I sindaci della crescita/1. Viaggio lungo la A4 e dintorni

“Credibilità, questo chiedono al Pd i ceti produttivi”, dice il sindaco di Torino

Marianna Rizzini

Non solo diritti civili. Stefano Lo Russo, dem già bonacciniano, indica le priorità che l’opposizione deve mettere in agenda

L’autostrada A4, con le sue diramazioni A21 e A23, corre lungo l’asse padano, da est a ovest e da ovest a est, incontrando città che fanno parte dello scheletro produttivo del paese, tra cui Torino, Milano, Bergamo, Brescia, Verona, Padova, Vicenza, Udine. Chi è sul territorio, come i sindaci che quelle città governano (sindaci di centrosinistra, nei luoghi citati), sa che non si può perdere ora l’opportunità di rinsaldare il rapporto con i ceti produttivi - in molti casi non schierati a destra (e se ne è avuta la prova anche a Cernobbio). Che cosa chiedono i ceti produttivi idealmente posizionati lungo la A4 al governo, ma anche a un’opposizione che in questi mesi ha spesso messo al primo punto dell’agenda altri temi (i diritti civili, per esempio), rispetto a parole come infrastrutture, tasse, sviluppo, crescita, in un momento in cui la congiuntura economica e i progetti targati Pnrr da realizzare impongono pragmatismo? “Intanto credo che il tema di fondo sia essere credibili, di fronte a chi lavora, investe e produce”, dice Stefano Lo Russo, sindaco pd di Torino che alle primarie dem ha sostenuto il governatore emiliano Stefano Bonaccini e che ora, dal Comune, guarda le cose dalla prospettiva di chi conosce doléances e proposte di cittadini e aziende che rischiano in proprio. “La politica deve recuperare due cose: credibilità e coerenza: nel pensiero, nella parola e nelle azioni. Bisogna dire la verità su quello che si può fare ma anche su quello che non si può non fare. Questo ci chiedono prima di tutto i ceti produttivi. Certezze. Peraltro in un paese che è anni luce indietro rispetto a quello che servirebbe in tema di certezza del diritto e velocità delle procedure burocratiche. Inoltre io resto convinto che il vero antidoto alla corruzione non sia il proliferare di cavilli, anzi: a volte l’esagerata quantità di norme facilita le zone grigie”.

 

L’imprenditore, dice Lo Russo, chiede poi “un modello di sviluppo realistico”. Realismo e credibilità che “appartengono a un centrosinistra che ha e deve coltivare la propria propensione al governo, come ha dimostrato nelle città del Nord dove ha vinto le elezioni, in questi anni, e dove si è affermato come forza non soltanto all’altezza del compito, ma anche come forza capace di stimolare la crescita. E sul campo i sindaci hanno capito che i temi dello sviluppo e del rilancio non possono viaggiare disgiunti da quello dell’inclusione sociale. Non si tratta solo di valori e visione: una società coesa socialmente è anche più competitiva economicamente. Non esistono città o paesi con sviluppo economico importante e duraturo che abbiano trascurato il problema della coesione sociale. Una città disunita è meno accogliente, sicura e quindi meno attrattiva per chi vuole fare impresa”. Quale dovrebbe essere l’agenda per un’opposizione che si candidi a governare? “Personalmente vedo tre temi importanti: demografia, transizione ecologica intelligente e infrastrutture. Al Forum Ambrosetti, non esattamente un covo di pericolosi bolscevichi, è emerso con grande enfasi, e lo condivido pienamente, che in Italia abbiamo un grande problema: la questione demografica, spesso fuori dai radar. E parlare di politiche migratorie senza parlare di demografia è davvero un pessimo servizio che la politica sta facendo al paese. Per questo insisto sul tema dello ius scholae, perché già l’attuale ma soprattutto la futura competitività italiana ed europea passa anche da qui, da una politica capace di generare questi percorsi di inclusione. E gli imprenditori lo sanno”.

 

Secondo punto, dice Lo Russo, la transizione ecologica intelligente, “un tema di cui il riformismo di sinistra può e deve occuparsi, proprio nell’ottica dello sviluppo e di fronte a una destra chiusa sulla posizione negazionista”. Poi ci sono le infrastrutture, “in un paese che finalmente è tornato a investire e che ha la straordinaria occasione di trasformarsi e riconnettersi con velocità, efficacia e nel rispetto dell’ambiente. A Torino, l’alta velocità ferroviaria con Lione, che se fosse stata già in funzione avrebbe tolto decine di migliaia di tir  inquinanti dalle nostre strade, ma anche la linea 2 della metro, cambieranno radicalmente sia il volto della città sia la sua capacità di essere un ponte verso l’Europa”.  A Torino, però, si è anche temuto il definanziamento di alcuni progetti pensati nel quadro Pnrr (nonostante le rassicurazioni del ministro Raffaele Fitto: “Nessun intervento sarà definanziato e tutte le opere continueranno a essere realizzate senza nessuna interruzione”, diceva Fitto ai primi cittadini: “Si provvederà alla sostituzione della fonte di finanziamento una volta che la proposta trasmessa alla Commissione europea sarà approvata”). E’ stato scelto, intanto, il commissario della linea 2 : Bernardino Chiaia, ordinario di Scienza delle costruzioni presso la facoltà di Ingegneria del Politecnico. E  i ceti produttivi cittadini si augurano che la nuova metropolitana non soltanto si faccia, ma che abbia l’atout dell’alta velocità. 

1. continua

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.