Il racconto

Braccianti e Potere al popolo sfilano contro il dl Cutro. "Schlein? E' come il resto del Pd"

Il corteo contro le nuove regole del governo sfila a Roma da piazza dell'Esquilino a piazza Madonna di Loreto 

Gianluca De Rosa

Eppure questo corteo colorato e pieno di cartelli a Elly Schlein sarebbe piaciuto. In onore ai principi del femminismo intersezionale, che accanto alle discriminazioni di genere ci mette tutte le altre, ribaltava le “perverse gerarchie sociali del nostro tempo”. Davanti le donne, nere , poi gli uomini, braccianti venuti da mezzo mondo, dall’Africa come dal Bangladesh o dal Pakistan, solo in fondo gli i bianchi, quelli che sostengono la causa “perché - dice Giuliano Granato, portavoce di Potere al Popolo - sfruttare gli immigrati significa creare un esercito di schiavi per abbassare per tutti, anche per gli italiani, le condizioni di lavoro”. Si manifesta contro il dl Cutro che arriverà in aula alla Camera martedì e che, dicono qui, “vuole renderci illegali cancellando la protezione speciale” che consente anche a chi non fugge da paesi in guerra di poter rimanere in Italia con un status che si affianca a quello propriamente di rifugiato. Un cartello rende bene l’idea “La Nigeria non è un paese sicuro”. Della serie: non ci sarà la guerra, ma lì non vogliamo tornarci”. Si canta: “Permesso di soggiorno, subito!”. 

Schlein che sui migranti quando era eurodeputata ha fatto le sue principali battaglie, però non c’è, dopo una mattinata alla Camera per la (ri)votazione del Def la segretaria è partita in direzione Liguria, l’attende un week-end elettorale  in vista delle amministrative. E a dire il vero la maggior parte dei braccianti immigrati che sono qui non sanno neppure chi sia. Agli italiani invece non piace. Dice Giorgio, 60 anni: “È solo un’operazione di maquillage, il Pd è sempre lo stesso partito che fino adesso ha votato per la guerra, ha fatto la Turco-Napolitano i decreti Minniti-Orlando, Schlein sulle cose fondamentali non sta cambiando nulla". Lo stesso dice Granato: “Parla una lingua incomprensibile, ogni volta che c'è un nodo balbetta, con l'inceneritore come con la guerra...". Mentre parla una signora lo interrompe: “Perché sull’autonomia differenziata? E sulla sanità?”. 

Solo Patrik Konde, leader sindacale ed ex braccio destro di Aboubakar Soumahoro, il leader dei bracciante che entrato in parlamento con gli stivali con Fratoianni e Bonelli, ora, dopo lo scandalo che ha coinvolto la cooperativa Karibou di sua suocera, qui è citato con un po’ di vergogna, dà fiducia alla segretaria dem: “Speriamo ci ascolti, di contatti non ce ne sono, ma lavoriamo per costruirli”. 

Al corteo c’è un entusiasmo caotico, ma coinvolgente. Per riuscire a partire da piazza dell’Esquilino il servizio d’ordine del movimento migranti e rifugiati impiega quasi un’ora. C’è da riuscire a mettere tutti in fila su via Cavour, e i manifestanti sono tanto euforici quanto disordinati. Intanto si comizia a braccio. Cori, applausi e schiamazzi. Salta all’occhio quanto siano gravi le ragioni della protesta - le morti nel Mediterraneo, la paura di essere rispediti da un momento all’altro in un paese dal quale si è fuggiti - e quanto però questo non fiacchi l’entusiasmo quasi ballereccio (il blocco sudamericano del corteo a dire il vero balla sul serio) dei manifestanti. “Questa è la rivoluzione”, dice contentissimo Moussa, 23enne ivoriano. A spiegare più nel dettaglio ai cronisti le ragioni della protesta ci pensa Stefano De Angelis, responsabile Usb per i lavoratori migranti che questa mattina ha partecipato a un incontro al Viminale: "Dall'indomani dell'uscita del decreto Cutro le comunità dei migranti hanno cominciato a organizzarsi per capire meglio gli effetti che questo potrebbe avere sulle loro vite. Al momento attuale, lo abbiamo rappresentato al ministero dell'Interno questa mattina, abbiamo il fondato timore che l'eliminazione della protezione speciale porterà decine di migliaia di persone nei prossimi mesi nell'irregolarità e nell'impossibilità di essere rimpatriati perchè molti hanno bambini nati in Italia. Questo produrrà cause e ingolfamento nei tribunali per i ricorsi dei lavoratori. Abbiamo chiesto l'apertura di un tavolo tecnico ". 

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