Viale Mazzini

Rai trash. Ora l'opzione della destra è vendere la Rai

Carmelo Caruso

La domenica spazzatura con Fabrizio Corona; Fagnani sbrana i dirigenti Rai per il caso Fedez mentre Libero attacca i dirigenti Rai di destra. Cortocircuito Rai Meloni: non riesce a guidarla dunque meglio privatizzare

Non può che essere un piano della nuova Rai: rigassificare la monnezza del vicino e farci amare Pino Insegno. Mediaset cancella il trash e la Rai lo termovalorizza. Mediaset ospita Concita De Gregorio e Mara Venier chiama Fabrizio Corona. A Rai 2, il programma cult si chiama Belve e chi lo conduce sbrana la Rai. C’è poi Libero, e dovrebbe essere un giornale amico, che propone (ed è più di una proposta) di vendere Viale Mazzini. Si portano avanti: cercano compratori. La televisione di destra sputacchiata dalla destra dovrebbe far riflettere Giorgia Meloni: sono i suoi elettrauti che le stanno scaricando le batterie. Sono i suoi tecnici che la fanno sembrare una leader da Scuola Radio Elettra.

In televisione la lingua è da spazzatura grazie a super ospiti come Corona. Sui giornali lo svolazzo dei suoi Gramsci, rivolto alla sinistra, è che “ha la faccia come il culo”. E’ junk, spazzatura, non solo il possibile giudizio delle agenzie di rating, ma sono junk le dichiarazioni che rilasciano i parlamentari di FdI. Sono junk i disegni di legge, come quello che ha ri-portato Lissner al San Carlo, e junk sono gli ascolti della Rai perché non è neppure Tele Tolkien o Tele Meloni, magari!, ma solo JunkRai. Domenica pomeriggio, dopo che era stato invitato a Rai 2, al programma Belve, a Corona, uno che va aiutato e non certo valorizzato come fosse il poeta Rimbaud, è stato permesso di rovesciare sterco sui giornalisti, “tutti corrotti”, nella televisione che è la più grande redazione italiana. Subito dopo lo ha riversato sull’artista “numero uno”, che, dopo averlo visto, durante la sua prima esibizione, gli “avrebbe fatto i complimenti” in gergo siciliano, gergo guappo. Chi stava guardando Rai 1 ha capito (e bastava andare su Twitter, X) che Corona si stava riferendo a Fiorello. Peggio della JunkRai c’è solo la junkfarsa di  Venier che suggeriva a Corona: “Vieni a dirmelo nell’orecchio”, “non dirlo”, salvo fare ascoltare l’audio. Nonostante la junkintervista gli ascolti di Venier sono rimasti gli stessi, e Corona non ha “rigassificato” Rai 1. Nelle stesse ore, Francesca Fagnani, che si merita i suoi ascolti da Belva, ma che non ha bisogno di trattare il rapper Fedez (a cui vanno gli auguri, sinceri, di guarigione) alla pari del filosofo Henry Lévy, informava che non era d’accordo con la decisione Rai di non ospitarlo. Ebbene, se c’è un modo per farci apprezzare Insegno, si può dire che i quotidiani, i pensatori di Meloni ce l’hanno fatta. Su un argomento Meloni ha ragione e il resto del mondo torto: davvero è meglio sua sorella Arianna e il suo  Fazzolari piuttosto che questi intellettuali organici che da ormai un anno si trascina e che attira. Sono più genuini i giudizi della sorella, le costruzioni oniriche del suo sottosegretario piuttosto che le difese di questi  liberali ripassati che le fanno la corte e che nel bene e nel male, più male che bene, sono ormai la sua corte. 

Filippo Facci, che ha perso la Rai e che si è dimesso da Libero, si merita il Premio Prezzolini (Sangiuliano glielo assegni) per libero arbitrio. In un solo colpo, Daniele Capezzone, convinto di servire meglio la premier, è riuscito infatti a scatenare 12 mila dipendenti Rai contro due persone perbene, di area, vale a dire l’ad Rai, Roberto Sergio, e il dg, Giampaolo Rossi, due dirigenti che ha voluto Meloni a guida della Rai. Dato che Rossi è un Gramsci migliore, quelli peggiori hanno pensato di aiutarlo. In un colpo solo, con la formidabile “provocazione”, il “Meloni, facci sognare: vendi la Rai”, il suo quotidiano di riferimento, guidato dal suo ex portavoce Mario Sechi, ha confermato che chi governa la Rai, di destra, viene ritenuto inadeguato dalla destra e ha fornito un orizzonte  al frustrato della tv pubblica che da domani potrà dire: “La destra ci vuole vendere”. E non è una fantasia, purtroppo. C’è nella provocazione di Capezzone la presa d’atto che la destra, di fronte alla complessità, ricorre al tribunale fallimentare. L’idea di vendere la Rai è da anni la scorciatoia disperata di chi la minaccia per dirle: cambia, ma oggi che bisogna far cassa è la soluzione per il governo che ha bisogno di risorse. Cosa c’è di più popolare che dire “vendiamo la Rai”? E’ più di una provocazione. Nelle privatizzazioni annunciate da Meloni e Giorgetti, la Rai è una carta coperta. C’è dunque nel “facci sognare, vendiamo la Rai” il programma prestampato, il nuovo slogan da campagna elettorale, dato che la destra non sa pensarsi se non in una gara di bevute e di voti. E’ la risposta junk, la vera manovra che precede la manovra. E’ un’idea: vendere, liquidare, dismettere, anziché provare, gestire, sopportare. Chi chiede a Meloni di liberarsi della Rai è chi le sta preparando il vero governo tecnico, chi le ripete che è televisione popolare il pomeriggio di Venier è chi non vuole sostituire l’egemonia ma chi pensa junk. La JunkRai anticipa il junkgoverno come il portacenere anticipa sempre il mozzicone, la fine, della sigaretta.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio