Il racconto

La stanza di Berlusconi, la lettera di Marina, il ruolo di Fascina: la prima conferenza di FI

Simone Canettieri

Il ritorno nella sede del partito, ma senza il Cav. Antonio Tajani e Licia Ronzulli promettono unità, la compagna rimane senza un ruolo

Antonio Tajani: “Lui ci guarda dall’alto”. Al dire il vero Lui ci osserva – e ride – da tutte le pareti qui al terzo piano di questo palazzo ocra in piazza San Lorenzo in Lucina, sede di Forza Italia. Un museo, mausoleo, Vittoriale di Silvio Berlusconi. Impressionante. Foto ovunque (con diverse fasi tricologiche) del Grande trapassato. Quella con i toni caldi della discesa in campo del ’94, ma anche quella con fondo damascato di Palazzo Chigi. E poi certo: gli slogan e i manifesti. Ci sono l’albero della libertà e la promessa della flat tax al 23 per cento. Si sale per la conferenza stampa  – eccolo che ride in mezzo a Bush e Putin – ma alla fine si chiede di vedere il suo ufficio. 


Lo storico portiere dello stabile – un gentile signore filippino di nome Rodolfo – dice che il Cav. non frequentava più il palazzo da anni. “Almeno cinque”. Roma per lui era diventata Palazzo Grazioli e poi Villa Grande sull’Appia. Nel frattempo al secondo piano ha preso casa pure il nuovo Espresso, al primo la super società di consulenza Cattaneo e  Zanetto.


E però ecco la stanza che fu, senza assiduità, di Berlusconi: tre poltrone e un divano neri (rigorosamente Chesterfield), scrivania (forse di ciliegio) del Capo, un pc, bandiere, maxi schermo, un grande manifesto del partito appeso al muro. Si sta qui per la conferenza stampa dell’unità, la prima dopo il lutto e milioni di parole. Solo posti in piedi. Calca pazzesca. Inviati di Mediaset nervosi e ancora scossi come cavalli di Siena. Entrano parlamentari, sottosegretari, viceministri (Paolo Sisto) e ministri (Paolo Zangrillo). Grande traffico sotto il cielo berlusconiano.

Si comincia: la scenografia è imponente. Gigantografia del caro leader sorridente e sotto, dietro a un tavolo, loro: Antonio Tajani, Licia Ronzulli, Paolo Barelli, Fulvio Martusciello from Bruxelles. Subito una notizia: il vicepremier e futuro presidente-reggente in attesa di un congresso che forse si farà dopo le Europee legge la lettera di Marina Berlusconi. O meglio ripete lo stenografico della telefonata ricevuta in mattinata dalla figlia del Cav. (che continuerà a rendere conto delle fideiussioni bancarie del padre: il partito ha 100 milioni di debiti). Dice insomma Tajani: “Stamane ho ricevuto una telefonata di Marina Berlusconi che mi ha chiesto di ringraziare Forza Italia e mi ha ribadito la stima l’affetto e la vicinanza, nel rispetto dei ruoli, di tutta la sua famiglia a tutta Forza Italia che è una delle maggiori realizzazione di Silvio Berlusconi”. Insomma, andate avanti nel nome di mio padre. Questa è la prima notizia dell’evento. 


La seconda arriva alla domanda del Foglio sul possibile ruolo di Marta Fascina nel partito. Ancora Tajani: “E’ una deputata, compagna di vita di Silvio Berlusconi. Non c’è bisogno di ritagliarle spazi formali”. Bisogna di essere di grana fine per dare a queste parole il senso di ridimensionamento dell’onorevole vedova (anche senza burocratiche virgolette) dopo aver avuto un recente ruolo primario nella vita del partito. Non è un caso che oggi qui non ci siano i suoi tre amici, il cerchietto magico dell’“ave Silvio”, che ultimamente avevano conquistato i galloni dei colonnelli. E cioè il trio Sorte-Benigni-Ferrante. Ronzulli, caduta un po’ in disgrazia, adesso sta qui e parla e dice che “ci sarà un percorso condiviso, niente liti, sosterremo il governo, da oggi inizia un viaggio in mare aperto”. Siamo davanti alla Zattera della Medusa? Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera, in attesa di un riequilibrio interno, inserisce questa didascalia alla giornata: “Non è l’inizio della traversata del deserto: è il prosieguo di un percorso indicato da Berlusconi. Per noi sarà un fantastico rally dove dovremo partire a razzo: ecco perché consiglio a tutti di tenere allacciate le cinture”.

Tanto è lo smarrimento per la nuova fase quanta l’euforia per l’ignoto.  Passa un indaffaratissimo Maurizio Gasparri, con rara apparizione della moglie Amina (“40 anni di onorato servizio, quasi l’ergastolo”, scherza la signora). C’è Rita Dalla Chiesa. Il partito che rischiava di finire a “Forum” sembra unito.

Ma insomma tutto è provvisorio. Se non due fatti, annunciati sempre dal vicepremier: il nome Berlusconi rimarrà per sempre nel simbolo (forse unico caso nella storia politica italiana) e il 29 settembre, per il compleanno del Cav., ci sarà un grande evento di tre giorni a Paestum. In mezzo varie feste di partito. Segnali di vitalità dopo la morte fisica. Giorgia Meloni per un giorno esce di scena. Anche se il suo fedelissimo ministro Luca Ciriani nel pomeriggio invierà una lettera diretta ai suoi omologhi e ai sottosegretari per spronarli a un’assidua presenza in Parlamento in vista del tour de force estivo. Meloni si augura che anche il gruppo di Forza Italia regga e risponda agli input. Intanto Berlusconi guarda, ride e saluta. Affari vostri.
 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.