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Verso le europee

Meloni prende tempo sulle alleanze In Europa. Tajani a Salvini: "No a Le Pen e Afd". Ma la Lega: "Niente diktat"

Ruggiero Montenegro

La premier continua a lavorare per una intesa con il Ppe. Intanto il ministro degli Esteri: "L'accordo su cui puntare è quello tra liberali, conservatori e popolari". Salta l'incontro a Roma Salvini-Le Pen: si vedranno in videoconferenza

Giorgia Meloni prende tempo. "Non ci sono trattative in corso", risponde a chi le chiede delle alleanze a Bruxelles e degli appelli di Salvini. Il cantiere Europa è aperto, ma il passaggio che porterà alle elezioni del giugno 2024 è di quelli stretti e delicati. Si è visto bene qualche giorno fa al Consiglio europeo, quando la premier si è trovata di fronte alle contraddizioni sovraniste sui migranti. "Di certo cresce la consapevolezza che l’accordo innaturale tra popolari e socialisti non sia più adeguato alle sfide che l’Europa sta affrontando", aggiunge la presidente del Consiglio - intervistata dal Corriere della Sera. Difende anche le scelte di Polonia e Ungheria sui migranti, questione di "interesse nazionale". Da settimane Meloni - che è presidente dei conservatori - lavora più o meno in chiaro all'avvicinamento con i Popolari, fondamentale per contare nei prossimi equilibri, quelli da cui verrà fuori la nuova Commissione europea. Intanto - sipega - vuole aspettare le elezioni spagnole, nella consapevolezza che la tendenza è favorevole al centrodestra. "È una fase stimolante, i conservatori e l’Italia possono giocare un ruolo centrale". 

 

Sarà anche per questo che l'alleato Matteo Salvini ha provato a giocare d'anticipo, a incalzarla, chiedendo ieri un patto scritto ai partiti del centrodestra in vista della campagna europea del prossimo anno. Nessun bis per la maggioranza Ursula, nessun accordo con i liberali alla Macron, il senso della proposta del leader leghista. che prova a uscire dall'isolamento. Anche se la sortita non ha riscosso grande successo.

Da Fratelli d'Italia non parla nessuno, mentre per Forza Italia il problema, lo ha detto Antonio Tajani, sono i compagni di viaggio della Lega a Bruxelles: il gruppo Identità e democrazia, di cui fanno parte tra gli altri i tedeschi (estremisti) dell'Afd e la francese Marine Le Pen, la leader del Rassemblement national che Salvini doveva incontrare proprio oggi a Roma. Vertice rimandato e sostituito da una videoconferenza, "alla luce della grave situazioe in Francia", fanno sapere fonti della Lega.
 

Chissà che non abbiano giocato un ruolo proprio le parole di Tajani. "Per noi è impossibile fare qualsiasi accordo con Afd e con il partito della signora Le Pen. Io personalmente ho dato vita, quando sono stato eletto presidente del Parlamento europeo, a un accordo tra conservatori, popolari e liberali. Quello è l’accordo, secondo me, sul quale puntare", ha detto senza troppi giri di parole il ministro degli Esteri e coordinatore di FI.

Una chiusura netta che negli uffici leghisti a Bruxelles non hanno preso bene. "Non è il momento dei diktat, né di decidere a priori chi escludere dal progetto di centrodestra europeo, tanto più se questo arriva da chi fino a oggi è stato a braccetto di Pd e socialisti in Ue. Chiediamo più rispetto per i colleghi del gruppo Id". è stata infatti la ripsosta piccata degli europarlamentari leghisti Marzo Zanni (presidente del gruppo Id) e Marco Campomenosi (capo delegazione in Europa).

Ma per Tajani la partita potrebbe essere un'altra. Perché quella con i liberali è una prospettiva che permette al ministro di continuare a coltivare quell'ambizione che porta alla guida della Commissione europea. E sono in molti a credere sia questo il vero obiettivo, con un percorso che potrebbe essere agevolato dalla stessa Meloni: un italiano alla presidenza, a maggior ragione se si trattasse dell'alleato, sarebbe un successo non da poco per il governo. 

 

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