Il racconto

A scuola con Elly, ecco le Frattocchie di Schlein: "Così il Pd uscirà dalla bolla"

Simone Canettieri

A ottobre partirà il centro di formazione politica dei dem: sarà permanente. E aprirà le porte anche agli influencer impegnati. Intanto Cofferati riprende la tessera dem

Tutti a scuola con Elly. A ottobre la segretaria del Pd lancerà le nuove Frattocchie. Non bisognerà andare, come ai tempi del Pci, fino al km 22 dell’Appia e poi svoltare a sinistra verso la frazione del comune di Marino  dove si trovava l’egemonica villa del rosso sapere. No, le lezioni si svolgeranno – tutte le settimane – al Nazareno e on line. E saranno aperte a quadri, amministratori, iscritti e simpatizzanti. “Vogliamo uscire dalla bolla, parlare alla società e costruire una nuova classe dirigente”, dice al Foglio Marwa Mahmoud, membro della segreteria con delega alla Formazione politica e alla Partecipazione. Il progetto è stato voluto da Schlein con il sostegno di Michele Fina, il tesoriere del partito. Piomberanno nella sede del Pd  esperti di geopolitica, economia e ambiente. E non solo, però. “Insieme ai tradizionali prof. ci saranno anche influencer impegnati, artisti e intellettuali,  molto seguiti sui social network”. Una scuola di formazione per contrastare l’immaginario meloniano che avanza? Così è se vi pare. 

 
L’obiettivo di Schlein – che sembra perseguire sempre un partito aperto, leggero e sulla rete stile vecchio M5s – in questo caso è quello di creare una istituzione permanente all’interno del brand. Un punto di riferimento che superi le varie iniziative di tre giorni che da anni le  correnti del Pd organizzano  con i giovani. Dunque questa volta la leader parrebbe fare sul serio. Tanto da cercare di tornare, seppur in maniera rivisitata e corretta, al passato e all’ abc. Cioè alle solide tradizioni dei quadri da indottrinare.

 
Tuttavia Karl Marx sulla storia che si ripete due volte mise a suo tempo tutti in guardia. Come ha raccontato Anna Tonelli nel saggio “A scuola di politica” (Laterza) le Frattocchie furono una cosa terribilmente seria. Non solo perché durarono 49 anni (dal 1944 al 1993), ma per la specificità della missione: “Una pedagogia vera e propria in grado di intrecciare tutti gli aspetti della vita individuale e collettiva: la capacità di stare insieme, l’elevamento ideologico, lo spirito di gruppo, l’affezione alla fede rossa, la disciplina e la moralità”. Senza trascurare naturalmente i metodi e i criteri, all’inizio di duro stampo staliniano, per la formazione dei quadri dirigenti. Non a caso, la scuola appena aperta, fu intitolata al poco riformista  Andrej Zdanov, responsabile cultura del partito comunista dell’Urss. Alle fine le Frattocchie diventarono semplicemente il centro studi “Palmiro Togliatti”  visto che tra le altre cose il Migliore passò in quella villa gran parte della sua convalescenza dopo i tre colpi di pistola che gli sparò contro Antonio Pallante. 


Curve nella memoria che tornano e svaniscono. Un po’ come la segretaria del Pd, ferro e piuma, detto e non detto. Entità così nuova da sembrare immune alle critiche che le piovono addosso da dentro e fuori il partito che guida. “Vado avanti, anche se tutti i giorni mi attaccano”. Beppe Grillo: “E’ colta ma non lascia il segno”.


Ieri ha comunque rimediato due endorsement. Il primo è stato quello di Sergio Cofferati, ex sindaco di Bologna ma anche e soprattutto “Il cinese” della Cgil che nel 2002 portò tre milioni di persone al Circo Massimo in difesa dell’articolo 18:  ha ripreso la tessera del Pd. E forse – c’è già chi lo vuole – sarà uno dei prof. della nuova scuola di studi schleiniani. Così come potrebbe affacciarsi chi nella vita ha insegnato sul serio, oltre a scrivere e a cantare. Come Roberto Vecchioni che, all’agenzia Adnkronos, ha confessato di “avere molta fiducia in Elly”. Altro che bandolera stanca. “Con la nostra scuola di formazione però – dice ancora la responsabile Marwa Mahmoud, 39 anni, nata in Egitto e consigliera comunale a Reggio Emilia –  vogliamo cominciare  a farci capire meglio e a essere ancora più espansivi, ecco perché dico sempre che occorre uscire dalla nostra bolla”. Che nel caso del Pd si chiama, fatte rarissime eccezioni, Ztl, e cioè centro storico e dintorni. Tutti i dettagli saranno svelati in una conferenza stampa nei prossimi giorni. E però forse anche dall’orientamento dei professori si capirà l’indirizzo del Pd su tanti temi (ormai tutte le scuse sono buone per cercare la linea). L’esperimento, a cui il Nazareno tiene assai, non è facile.  Tutti i partiti ormai si sono dotati di una scuola creando spesso “non luoghi” dove si fa più che altro comunicazione politica con iscritti che si limitano ad applaudire i politici o i tecnici d’area che si susseguono in cattedra. Senza interagire, senza prove scritte e orali. Da Matteo Salvini al M5s nuovo e vecchio (con la doppia variante Casaleggio-Rousseau) fino a Matteo Renzi da anni è un profluvio di iniziative.  A cui il Pd non si è mai sottratto. Eventi che somigliano a quei centri estivi patrocinati dai club di serie A che dopo aver fatto usare ai ragazzi le maglie delle grandi squadre  se ne vanno lasciandoli agli spelacchiati campetti di periferia da dove provenivano. 
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.