un numero. Le slide erano 15 e pure quelle non erano numerate. Vade retro, algebra. Quando Conte è arrivato in sala si aveva l’impressione di essere finiti in un campo di lavanda o presso la curva della Fiorentina. Tutta la scena era viola. Mariolina Castellone, la vicepresidente 5s del Senato, era vestita di viola, giacca e pantalone. Viola erano i militanti. L’ex attore de “La Squadra” Gaetano Amato, oggi deputato 5s, e che di recitazione se ne intende, notava che “Schlein, per carità, brava, ma è troppo democristiana”. A chi gli faceva notare che il Superbonus ha scassato il bilancio, Amato, il Marlon Brando di Castellammare di Stabia, replicava: “Perdonatemi, ma Giorgetti e Draghi come hanno fatto le loro manovre? Se c’era un buco di bilancio, Draghi e Giorgetti hanno allora dichiarato un falso in bilancio”. Non fa una una piega.

 

Il Pd, e chi li ha “toccati”? Era tutto in digitale. A raccontare nel dettaglio la contromanovra era compito del bravissimo Antonio Misiani, il senatore, l’economista, ma quando Schlein ha concluso il suo intervento, “e ora Misiani”, ecco che: Zac. La diretta si interrompe. Qualche povero Cristo che vuole bene al Pd avrà chiamato e detto: “Ma che fate?”. Dopo venti minuti ri-appariva Misiani. Una volta ripristinata la diretta gli utenti collegati erano 34. Conte a quell’ora aveva già digerito le sue uova strapazzate, mangiato  i saltimbocca e svuotato (nei sogni) le casse di Intesa Sanpaolo perché “se fossi io premier, in questa situazione, non dormirei la notte”. Si merita davvero la corona di premier di opposizione. Meloni fa bene a temerlo. Ha lo stesso cognome del cantautore. Ha sempre la cravatta esatta. Con lui il difficile diventa facile. Conte è una milonga. A Caracas, a Caracas!

Di più su questi argomenti:
  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio