Il retroscena

Mollicone: "Dossieraggio di Mediaset contro Meloni". E lei vieta ai big di FdI di andare nei talk

Simone Canettieri

L'accusa del presidente della commissione Cultura della Camera. Il capogruppo Foti: "La premier ha ragione a essere incazzata". E l'azienda della famiglia Berlusconi sospende Giambruno dalla conduzione del "Diario del giorno"

Roma. “Quello di Mediaset, e dunque di ‘Striscia la notizia’, è stato un dossieraggio”, dice al Foglio Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia e presidente della commissione Cultura della Camera. “Quando si hanno delle registrazioni  da mesi – continua –   e si fanno uscire così, in più riprese, che cos’è se non un dossieraggio? Un modo per colpire Meloni”. Come Mollicone  devono pensarla anche a Palazzo Chigi. Secondo quanto risulta a questo giornale dopo i fuorionda dell’ex compagno Andrea Giambruno, la premier ha dato ordine che nessun big del governo partecipi ai talk prodotti dall’azienda della famiglia Berlusconi. Si tratta di salotti televisivi non certo ostili. Ma poco importa: va dato un segnale. 


L’ordine di scuderia vale per i ministri  – a partire da Francesco Lollobrigida, doppiamente coinvolto nella vicenda – e arriva fino ai capigruppo. Per ora è così. Il diktat non riguarda invece gli esponenti di seconda fascia di Fratelli d’Italia (a partire magari dai viceministri o da chi dovrà spiegare la manovra). L’ “irritazione” della premier verso Mediaset, e a cascata nei confronti di Forza Italia, è nota a tutti nel partito di Via della Scrofa e nel governo. E la esplicita anche il capogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio Tommaso Foti: “Credo che la premier sia libera di essere incazzata. Mi pare ci sia ben più di un accanimento, leggendo certe cose che di politico hanno meno di zero”. Ma con chi ce l’aveva la premier quando ha parlato di lotta nel fango, cattiverie e meschinerie? “Con chi ha rivendicato l’operazione dei fuorionda”, risponde Foti alludendo ad Antonio Ricci, padre di “Striscia”. Anche con chi li ha trasmessi? “No. Forse si ha poca memoria, ma lo stesso programma con Elisabetta Tulliani e Gianfranco Fini fece la stessa cosa”. Foti però smentisce che quello fu un attacco politico benedetto da Silvio Berlusconi nei confronti dell’allora leader della destra. “Fu una scelta di audience, come in questo caso. Ma tranquilli: andremo a casa fra quattro anni, almeno, se non andiamo più lunghi”. Insomma il clima è questo. E a poco servono le parole rincuoranti di Antonio Tajani, vicepremier azzurro e leader di Forza Italia, quando dice che “non c’è alcuna volontà della famiglia Berlusconi di indebolire il governo perché non ha nulla a che vedere con i fuorionda trasmessi da Mediaset”.

Insomma, per i vertici azzurri “Meloni può dormire sonni tranquilli”. Ma il momento è complicato, come si sfoga con gli amici Alberto Barachini, il sottosegretario azzurro preso di mira da Palazzo Chigi per la nomina di Giuliano Amato a capo del comitato sull’intelligenza artificiale. In un clima di grandi sospetti, piccole ritorsioni, accordi politici che non si trovano (come quello sulla prescrizione),  Meloni ieri ha preferito dare forfait all’assemblea dell’Anci a Genova. Anche in questo caso, come accaduto domenica scorsa all’evento di FdI al teatro Brancaccio, ha inviato un videomessaggio spiegando che gli impegni di governo, a partire dal Consiglio europeo di giovedì, non le permettevano di essere presente. L’unico impegno in agenda rispettato di persona, prima di tornare a casa, è stato l’incontro con una delegazione dei familiari delle vittime e degli ostaggi  dell’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre scorso.  L’occasione per esprimere il suo “profondo sgomento per la ferocia con la quale Hamas si è accanito contro civili inermi, casa per casa, non risparmiando neppure donne, bambini e anziani”.

C’è un’agenda di governo che dunque deve andare avanti: prima di partire domani per Bruxelles questa mattina Meloni sarà alla Camera per le consuete comunicazioni al Parlamento sul vertice Ue e poi a pranzo al Quirinale. Sono giorni tesi e lunghi per la presidente del Consiglio. A fine serata arriva un’altra notizia, questa volta da Cologno Monzese. Tre righe di comunicato stampa: “Andrea Giambruno, dispiaciuto per l'imbarazzo ed il disagio creato con il suo comportamento, ha concordato con l'azienda di lasciare la conduzione in video del programma ‘Il diario del giorno’, di cui continuerà a curare il coordinamento redazionale”. Un altro capitolo di una storia che non è ancora chiusa.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.