L'editoriale

Il diritto, cari moralisti, non è ordalia o giudizio del popolo indignato

Giuliano Ferrara

Il caso La Russa non è una questione di destra e sinistra, e nemmeno di maschi e femmine. La prima regola processuale in fatti di vita giudiziaria è che deve essere sottoposto a verifica chi denuncia un reato ai propri danni

L’ho già scritto per Grillo e lo ripeto per La Russa, due cazzoni italiani che possono irritare e molto, e non solo i valdesi e gli azionisti, come pensa Michele Serra. Non è una questione di destra e sinistra. Non è questione di maschi e femmine. Sono un attentato alla libertà e alla giustizia anche i comitati legali e mediatici per le vittime della pedofilia del clero, in gran parte maschietti divenuti simboli della preda succulenta, icone viventi dell’angelofagia della chiesa cattolica, quei comitati di salute pubblica che hanno sbattuto in galera preti e cardinali con tecniche di polizia morale iraniana, e che hanno vivamente protestato quando alcuni di loro sono stati prosciolti senza troppe scuse dei tribunali, dei giornalisti assetati di sangue e di altre autorità del Vittimario insigne che siamo diventati. La faccenda è semplice e dovrebbe arrivare a capirla anche Schlein e il suo corteggio di femministe enragées: la prima regola processuale in fatti di vita giudiziaria è che deve essere sottoposto a verifica, accanita e spietata verifica, chi denuncia un reato ai propri danni.

E’ successo alla cameriera del Sofitel che non aveva aspettato un minuto a denunciare la violenta molestia di Strauss-Kahn, ma una volta verificata nei dettagli la sua testimonianza si è dovuta accontentare di un risarcimento in sede civile, perché senza prova al di là di ogni ragionevole dubbio non c’è processo penale d’accusa che tenga, come ha giudicato il district attorney dell’epoca Cyrus Vance.

       Hai aspettato troppo a farti un’idea di quella notte nel letto di un maschio predatore. Assumere alcol e cocaina non è un esimente procedurale, non implica necessariamente che tu sia stata o sia stato innocente debolezza sfregiata dalla volontà di potenza e di piacere di un mostro stupratore. Le circostanze a difesa contano almeno come i dettagli accusatori di una denuncia per violenza o molestie sessuali. Il piacente maschietto che si accompagna a Kevin Spacey è naturalmente e doverosamente soggetto a verifica quando lo vuole distruggere per palpeggiamenti o tentato pompino. E così per la ragazza il cui avvocato, dopo ampia e pensosa pausa riflessiva, inoltra un’accusa devastante contro una persona giuridica identificata in un maschietto eterosessuale che ha concluso una serata in discoteca a casa sua in una situazione tutta da ricostruire in giudizio, non sui giornali scandalistici e non sulla gogna televisiva o di partito della politicizzazione ideologica.

      

Questo vale per Ciro, figlio del Garante statutario dell’orda grillina, dai modi fascistissimi nel comico cabarettista e nel politico populista, e per Leonardo Apache, figlio del Garante numero due della Costituzione, dai modi fascistissimi nel comico cabarettista e nel populismo ex picchiatorio. Se ti accusano di avere rubato la Madonnina, tu scappa come diceva Salvemini, e nomina un avvocato che pretenda dal giudizio la verifica senza sconti demagogici della prova dibattimentale, senza la quale ogni processo è destinato a divenire una farsa o una grottesca tragedia. Coloro che desiderino spicciarsi e farsi giustizia da soli, peggio di un gioielliere che spara a un rapinatore entrato nel negozio, peggio di Thelma o Louise che spara a un uomo violento e lo abbatte tra gli applausi del pubblico nei cinema di tutto il mondo, hanno una sola via praticabile. Fare una legge che decida la sospensione dello stato di diritto in fatti di sessualità o relazione infragenere, stabilire che una denuncia di una donna o di un maschietto in tema di violenze sessuali alla persona è al di sopra di ogni sospetto perché, come diceva il poliziotto Volonté nel film di Elio Petri: “Tu non sei un cavallo, sei un cittadino democratico”. In mancanza di questo codicillo i padri che interrogano i figli e avanzano dubbi sulla versione delle loro accusatrici valgono, per i volterriani superstiti di questo mondo obbrobrioso di gride moralistiche, come introibo a una messa liberale che non preveda la transustanziazione del diritto in ordalia o giudizio del popolo indignato.

 

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.