Il ministro Strapaese

Patria, mestolo e divieti. La "cucina" legislativa di Lollobrigida

Carmelo Caruso

Leggi urgenti per istituire premi per il maestro della cucina italiana, giornate dell'agricoltura, divieti contro la carne coltivata (che nessuno coltiva). Il paradiso del patriota è la commissione Agricoltura e il sovrano è il ministro

Roma. Sta togliendo il mestiere a Sangiuliano, Urso e Piantedosi. Promuove, vieta, difende e premia. E’ il ministro dei Beni Colturali, il ministro Francesco Lollobrigida, il ministro Patria, mestolo e divieti. Mentre scriviamo è a Parigi per festeggiare la cucina marchigiana del governatore di Fdi, Acquaroli. In Italia, in Parlamento, difenderà oggi il “manzo tricolore” minacciato dagli scienziati della carne coltivata. Non l’ha ancora coltivata nessuno, ma vietare è meglio che provare. Abbiamo un ministro e una commissione Agricoltura che avrebbero fatto felici Maccari, Guareschi, Latouche, tutta una stalla di pensatori da decrescita infelicissima, da Strapaese. La commissione è la XIII, Agricoltura, e lunedì 13, si è riunita per discutere un ddl urgente. E’ a firma del ministro  Lollobrigida e prevede “l’istituzione del premio maestro dell’arte della cucina italiana”. Il premio è di 2 mila euro. La medaglia, e recitiamo, quanto scritto nel decreto, “è una medaglia di bronzo”. I premiati saranno coloro che hanno “esaltato il prestigio della cucina italiana e illustrato la patria”. C’è pure un comitato di esperti per valutarli e rimane in carica tre anni. E’ meglio dell’Accademia dei Lincei. E’ la Corte culinaria del popolo sovrano. Sangiuliano come può sopportare questo affronto? La cultura o la coltura? Lollobrigida gli ha portato via   Prezzolini.


Chi vuole dunque trovare il paradiso del patriota non può che seguire le avventure del nostro simpatico ministro Strapaese, Lollobrigida. L’ultima battaglia, ma è solo l’ultima, denunciata dal partito +Europa, è questo ddl di governo sulla carne coltivata che vieta in Italia la produzione e la sua commercializzazione. Fermo restando che nessuno ha ancora fatto richiesta di produzione (solo in Olanda, una azienda) tenuto conto che l’Italia fa parte ancora dell’Europa, non si capisce perché l’Italia debba sostituirsi all’Efsa. E’ l’Autorità europea per la sicurezza alimentare ed è lei che dovrebbe pronunciarsi, ma a Strapaese evidentemente non vale. Non si fida.

 

Il ddl contro “un’idea” (così l’ha definito l’onorevole Benedetto Della Vedova) arriva oggi alla Camera ed è un’ennesima puntata della lotta per la sovranità alimentare che è sempre la lotta della destra contro i suoi pipistrelli. Degli scorpioni e dei grilli, come ha detto Lollobrigida, in Francia, se ne occupa il Dipartimento Icqrf del Masaf. Spiega invece Giuseppe Castiglione, uno dei componenti della commissione Agricoltura, eletto in Azione-Italia viva, che  siamo ormai  arrivati alla “guerra santa delle parole”.

 

Si è infatti contro la lingua italiana e il termine “hamburger” (vegetale) che secondo la destra (era un disegno di legge della Lega e il Foglio ne aveva scritto a luglio) non si devono chiamare “hamburger”. Le società che le producono (c’è un mercato in espansione) da mesi protestano e chiedono: “Ma come dovremmo chiamarli: bottoni vegetali?”. Il mercato delle proteine vegetali va che è una meraviglia. L’Italia è al terzo posto in Europa per vendita al dettaglio di questi prodotti. Gli acquisti sono aumentati del 40 per cento tra il 2020 e 2022. I report confermano che gli italiani, più del 75 per cento, non  sono tonti. Sanno di cosa si parla. L’intera produzione vale 680, 9 milioni di euro. Va così bene che si studia come ammazzarla. Sono battaglie meloniane, ma l’agricoltura italiana che numeri ha? L’ultimo report Istat parla di calo. Il valore in euro della produzione agricola è 74,7 miliardi e nell’ultimo anno c’è stata una flessione dello 0.8 per cento. Hanno pesato le condizioni climatiche, condizioni che la ricerca scientifica prova a contrastare. L’Italia che è un’eccellenza del grano duro viene ormai superata dalla Francia. Grazie alla ricerca scientifica, i maledetti franciosi seminano colture che resistono al clima. Il paradosso è che gli agricoltori italiani preferiscono coltivare il grano duro francese. Lo importano e pagano pure le royalty. Chi vuole fare un giro a Strapaese non ha che da consultare il sito della Camera e andare a vedere gli ultimi ddl esaminati dalla Commissione. Raccontano che i deputati di opposizione abbiano sorriso quando hanno letto che era urgente il “premio maestro dell’arte culinaria”. E però, la risata più fragorosa è stata per il ddl a firma Bergesio, il senatore della Lega e padre della nostra Miss Italia.

 

Il titolo del ddl su cui si ragiona in commissione è “disposizioni per il riconoscimento della figura dell’agricoltore custode dell’ambiente”. C’è bisogno di una legge per far sapere che l’agricoltore è custode dell’ambiente? Il ddl prevede anche l’istituzione della giornata dell’agricoltore. Sembra di stare all’ufficio cerimonie e nastri. Non finisce qui. C’è una quantità di made in Italy che si rischia l’indigestione. Domani, sempre in commissione Agricoltura, si discute del ddl “Disposizione organiche per la valorizzazione, promozione e la tutela del made in Italy”. C’è l’istituzione di un fondo e il fondo come si può chiamare? Naturalmente “sovrano”.

 

Questa complessa attività legislativa si porta via tutte le sedute. Non va meglio quando si è provato a legiferare sulla promozione e lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile. Anche questo era un ddl di governo. Erano 18 articoli. Bene. Otto sono stati riscritti, dieci cassati. Ma torniamo alla battaglia sulla carne e vediamo come va la lotta per l’autarchia. Ecco i numeri. Le importazioni di carni sono aumentate del 9.7 per cento dato che il mercato è sempre più internazionale. Significa che i divieti servono a poco e che avrebbe più senso, dice ancora Della Vedova, “stare al passo, farsi trovare pronti”. Pure il Pd si fa sentire. Contro lo Strapaese di Lollobrigida, l’ex ministro degli Affari Europei, Enzo Amedola, ha chiesto di ratificare il Ceta. E’ il Mes dell’agricoltura, un accordo commerciale di libero scambio tra Canada e Ue. L’Italia prende tempo. Urgente è del resto il premio “maestro della cucina italiana” e, sia chiaro, il primo che usa il mascarpone francese finisce, in cucina, a fare lo sguattero dello chef Lollobrigida. Nella sua trattoria l’omelette, come negli anni Venti, si chiama ovviamente “la frittata avvolta”.
 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio