Il profilo

Il patriota Messina. L'ad di Intesa Sanpaolo è ora il rifugio di Meloni

Carmelo Caruso

Si allinea al governo sulla tassa extraprofitti, ma aveva già difeso il reddito di cittadinanza. La premier lo aveva sondato come ministro dell'Economia. Il ritratto di Carlo Messina, il banchiere che piace a destra e sinistra

Roma. E’ il banchiere come lo sognate: Carlo Messina, il banchiere Picasso. E’ a favore della settimana corta per i dipendenti di Intesa Sanpaolo, l’istituto che dal 2013 dirige, ed è dunque rosso operaista, ma i suoi bond sono green, verdi, mentre il risparmio italiano, “ve lo posso assicurare”, è da tripla A, garantito. In pittura si direbbe “rosa”. Il governo Meloni tassa gli extraprofitti delle banche, e lui Messina, in anticipo, a maggio, dice: “Osserveremo con rispetto ogni decisione del governo”. Al governo, per difendere la misura, rispondono adesso: “Rileggetevi Messina. Se pure Messina…”. Bertolt Brecht, lo scrittore del famigerato aforisma “cos’è rapinare una banca rispetto al fondarla?”, si sarebbe innamorato di lui. Ha difeso il reddito di cittadinanza (“importante tutelare i più deboli”) e Giorgia Meloni, lo scorso settembre, gli avrebbe chiesto: “Ma ti andrebbe di fare il ministro dell’Economia?”.


Li chiamano “banchieri di sistema” dove per sistema si intende il mutuo soccorso. Il banchiere di sistema mette mano al portafogli quando la casa del vicino brucia perché se oggi “brucia la tua, domani le fiamme arrivano alla mia”. E’ calcolo. Sono stati di sistema, prima di Messina, i maestri di Messina: Giuseppe Guzzetti e Giovanni Bazoli. Sarebbe stato Bazoli, il presidente emerito di Intesa Sanpaolo, a volerlo come ad al posto di Enrico Cucchiani. L’altro suo maestro, Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo dal 1997 al 2019, sarebbe invece il primo sponsor di Messina, l’unico romano che ha scalato Milano, città che, come faceva Manzoni, ferma il suo orizzonte a Firenze. Inizia come responsabile del corporate in Bnl, nel 1987, ma nel 1996 lavora alla pianificazione del Banco Ambrosiano Veneto. Il padre è siciliano, la madre pugliese, di Andria, ma sono informazioni note solo perché le ha rilasciate Messina, a Bari, in un’occasione speciale: aveva ricevuto la laurea honoris causa in Ingegneria gestionale. Cresce a Roma, studia alla Luiss. Tra gli amici: il prossimo governatore di Bankitalia, Fabio Panetta e l’industriale Aurelio Regina.

 

E’ stato compagno di classe, anche questo si dice (ma non ci sono conferme) di Stefano Lucchini, super capo delle relazioni esterne di Intesa Sanpaolo e prima ancora a Eni con Paolo Scaroni. Lucchini sta a Messina come Gertrude Stein stava a Picasso: è Lucchini l’uomo che lo canta e  racconta in Italia e all’estero. Ma anche questo si dice, come si dice: “Un consiglio: per non sbagliare su Messina, mai scrivere di Messina”. La moglie di Messina sembra Franca Florio nel quadro di Boldini, ma il suo nome è introvabile. Esistono le fotografie di Messina e della moglie alla prima della Scala, ma il nome no. Eppure per tutti, a Milano, per chi si occupa di finanza e arte (Messina ha la passione per la pittura e per l’ippica) sarebbe lei l’altra Messina de “Il Messina”, che è “il banchiere patriota”, il “banchiere autarchico”, “il banchiere campo largo”. Da ad di Intesa Sanpaolo ha regalato oltre quattromila tablet alle scuole e destinato 500 euro ai dipendenti, una tantum, per contrastare il caro vita. Durante il governo Conte II, l’allora ministro del Pd, Roberto Gualtieri, era solito cominciare la giornata con una telefonata a Messina: “Come la vedi?”.

 

Nel periodo del Covid, Messina si è rifugiato in Toscana, altri raccontano che abitasse in barca. Nel 2022 è stato incoronato miglior ceo europeo. Sarebbe il quarto banchiere al mondo, secondo la classifica della Harvard Business Review e guadagna circa cinque milioni di euro l’anno. Piace a Meloni sin da quando ha dichiarato: “Le agenzie di rating valutano in maniera stupida. Non si guarda un paese solo dal debito pubblico” e aggiunto: “Il debito è sostenibile ma bisogna ridurre la dipendenza dalla Bce”. Piace alla sinistra anche solo per questa frase: “Con un utile netto di sette miliardi, non ho il coraggio di guardare in faccia le persone e dire che mi metto a negoziare sugli aumenti”. Per questa frase si è messo contro l’Abi. Lo scorso marzo Intesa Sanpaolo ha revocato la delega sindacale all’Abi e ad Abi, quando hanno sentito parlare Messina di settimana corta, sono sbiancati. Sul sito di Intesa Sanpaolo le interviste di Messina sono sette in tre anni. Di Messina ci sono dichiarazioni studiate, a margine degli eventi, perché Messina interviene e risponde come un ministro. Meglio.

 

A Roma, proprio al Foglio, ed erano i giorni in cui si processava il direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera (poi sollevato dall’incarico) dichiarò: “Perdere Rivera al Mef sarebbe un peccato”. I nemici gli invidiano ancora, a distanza di anni, il salvataggio di Veneto Banca e Popolare Vicenza, acquistate per un euro, tanto da ricordare: “Un euro in cambio di cinque miliardi. Un genio”. E’ riuscito a fondere Ubi Banca con Intesa Sanpaolo e l’operazione l’ha studiata per un anno intero. Ebbene, per un anno intero non è mai trapelata un’indiscrezione. Era l’unico che non aveva soggezione di Mario Draghi. Chi l’ha sfidato davvero, per via di Generali, è stato Leonardo De Vecchio, che era il padrone di Luxottica. In banca avrebbe già un delfino, Stefano Barrese. Un altro legame antico è quello con Mario Ciaccia, già viceministro di Corrado Passera, il banchiere, ex ad di Intesa Sanpaolo, che volle scendere da cavallo per seguire Mario Monti.

 

L’attivismo e le uscite di Messina portano a dire che non può essere esclusa l’ambizione politica. In realtà è in corsa per il quarto mandato da ad. A Roma, a maggio, all’annuale concorso ippico di Piazza di Siena, di pomeriggio, improvvisamente, pure i cavalli si fermarono. Si era creato un cordone di protezione. Tutti convinti che stesse arrivando Meloni. Quattro addetti alla sicurezza. Chi ha sbirciato ha visto un gazebo con al centro un solo tavolo, e al tavolo un solo uomo che teneva la mano di una sola donna. Sembrava un quadro fiammingo. Erano i coniugi Messina.
 

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio