Foto Ansa 

Immigrazionisti

Controlli, rimpatri, flussi. C'è troppa retorica contro qualche legittima idea di Meloni

Maurizio Crippa

L’ipocrisia di Dublino e i provvedimenti sul confine messicano. I tempi (e i costi) per integrare 800 mila stranieri l'anno (450 mila per il governo) che arrivano in Italia

Immigrazionisti, si dice. Oppure non si può dire, si diventa subito annegatori, aggravati dall’odio razziale? Quella agitata dai media e dall’opposizione è una danza macabra e un poco stupida: manca la sincerità dei balli di Lampedusa. “Una vergognosa messinscena” (Gad Lerner), la visita di Meloni con von der Leyen sull’isola: poco più che una photo-op in quello che dovrebbe essere un hotspot o un approdo sicuro, e invece è un disastro.

Mentre “la foga del ‘ripulire’ Lampedusa”, come ha giustamente notato Luca Gambardella, in tempo per la visita ha prodotto l’ingorgo di Porto Empedocle. Retorica e improvvisazione sono un classico (bipartisan) in tema di immigrazione. Nel 2011 Berlusconi acquistò su due piedi una villa a Cala Francese per testimoniare il suo prendersi a cuore la faccenda. Ma del resto quando Elly Schlein convoca la segreteria del Pd al grido “aboliamo la Bossi-Fini” è fin troppo facile ricordarle che potevano farlo quando ha governato, e a lungo, la sinistra. Che il “video-proclama” di venerdì (con un’aria troppo intimorita, per poter intimorire qualcuno) e i provvedimenti presentati ieri possano risultare inefficaci per una enorme serie di motivi, e quindi limitarsi a essere l’ennesima e solo annunciata “svolta repressiva e militarista” (Avvenire) è assai probabile. Ma bisogna uscire un poco dal gioco delle parti: soltanto una estesa ipocrisia europea, e una ipocrita retorica europeista, possono negare a priori la legittimità di alcune questioni di alcune scelte.

L’ipocrisia: quando il ministro dell’Interno francese Darmanin dice che non accoglierà migranti (illegali) da Lampedusa, si colloca (e si coccola) nella culla del diritto del regolamento di Dublino. Idem quando l’Austria chiede più controlli al Brennero. Ma Dublino, posta così, diventa una finzione. Non si sta qui a discutere di chi sia la colpa: ma con 150 mila sbarchi in un lembo di terra europea, che formalmente pertengono a un solo paese, è una finzione politica e basta. Se gli ingressi sono così alti, o sono di tutti o limitarli è un diritto. La frontiera tra Messico e Stati Uniti è molto più sotto pressione di quella italiana, nel 2022 gli ingressi di clandestini sono stati 2,4 milioni. Così nel maggio scorso l’Amministrazione ha deciso di abolire un provvedimento che, pur permettendo l’espulsione dei migranti illegali, non comportava reati penali. E il Texas ha schierato la Guardia nazionale lungo il Rio Grande. Sono atti disumani, o fanno parte di strategie di gestione del fenomeno necessarie? Qualche anno fa prendemmo provocatoriamente sul serio un articolo di Massimo Nava del Corriere che proponeva di trasformare Pianosa in un’enorme isola-hotspot. Era il 2015, e gli sbarchi erano circa la metà di oggi. C’era Gentiloni, poi ben due governi (s)fascio-grillini, poi addirittura Draghi. La proposta fu liquidata con un motto di spirito, ma nessuno si è dato la pena – in otto anni – di pensare ad altro, tantomeno a una “gestione militare del fronte sud”. Viva il Texas.

Quando si parla di gestione “militarizzata e disumana” tutti pensano a Erdogan e mai a Biden, ma bisogna sapere che c’è un quadro normativo europeo che permette procedure di rimpatrio degli irregolari. Nella direttiva del 2020 della Commissione europea si segnala una “ampia gamma di alternative” al “trattenimento”, certo: dall’obbligo di firma alla sorveglianza elettronica. Ma evidentemente la questione dei controlli, e del “trattenimento” e del rimpatrio non viene valutata così militaresca e disumana. Ogni paese fa (prova a fare) i conti sulla propria capacità di assorbimento, e a una certa soglia scattano allarmi e procedure. Perché per l’Italia non dovrebbe avvenire?

Ovvio, perché la questione più importante è quella di trasformare una “emergenza” che tale non dovrebbe essere in una opportunità: dunque un problema di gestione dell’integrazione. Lo ha spiegato bene David Carretta ieri sul Foglio, integrazione significa “corsi di lingua, cultura ed educazione civica” contando sul famoso fabbisogno di 800 mila stranieri l’anno (450 mila per il governo) che l’Italia ha. Vero, ma la Germania, paese meno scassato dell’Italia, ci ha messo anni per arrivare a una gestione se non ottimale certo controllata del fenomeno migratorio. In Francia va già meno bene. Ma, per quanto riguarda l’Italia, non è così sicuro o evidente che gli attuali migranti appena sbarcati siano tutti inseribili, da domani, in percorsi che non esistono (non esistevano nemmeno prima). E che del resto hanno un costo che va quantificato. Ad esempio, sono quasi 23 mila i minori non accompagnati censiti, oltre 12 mila sbarcati quest’anno. La normativa europea prevede che siano ospitati con modalità adeguate e la legge italiana Zampa (2017), prima in Europa, rende obbligatoria l’accoglienza. L’unica cosa non chiara al momento è chi se ne fa carico e chi paga un costo oggettivamente alto. Che Meloni (lasceremo perdere Salvini) provi a guardare queste cose con un occhio meno retorico di quanto fatto in passato non è, in assoluto, così scandaloso.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"