secondo turno

Perché sarebbe una sorpresa una non vittoria del Pd ai ballottaggi

Sergio Soave

Al primo turno i dem hanno presentato candidati sostenuti dal terzo polo o dal M5s. Ora, in teoria, possono contare sull’apporto della formazione rimasta esclusa. Schlein rischia però di vedersi attribuire la responsabilità di eventuali sconfitte in qualche città

Il turno di ballottaggio delle elezioni municipali che si svolgerà domenica e lunedì dovrebbe essere una passeggiata per il Pd, che nelle precedenti occasioni ha sempre prevalso in questo tipo di confronto. La ragione è semplice: il centrodestra si è presentato al primo turno con tutte le sue componenti a sostegno di un unico candidato, quindi se non ha raggiunto la maggioranza assoluta non ha altre forze da aggiungere. Il Pd, al contrario, ha presentato candidati sostenuti o dal cosiddetto terzo polo o dal Movimento 5 stelle, quindi nel secondo turno può contare, in teoria, sull’apporto della formazione di opposizione rimasta esclusa dal ballottaggio. In passato è quasi sempre accaduto così è non ci sono particolari ragioni per pensare che il copione non si ripeta anche questa volta. Proprio per questo, però, Elly Schlein non ha molto da guadagnare e rischia invece, nel caso in cui in qualche città l’esito non dovesse essere quello previsto, di vedersi attribuire la responsabilità della sconfitta. Questo turno di votazioni non ha un significato politico particolare, perché la forza dei partiti si è misurata al primo turno.

 

Da questo punto di vista saranno più interessanti i risultati delle elezioni municipali della Sicilia e della Sardegna, dove si svolge il primo turno e quindi sono in campo tutte le formazioni. Nel secondo turno non si misurano le forze elettorali dei partiti ma la capacità di coesione, la possibilità di intercettare il consenso di chi è stato escluso. E’ qui che possono nascere problemi per la segretaria del Pd: visto che in occasioni precedenti la coesione è stata assicurata, se a lei invece non riuscisse a pieno sarebbe accusata di aver tenuto una linea che ha portato i possibili confluenti a rifiutare di sostenere i candidati del Pd. E’ una possibilità, non una probabilità.

 

E’ possibile che gli elettori dei 5 stelle, dove il candidato era stato designato dal Pd e dal terzo polo, rifiutino di accodarsi per non dare maggior forza a un Pd che viene visto, giustamente, come il concorrente più pericoloso del movimento grillino, in grado di erodere i suoi consensi (per la verità già ridotti al lumicino nelle elezioni amministrative dopo gli ormai “antichi” successi di Roma e di Torino ormai superate e cancellate).

 

Lo stesso fenomeno, a parti invertite, potrebbe verificarsi per gli elettori del terzo polo nelle città in cui il candidato è stato pattuito tra Pd e 5 stelle.

 

Probabilmente i gruppi dirigenti degli ipotetici alleati del Pd non piangerebbero di disperazione se in qualche caso questa ipotesi si verificasse. Sarebbe una lezione al Pd della Schlein che non vuole scegliere alleati privilegiati, potrebbero pensare, e trarre qualche conforto alla loro linea che punta a imporre al Pd una linea più netta, quella dell’antifascismo parolaio per i 5 stelle, quella della opzione riformista per il terzo polo, sempre che di questo si possa ancora parlare come di un’area politica ed elettorale unica.

   

Partire da una condizione così vantaggiosa fa sì che Schlein possa solo perdere, mentre per il centrodestra vale il contrario. Il contesto in cui potrebbe primeggiare è quello di Pisa, dove al centrodestra sono mancati solo 15 voti per raggiungere la maggioranza assoluta al primo turno. In caso di sconfitta anche lì avrebbe un argomento in più per chiedere una riforma della legge elettorale comunale che consenta l’elezione al primo turno di chi sia arrivato primo e abbia superato la soglia del 40 per cento (ma in questo caso il candidato del centrosinistra di Vicenza sarebbe stato eletto al primo turno).

  

Comunque se si vuole trarre qualche indicazione politica dal voto di fine settimana sarà più interessante esaminare i risultati di Catania e di Ragusa e degli altri comuni siciliani di una certa dimensione dove si svolge il primo turno, sempre tenendo conto che è un po’ azzardato trasferire i dati di elezioni di diverso tipo e che si svolgono con sistemi elettorali differenti tra loro. Leggere questi dati come tendenze generalizzabili è sempre pericoloso, basta vedere come i vincitori delle lezioni europee, dove comunque l’elettorato è lo stesso della politiche, spesso abbiano poi perso le consultazioni parlamentari successive, anche con scarti rilevanti, come è accaduto in passato sia a Silvio Berlusconi che a Matteo Renzi e a Matteo Salvini.