il bull factor del governo

Perché l'approccio da bulli sui migranti è destinato ad aggravare i problemi dell'Italia

Claudio Cerasa

Che differenza c’è tra gli slogan e la realtà? Protezione umanitaria e molto altro. Numeri per smascherare le balle

È il bull factor, bellezza. La battaglia parlamentare relativa alla revisione al ribasso della protezione speciale per gli immigrati portata avanti dalla maggioranza di governo ci dice qualcosa di interessante rispetto all’approccio miope scelto dall’esecutivo per gestire le politiche sull’immigrazione. Lo definiamo un approccio “miope” perché il problema della norma che punta ad abolire un particolare permesso di soggiorno riconosciuto ad alcuni richiedenti asilo che arrivano in Italia, la così detta protezione speciale, che non è una norma che esiste solo in Italia (una misura simile esiste in vari paesi europei, compresi Germania, Spagna e Paesi Bassi) e che tra l’altro è una norma introdotta nel 2018 dal governo guidato anche da Salvini (attraverso il primo decreto “Sicurezza”, che aveva eliminato la protezione umanitaria), è un tema che andrebbe affrontato più con la lente di ingrandimento dell’utilità che con quella della disumanità. E se si sceglie di concentrarsi su questo punto, si capirà facilmente perché il centrodestra, quando parla di immigrazione, non solo tende a offrire soluzioni destinate a peggiorare i problemi dell’Italia ma tende anche a rivolgersi agli elettori con la postura tipica di chi prova a prendere in giro un intero paese.

 

Non ci vuole molto a comprendere come una politica migratoria finalizzata unicamente a trasformare in irregolare una parte dei migranti regolari già presenti in Italia sia destinata ad avere come unico effetto non quello di disincentivare le partenze ma quello di far aumentare il numero di irregolari (Salvini ci provò anche nel 2018, da vicepremier e ministro dell’Interno del governo Conte, quando elaborò un famoso decreto “Sicurezza” finalizzato a trasformare in irregolari i richiedenti asilo, il cui risultato, se quel decreto non fosse stato spazzato via dalla Corte costituzionale, sarebbe stato quello di portare il numero degli irregolari da 500 mila a 620 mila: dati Ispi).

  

Non ci vuole molto a comprendere quanto l’idea che i richiedenti asilo siano l’emergenza numero uno del nostro paese sia un modo come un altro per sfuggire dalla realtà e tuffarsi nella propaganda (nel 2022 in Italia sono state presentate 77.195 richieste di protezione internazionale, a fronte delle 217.735 presentate in Germania, delle 137.505 registrate in Francia e delle 116.140 in Spagna).

  

Non ci vuole molto a comprendere quanto l’idea che il governo voglia “uniformarsi” sui grandi temi al resto d’Europa sia un concetto a metà tra il ridicolo e lo stravagante (concetto invero affascinante considerando le battaglie quotidiane combattute dalla destra nazionalista per non essere schiava dei “diktat” dell’Europa; vedi il Mes).

  

Non ci vuole molto poi a capire che governare l’immigrazione concentrandosi quasi esclusivamente sul pull factor, sui fattori cioè che spingerebbero i migranti a partire dalle loro terre, significa non rendersi conto che seguendo il ragionamento di Salvini e Meloni si potrebbe dire che l’aumento degli sbarchi in Italia negli ultimi mesi è coinciso con l’arrivo del governo Meloni e Salvini (non c’entra nulla, ovviamente, ma se al governo oggi non ci fossero Salvini e Meloni, entrambi i leader starebbero imputando al governo di turno di aver “spinto”, “invogliato”, “incentivato” i migranti a partire).

 

Trasferire l’attenzione dell’opinione pubblica sui problemi percepiti e non su quelli reali è il modo migliore per dimostrare al pubblico di aver risolto i grandi problemi di un paese ma significa inevitabilmente non interessarsi delle vere partite che dovrebbero attirare un governo desideroso di occuparsi di immigrazione rinunciando agli slogan e alla propaganda. Per esempio, come creare nuovi flussi regolari, essendo quelli di oggi insufficienti per la nostra economia. Per esempio, come rafforzare la politica dei rimpatri, dipendendo questa da accordi tutti da costruire in Europa.

   
Per esempio, come modificare il trattato di Dublino, essendo questo immodificabile senza l’aiuto dei paesi alleati di Meloni in Europa, che però desiderano fortissimamente che sia il  paese d’approdo quello obbligato a farsi carico delle richieste di asilo. Per esempio, come rispolverare una recente idea di Meloni, che aveva suggerito di presidiare il Mediterraneo a livello europeo rimettendo in piedi l’operazione Sophia, che guarda caso però  da quando sono aumentati gli sbarchi Meloni non cita più, forse perché qualcuno, come ha scritto Luca Gambardella sulle nostre pagine, deve aver spiegato alla premier che se schieri navi militari nel Mediterraneo queste saranno obbligate a portare i migranti in difficoltà nel porto sicuro più vicino, che spesso coincide con il porto italiano).

 

Continuare a seguire questo approccio, continuare a fare i bulli trasferendo l’attenzione dell’opinione pubblica sui problemi percepiti e non su quelli reali, può aiutare dunque a offrire qualche biscottino al proprio elettorato ma alla lunga è anche il modo migliore per ricordare una verità difficile da non mettere a fuoco quando si misura la distanza che vi è tra la propaganda e la realtà. E la verità è questa: la vera emergenza, per l’Italia, è avere un governo deciso a gestire l’immigrazione non come un tema da risolvere con provvedimenti strutturali, ma come un’emergenza da risolvere con provvedimenti spot. E’ il bull factor, bellezza.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.