L'editoriale

No, non è così che si fa opposizione al governo Meloni

Giuliano Ferrara

Fuori luogo le polemiche sul Mes e  sull’italianità dei martiri delle Ardeatine. Sono altri gli argomenti per opporsi  a questo governo in nome dell’interesse nazionale

Meloni merita di essere contrastata da un’opposizione pugnace, con argomenti buoni, però. Qui invece si fa molta confusione, e Repubblica è come al solito il gran giornale-tribuna della confusione. La bella confusione, come direbbe Francesco Piccolo? No, bruttina. Partiamo dalla questione più rilevante e carica anche di ricordo e di emozione, le Fosse Ardeatine. La suola storica dei miei genitori gappisti e comunisti, dei Trombadori, dei Bufalini e degli altri non avrebbe eccepito con grida scandalizzate alla frase secondo cui i martiri delle Ardeatine “furono uccisi per rappresaglia solo perché italiani”. Basta leggere le Lettere dei condannati a morte della Resistenza per constatare che l’identificazione della guerra di Liberazione con il patriottismo fu pressoché totale. Basta leggere “Una scelta di vita”, il colossale memoir di Giorgio Amendola, per capire che la logica del Comitato di liberazione era “nazionale”, allora non era vietato dire il paese o alla anglosassone questo paese, this country, ma non usava.

 

Non eravamo the public, in senso liberale, eravamo nazione insorta, benché minoranza eroica e divisa e con tante magagne come in ogni guerra civile che si rispetti.


Gli italiani a disposizione di Kappler, anche secondo le liste che li designavano per il martirio, erano in grandissima parte antifascisti, partigiani, ebrei, ma furono uccisi in quanto le forze di occupazione tedesche volevano far fuori dieci italiani per ciascuno dei morti del battaglione Bozen, colpito in un’azione armata in via Rasella. Letteralmente, italiani, italiani da fucilare. Nessun antifascista candidato all’eccidio, e nessun ebreo, e nessun partigiano, avrebbe eccepito di non essere italiano. Casomai, visto che gli incolti antifa del momento si eccitano nel designare l’italianità come caratteristica precipua dei Buffarini Guidi, dei Caruso e degli altri funzionari italiani che erogarono le liste al comando tedesco, cercando di alludere al presunto imbarazzo di Meloni nel confondere le cose italiane tra sostenitori e oppositori dell’occupazione nazista della città di Roma, quelli non erano italiani ma fascisti. Contestabile, controverso, assolutorio, forse, ma certo nella gara a chi era più italiano, o italiano e patriota senza discussione, bè, chi combatteva i nazisti e ne subì le dure ultimative conseguenze arriva in testa. Chiaro?


Per venire a bellurie di relativa importanza, l’altro argomento specioso è quello che riguarda il Mes. L’Italia lo ratificherà, ma solo quando sarà il momento, dopo un’attesa che si vuole, da parte del governo, fruttificante, e con qualche dubbio. Normali meccanismi negoziali intereuropei. Niente di che ideologizzare, con quel farsi e dirsi liberali e mercatisti che francamente ha rotto un po’ le balle. Draghi ha governato per un anno e mezzo, liberalmente e riformisticamente, efficacemente e laconicamente, in grande spolvero e stile di stato e di mercato, in mezzo a riconoscimenti e lodi della comunità internazionale, per non dire dell’Europa, senza sentire il bisogno di ratificare il meccanismo celebre, visto che guidava un governo di unità nazionale all’interno del quale, tranne Meloni, c’erano tutti, anche i nemici storditi e ottusi del MES. Durante quel periodo le tre maiuscole fatali, MES, sono state messe in soffitta, senza nemmeno il bisogno di dirlo. Perfino i libbberali con tre bi sanno benissimo che la politica ha le sue esigenze, che il MES non è l’alfa e l’omega dell’europeismo, e che a furia di idolatrarlo si finisce nel neuropeismo. Io farei più attenzione ai quattrini già stanziati per la trasformazione strutturale del paese, dell’Italia o della nazione, come volete e preferite, e darei una scossa al bravo democristiano, Raffaele Fitto, incaricato di coordinare gli sforzi attuativi, scudisciando il Gran Biscotto Salvini per eventuali ritardi. Ecco un buon tracciato di argomenti per opporsi senza strepito, efficacemente, al governo Meloni in nome dell’interesse nazionale. Altro che.     

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.