L'editoriale

Il transgenderismo è tra di noi. Non possiamo più far finta di niente

Giuliano Ferrara

In Italia ne parliamo come di una questione in ipotesi che riguarda orientamenti libertari contro orientamenti conservatori. Ma ciò che sembra ipotetico e lontano si fa ravvicinato e concreto, ed è un caso molto complicato. E’ venuto il momento di saperne di più

Piano piano, ma non senza fare confusione, il cambiamento di sesso sta diventando un problema ordinario e quotidiano nelle scuole, nelle comunità, nelle strutture sanitarie e di assistenza medica e psicologica deputate a occuparsene, e ne avremo ulteriori notizie nella legislazione, nel dibattito medico, nella guerra tra culture, nello spaesamento (per usare un eufemismo) di individui e famiglie.

  

Non è esotica la notizia, raccontata da Viviana Mazza nel Corriere, dell’intervento di David Gianforte, trentacinquenne figlio del governatore del Montana, Greg Gianforte, che scongiura il padre di fermare la legge sui percorsi transgender assistiti e regolamentati nelle strutture cliniche dello stato. David è un giovane non binario, si fa alternativamente chiamare con il pronome maschile o con il pronome plurale che degenderizza la sua identità biologica originaria.

  

“Indovina chi viene a cena?” era tanti anni fa il dramma del razzismo e dei matrimoni misti celebrato nel famosissimo film con Sidney Poitier. Per questa e le prossime generazioni in occidente, e non solo, il dramma sarà diverso: “Indovina di che sesso sono?”. Quello che succede in America, specie nei costumi, nello strutturarsi delle libertà civili e dei comportamenti accettati, ci riguarda, si sa. Funziona come un’anticipazione. In molti stati americani sono state varate leggi dissuasive rispetto al cambiamento di sesso. Sono i repubblicani alla testa della crociata antigender. Gli eletti sono preoccupati da dati di opinione: il Corriere racconta che i sondaggi Gallup danno oltre un quinto della gioventù Usa compreso nella autodefinizione Lgbtqi+. Il sesso non binario, come si dice, fa passi da gigante nelle coscienze e nei modi di essere e determinarsi dei figli e delle figlie di famiglie convinte dell’ordine biologico dato e terrorizzate dalla possibilità che questo ordine venga sconvolto negli ambiti dell’istruzione, dove del gender si parla in modo problematico e aperto, e della cultura clinica, dove i percorsi da un sesso all’altro sono oggetto di attenzione e assistenza.

  

Che dire in classe di un tema che coinvolge il criterio della libertà e dell’autodeterminazione individuale? Che fare in clinica per il primo passo di un itinerario da femmina a maschio in una ragazzina che ha scelto per il cambiamento? Con quali ritrovati della chimica e della farmacopea facilitare la fine delle mestruazioni di una diciassettenne? Come si orienta l’intervento della psicologia clinica? Come trattare organi riproduttivi non accettati in quanto identificazione di genere nei casi di passaggio da maschio a femmina, nei casi di transgenderismo? Che impatto ha tutto questo nei rapporti educativi e di rispetto e di amore di una famiglia americana media?
      

Qui in Italia risolviamo questo dossier nell’opposizione tra una filosofia armocromatica dei diritti, si è ciò che si vuole essere e al diavolo la costrizione biologica, e il ribadimento assertivo dei diritti della famiglia cosiddetta naturale, padre e madre, maschio e femmina, non si scappa. Ne parliamo abbastanza distrattamente e obliquamente, come di una questione in ipotesi che riguarda cultura e legge, programmi scolastici e orientamenti libertari contro orientamenti conservatori. Ma le cose non sono così semplici, non è una discussione su un fenomeno virtuale. Non più. Si moltiplicano infatti i casi italiani, tra scuola, cultura di massa, scienze mediche governate negli ospedali da regole e personale pubblico, in cui il virtuale si fa reale, ciò che sembra ipotetico e lontano si fa ravvicinato e concreto. Forse è venuto il momento di saperne di più, di essere meno astratti e distratti, di capire che cosa vuole dire nella vita e nella cultura delle comunità familiari investite il cambiamento di sesso come frutto della autodeterminazione individuale e di un nuovo senso comune che destituisce di fondamento, in nome di quello che Ratzinger chiamò “l’Io e le sue voglie”, l’ordine biologico tradizionale e il suo collegato senso morale. E’ un caso molto complicato, che rimette tutto in discussione, e in quel tutto non c’è solo la libertà di alcuni di essere come desiderano, ma qualcosa di più nel mondo moderno e postmoderno, il nostro.  

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.