Rai e Opera

Fuortes, come back. L'ex ad Rai a un passo dal San Carlo. De Luca unico ostacolo

Carmelo Caruso

Ora che il Parlamento ha convertito in legge il lodo Fuortes, il sindaco di Napoli è pronto a nominare il manager romano sovrintendente del Teatro

L’eroe sta per tornare: un sindaco lo aiuta, un santo lo protegge. Il 30 luglio, Carlo Fuortes, BatFuortes, l’ex ad della Rai, taratatatantan, potrebbe essere nominato sovrintendente del Teatro San Carlo di Napoli. Lui che rinunciava all’Opera, lui che prometteva: “Non andrò al San Carlo”? Cosuzze che si dicono. La novità. Il Parlamento, due giorni fa, ha convertito in legge il famigerato “lodo Fuortes”, la norma contro il francioso Lissner (“ma vattènne”). Il borgomastro di Napoli, Gaetano Manfredi, ora lo dice, eccome se lo dice: “Carlo Fuortes resta in pole position per quel ruolo”. BatFuortes è già sold out.


Carlo, no, non ti abbiamo mai dimenticato. Carlo, è vero che adesso, in Rai, il tuo posto è stato preso da Roberto Sergio, il generale Patton, per cui noi stravediamo, ma tu resti sempre primo amore. Un ad è per sempre. Dunque, ripasso, e i fatti separati dalle emozioni.  BatFuortes, in un giorno di maggio, l’otto (giorno che ha cambiato i destini della Rai) abbandona il comando Rai, si dimette. Dice: “Me ne vado, basta. Nessuno scambio con il governo Meloni”. Noi: “Non è vero, BatFuortes. Meloni e Genny Sangiuliano, Genny Talleyrand, ti hanno promesso il San Carlo”. Lui: “Falso”. Noi: “Ma lo sappiamo”. Lui: “Ve lo spergiuro, no”. Noi: “Non ci crediamo”. Lui: “Vi saluto, mi eclisso nella Batcaverna che collega casa Bettini con l’Auditorium di Roma. Al massimo ci vediamo fuori, a Milano, vicino a La Scala. Saluti. Hihihihi”. Da allora perdiamo le tracce dell’eroe. Inconsolabili, la notte, lo cerchiamo con il lume, come Geppetto con Pinocchio, come lo sbronzo la bottiglia, come l’innamorato cerca il bacio dell’amata. Vabbè, con le metafore abbiamo finito. Mentre noi soffrivamo, BatFuortes che combinava? Partecipava alla cena più esclusiva di questo secolo romano, a cui noi non venivamo invitati (non va bene, non va bene). Trattasi del compleanno, 50 anni, dell’infinito Salvo Nastasi, l’imperatore Adriano delle arti, l’ex capo di gabinetto del ministero della Cultura, con governi di destra, di centro, tecnici, di sinistra, di sotto e di sopra. Trovatelo un altro più competente. Solo per dire, al secondo piano di quel  palazzo nobiliare, si attovagliano, insieme, Ugo Zampetti, Giuseppe Conte, Matteo Renzi, Gianni Letta, Franco Gabrielli, Matteo Piantedosi, Elisabetta Belloni, Giuliano Amato, Pier Ferdinando Casini. E’ l’assemblea costituente del supplì. In uno di quei tavoli, c’è pure Manfredi, il borgomastro che Schlein e Conte vorrebbero candidare al posto di De Luca, governatore in Campania. Bettini, era purtroppo assente, ma non certo con il pensiero.

 

BatFuortes, con il papillon, se ne sta moscio, moscio. Le date sono importanti. E’ il 17 maggio e sono passati pochi giorni dalla Fuortes exit. Nastasi che, caspita, ha fatto cinquant’anni e vuole tutti felici, prende per il braccino BatFuortes e insieme vanno da Manfredi. L’imperatore Adriano-Nastasi, ad alta voce, dice: “Gaetano, ricordati di San Carlo Fuortes”. Gianni Letta, vicino, lo ascolta e fa hihihihi. Conte, hihihihihi, di cittadinanza. Renzi, hihihihi, garantista. Piantedosi, hihihihihi, leghista. Quello che non è riuscito a Mattarella riesce ad Adriano-Nastasi: governo di straordinarie intese. Manfredi se ne torna a Napoli e precisa: “Attendiamo che il Parlamento converta la legge e poi avviamo l’iter per la nomina del nuovo sovrintendente”. E’ il sindaco che deve formulare la proposta. Il ministro Sangiuliano ha infatti solo potere di veto, ma Sangiuliano, che è Talleyrand, e che non sopporta il francioso Lissner (“ma vattènne), è uno sponsor di BatFuortes. Affinchè  “l’operazione BatFuortes” funzioni, serve la dissimulazione Fuortes. Il nostro beniamino, neppure a dirlo, la mette in pratica. 12 maggio 2023 dichiara: “Non ci sono le condizioni per la nomina a sovrintendente del San Carlo”. A dire il vero c’è pure il ricorso che il francioso Lissner sta portando avanti.  I francesi non mollano mai, sono pur sempre Cambronne! De Luca, che è Joker, non vuole fare un favore a Manfredi, tanto più che, come teme, sarà Manfredi a detronizzarlo. 

 

Dalle parti di De Luca si ragiona così: “Perché dobbiamo fare unna cortesia a FdI e al Pd romano? E’ la seconda colonizzazione. Ricordo ancora, a lor signori, che  sono stato io a fare eleggere Franceschini, Speranza. Senza i miei voti, con il cavolo che andavano in Parlamento”. In questo cavanserraglio napoletano, non si capisce come, spunta fuori il nome outsider di Cecilia Gasdia, sovrintendente dell’Arena di Verona, fondaco del sottosegretario alla Cultura, di FdI, Gianmarco Mazzi. E’ stata appena riconfermata fino al 2028, ma manca poco e, a Verona, a causa sua, scoppia una guerra peggio di quella tra Montecchi e Capuleti. Il sindaco  Tommasi non ne può più. A favore di BatFuortes gioca tuttavia il tempo. Manfredi ha fretta e intende dire al cda (e a De Luca): “Acceleriamo, andiamo per intuitu personae. Andiamo su Fuortes, anche per non provocare scioperi dei lavoratori”. A quel punto, Fuortes, avrebbe  la risposta pronta: “Vedo che si sono le condizioni”. La data fissata è il 30 luglio. E’ la première di“BatFuortes”. Ps. Caro  Carlo, ma due abbonamenti gratis? Senza impegni, eh… Terza fila sarebbe magnifico. Devoti, sempre. 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio