tempo di decidere

“Troppi decreti legge? Ora la riforma costituzionale”, dice Balboni (FdI)

Ermes Antonucci

Per il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, “occorre aprire un dibattito per ragionare su quali possono essere gli strumenti per consentire al governo di agire con rapidità e al contempo per consentire al Parlamento il necessario controllo e anche le necessarie correzioni"

“Rispetto a settantacinque anni fa, quando venne discussa e approvata la nostra Costituzione, i problemi sono diventati sempre più urgenti e complessi, e chiedono risposte sempre più immediate. Di conseguenze, le decisioni politiche devono essere adottate con sempre maggiore rapidità. Questa è la ragione per la quale oggi in tutte le democrazie occidentali gli esecutivi hanno un problema di decisione: la democrazia ha un valore, ma una discussione fine a se stessa non ha un valore; la democrazia ha un valore se è democrazia decidente, altrimenti si chiama inconcludenza. Abbiamo quindi l’esigenza di mettere in campo una democrazia decidente, rafforzando il potere decisionale del governo e i poteri di controllo del Parlamento”. Così, in un’intervista al Foglio, il senatore Alberto Balboni (Fratelli d’Italia), presidente della commissione Affari costituzionali, interviene sulla polemica sull’eccessivo ricorso del governo Meloni alla decretazione d’urgenza e al voto di fiducia, nata in seguito all’approvazione del testo di conversione del decreto Omnibus, avvenuta in Senato mercoledì scorso. Il provvedimento, infatti, è arrivato in Aula senza il mandato del relatore a causa del pochissimo tempo a disposizione per le commissioni Affari costituzionali e Giustizia riunite per esaminare il testo. Una situazione che ha indotto lo stesso Balboni a parlare a nome delle commissioni, rappresentando un certo “disagio per non aver potuto adempiere al mandato parlamentare, al nostro lavoro e alla nostra funzione”, ma anche invitando tutti i partiti a una “necessaria riflessione” sul tema. Le opposizioni hanno accusato il governo di calpestare le prerogative del Parlamento. Il gruppo di +Europa ha prodotto un dossier in cui viene calcolato che “durante il governo Meloni sono stati presentati ben 41 decreti, uno ogni 8 giorni” e che “la questione di fiducia risulta essere stata apposta in quasi due terzi dei casi, ovvero 19 volte”. 

  
Questo esecutivo non è certo il primo ad abusare né della decretazione d'urgenza né del voto di fiducia – replica Balboni – Ricordo, ad esempio, che nel 2001 ci fu un governo di centrosinistra che mise addirittura il voto di fiducia sulla riforma della Costituzione, il famoso Titolo V”. Sul tema, prosegue Balboni, “serve un confronto, senza però che qualcuno faccia prediche fuori luogo. Perché a me, e a tutto il mio gruppo, è capitato nella scorsa legislatura di vedersi consegnare in Parlamento la legge di bilancio 45 minuti prima che venisse posta in votazione nell’Aula del Senato. Quindi che adesso qualcuno voglia ergersi a giudice perché in questo momento di gravissima difficoltà il governo Meloni fa qualche decreto legge in più… mi vien da dire da che pubblico viene la predica”. 


Dunque, cosa fare? Per il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, “occorre aprire un dibattito per ragionare su quali possono essere gli strumenti per, da un lato, consentire al governo di agire con rapidità (ricordando che la decisione peggiore non è la decisione sbagliata, bensì quella che arriva in ritardo) e, dall’altro, consentire al Parlamento il necessario controllo e anche le necessarie correzioni. Ad esempio, nella commissione che ho l’onore di presiedere abbiamo incardinato proprio pochi giorni fa un disegno di legge di riforma della Costituzione che assegna non più 60 giorni, come previsto attualmente, bensì 90 giorni al Parlamento per poter convertire i decreti legge”. 

 
Il tema ovviamente è strettamente legato all’annunciata riforma della Costituzione, con la quale, spiega Balboni, “verrà introdotto il premierato”. “Sono anch’io in attesa di conoscere il testo che il governo, su proposta del ministro Casellati, porterà in Parlamento fra pochi giorni”, aggiunge. “Su questo c’è bisogno di un confronto senza pregiudizi e senza strumentalizzazioni da ambo le parti. C’è un’esigenza, che è quella di decidere in tempo reale di fronte a un mondo che cammina sempre più veloce, molto più veloce di 75 anni fa”, conclude.