Il racconto

Le Grand Complot. Un aperitivo con i fantasmi di Meloni

Carmelo Caruso

Sbarca in Italia la riviste delle élite francesi, "Le Grand Continent", ed è subito complotto. Boiardi, capi di gabinetto, ambasciatori di Francia e Germania tutti in fila per scriverci. In terrazza con "i soliti noti" che spaventano la premier

Presidente Meloni, li abbiamo sgominati tutti. Il complotto esiste! Abbiamo i nomi. Il sottosegretario Fazzolari ha sempre ragione. Caro Fazzo, te l’hanno fatta. Per fortuna c’era il Foglio. Erano franciosi, tedeschi, italiani del Pd, giornalisti di La7, Rai, La Stampa, lobbisti, e avevano pure le calze rosse. Trincavano champagne, addentavano foie gras al posto del parmigiano Reggiano (tradimento!) sulla terrazza dell’associazione Civita, a Piazza Venezia, con vista sull’altare della patria. Merde! I “soliti noti” hanno pure le location “tecniche”: gliele pagano le ong; non c’è dubbio. Era lunedì sera, quando, per il bene della democrazia italiana e del governo Meloni, ci siamo allontanati dalla redazione per partecipare all’aperitivo di una rivistona, formidabile, che si chiama Le Grand Continent. Sbarca in Italia. Sito e carta: ci scrivono le élite europee e ora le nostre. Giancarlo Giorgetti non molla i soldi e loro passano al nemico. E’ crisi. E’ il Btp “tiriamo a campare”. Alcuni nomi: Orsina, Rovelli, Da Empoli, Aresu, Lagioia. Il sottosegretario  Mantovano, che si occupa della Sicurezza nazionale, e che sventa complotti, dov’è, dov’è? E’ alla Caffetteria di piazza di Pietra con il capo di gabinetto di Meloni,  Caputi. Scandalo, scandalo! (Bravo! Ci andiamo pure noi). La rivista la dirige un francioso-italiano (tradimento carpiato) che si chiama Gilles Gressani, amico di Macron, della premier Borne e pure di Corrado Formigli di Piazza Pulita. Complotto transmediale! Queste note su Gressani ci sono state passate dai Servizi pubblici, ovvero: le abbiamo avute al gabinetto, quello vero, della Camera dei deputati.


Un parlamentare del Pd, di tendenza provenzale, ci ha chiesto: “Dunque venite al Grand Complott?”. Voleva direGrand Continent che scopriamo essere un  super Limes come quello di  Caracciolo. No, paragone sbagliato. Spiega un uomo dei servizi pubblici: “Di più. di più. Abbiamo il dossier Gressani. Queste iniziative editoriali fanno parte di un piano franco-tedesco. Hai visto il recente numero della rivista di Bernard-Henri Lévy? E’ dedicata all’Italia e ci scrivono Giannini, Annunziata, Saviano. C’è un’offensiva dei mangiarane pianificata con i quotidiani del gruppo Jedi che non devi dimenticare è di Elkann che significa Stellantis e Stellantis significa Peugeot, Parigi”. Sembrano gli ultimi tweet di Calenda. Essendo anche il Foglio un noto potere forte, italiano, abbiamo ottenuto l’invito, salvo scoprire che il francioso Gilles si era accordato con Repubblica che come ci avvisa “dedicherà dello spazio”. Hai capito, i francesi? Non trattiamo, come fa Meloni in Europa: “Caro diretorin, noi pubblichiamo domattin”. Tintin. C’è odore di deep state già lungo via del Corso. Se solo lo sentisse il Fazzo, come minimo, ripristina le mascherine obbligatorie. Il presidente dell’Associazione Civita è Gianni Letta e il palazzo era delle Generali. Oddio, mi scappa il complotto. Con discrezione seminiamo le firme che contano, anche detti, a Palazzo Chigi, il “pool Mani Pulite” (si muovono compatti, a gruppo). Arriviamo alle 18,30 e non avete idea di quanta gente, alle 18,30, ha voglia di complottare e (fuggire dal lavoro). Con il complotto si rimorchia a meraviglia. Il più noto è il professorone Orsina che sarebbe il più amato dalla Meloni. Ci svela che, in realtà, la premier non lo calcola di pezza e che il nostro fondatore, Ferrara, lo bastona, forse per troppo amore: parlatevi! Poco lontano c’è Lucia Annunziata che i francesi riempiono di baci e macaron. Se solo volesse, i francesi, altro che il Continent: le offrirebbero un giornalon. Non sapendo nulla della nuova rivista, salvo capire che per l’insuperabile Gilles sono arrivati sia l’ambasciatore francese sia il tedesco, oltre ad Alessandra Sardoni, di La7, ci mescoliamo e facciamo conoscenza del giovane redattore Antonio. E’ un normalista, studia a Pisa, reclutato da Gilles a cui chiediamo: ma chi è il vostro editore? E lui: “Abonamentì”. E quanti abonamentì? “Non parliamo di queste cose futilì”. Il primo numero della rivista avrebbe come titolo “Fratture della guerra estesa”. Se lo sente Crosetto manda i caccia. Hanno la redazione a Parigi e da quanto origliamo “si espandono. Dopo l’edizione italiana, francese e spagnola, puntano a quella tedesca. Pezzi da 30 mila battute”. I capi di gabinetto, boiardi  (c’era Rigillo che lavora con Musumeci) sono già in fila per scriverci. Neppure il tempo di scambiare due chiacchiere con Vitalba Azzollini, giurista ed editorialista di Domani (spiega che Macron ha detto a Meloni “aiuteremo gli italiani a riconoscere i migranti. Attenzione, il segreto è in questo verbo” ) vediamo fare il suo ingresso il senatore del Pd, Filippo Sensi, che significa  Gentiloni. Con lui c’è pure Marianna Madia. E’ subito governo alcoltecnico. Il professore Orsina, che parla in francese meglio di Carla Bruni, sentenzia che “il governo Meloni è solidissimo”, e che Meloni, alla domanda sul governo tecnico, avrebbe dovuto rispondere: “Non mi occupo di fantascienza”. Perché  Orsinà non è al governo o assunto al Giornale di Sallustì? Veniamo a sapere che l’editore di Meloni, Angelucì, anziché Orsinà, stava per strappare al Corriere, Ernesto Galli della Loggia, ma che Della Loggia, alla fine, avrebbe fatto marameo a Meloni e Angelucì! Il professore Orsinà queste cose non le fa e non se la beve che “Giorgetti è il nuovo premier e che Meloni ormai taglia solo nastri”. Ma il prof. scrive, purtroppo, sulla Stampa. Lo champagne è  finito quando appare, lui, il vero poteron dei poteron! Lo abbiamo trovato. Ce lo conferma un manager di Goldman Sachs con uno spicchio di melograno tra le gengive: “Il regista del grand complot è lui”. E’ Antonio Funiciello, ex capo di gabinetto di Mario Draghi. Stiamo per denunciarlo a Fazzolari quando sentiamo battere la spalla: “Ehi, tu. A chi stai telefonando? Guarda che Fazzolari è mio amico. Mi ha mandato lui”. Fazzo, ma come? Il Complotto, i soliti noti, e tu, con Funicellò, i francesi, Gilles? Fazzo, perché lo hai fatto? Fazzo, ma dunque tu e Giannini della Stampa…

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio