Politica e televisione

Il Cav. Meloni. Il fattore Mediaset (e la pubblicità della partecipate) cambia la linea di Forza Italia

Carmelo Caruso

Ci sarebbero i progetti di fusione tra Rai e Mediaset dietro la svolta governista di Berlusconi. Il ruolo di Gianni Letta (in passato svolto da Bruno Ermolli). I tormenti del Cav. che pensa di nuovo al partito unico

Per restare l’imprenditore Berlusconi, si trucca ora da Cavalier Meloni. E’ Giorgia Meloni l’ultimo cosmetico di Berlusconi. E dicono infatti che sia per amore di Marina, Pier Silvio e degli altri figli,  per avere la pubblicità delle  partecipate di stato, che Berlusconi si sia ancora una volta affidato alle cure dei suoi visagisti di fiducia, Gianni Letta e Luigi Bisignani, la vecchia “ditta”, dopobarba e nomine, “Gianni e Gigi, da quarant’anni insieme”. A Vittorio Sgarbi ha confidato: “Alle prossime elezioni avrò novant’anni” e aggiunto: “Non potrò essere io il leader di Forza Italia e Forza Italia non potrà più chiamarsi Forza Italia”. A giorni alterni pensa che serva “il partito unico” e il giorno dopo immagina il  Partito repubblicano. Forza Italia si è trasformata in Forza Meloni e per gli uomini della premier la ragione è una: “La roba”.


Il 18 aprile Mediaset presenterà il suo bilancio aziendale. Nel 2022 i ricavi lordi pubblicitari hanno sfiorato quasi i due miliardi. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina il mercato pubblicitario è un mercato in ribasso. Basta sfogliare i quotidiani e accorgersi che le uniche pagine pubblicitarie rimaste sono quelle acquistate dalle grandi società partecipate: Eni, Enel, Terna, Poste. Vale anche per la televisione. L’ostinazione di Berlusconi nel volere Paolo Scaroni  a presidente di  Eni si motiva con la necessità di avere un suo presidio e con la volontà d ridimensionare il ruolo di Claudio Granata, numero due di Claudio Descalzi. 

 

Il solo che può garantire a Berlusconi, alla famiglia, una continuità pubblicitaria, l’unico che può piegare la partita delle nomine, e farlo  a suo favore, è Gianni Letta. E’ un antico incarico che ha ricoperto per anni, prima della sua scomparsa, Bruno Ermolli, figura tra le meno note degli amici di Berlusconi, ma in realtà il superconsulente che approvvigionava Mediaset di spot. Curava i rapporti con i direttori della comunicazione delle partecipate: strette di mano e milioni. C’è insomma ancora la “roba” come ruga e Meloni è ora la cipria che la copre sul volto di Berlusconi, che è sempre il volto dell’impero. Mediaset è infatti una televisione che sta cercando una nuova strada. Il mercato televisivo è cambiato ed è destinato a mutare ulteriormente. La Rai è  un’incognita e non solo per i costi industriali.  Matteo Salvini continua a ripetere di volere abolire il canone.

 

E’ un paradosso ma Mediaset ha bisogno della Rai. Sono chiamate entrambe a sfidare le piattaforme digitali, Netflix e Amazon. Fedele Confalonieri e Gina Nieri, i due capitani di vascello di Mediaset, restano dell’opinione che una Mediaset senza Rai è una Mediaset indebolita. Per restare ancora centrali in Italia, i due poli hanno bisogno l’uno dell’altro come Berlusconi ha ora bisogno di Meloni. La Rai deve inoltre cedere quote di Rai Way. E’ una cessione che serve ad assicurare la stabilità economica dell’azienda. Rai Way è una partecipata della Rai, detiene le torri che trasmettono il segnale. Proprio oggi la Rai dovrebbe designare i due nomi di vertice da proporre al cda di Rai Way. I due nomi, salvo colpi di scena, sono quelli di Giuseppe Pasciucco come futuro presidente (è attuale capo staff dell’ad Carlo Fuortes) e di Roberto Cecatto, al momento direttore delle infrastrutture immobiliari Rai. Quest’ultimo è ritenuto vicino alla Lega. Entrambi si troveranno a dover maneggiare il dossier Rai Way. E qui torna Mediaset.

 

Da anni Rai e Mediaset inseguono una storica fusione: l’obiettivo comune è costruire un colosso unico delle torri. Berlusconi pensa come Gianni Agnelli (ma quella era la Fiat) che “ciò che va bene a Mediaset, va bene all’Italia”. A Forza Italia deve dunque andare bene quello che va bene a Mediaset. Dicono che pure Letta (che in silenzio ha atteso il suo momento, il suo ritorno a corte)  continui a spiegare a Berlusconi che, in questo scenario, “la destra dovrebbe diversificare l’offerta” e che il partito unico non sia una scelta saggia. E lui, Berlusconi, raccontano che annuisca e che a volte pensi: “E’ vero. Serve il partito repubblicano per attirare i voti che non riesce ad attirare Carlo Calenda al centro”. Altre volte invece ritratta e conclude: “Non ci resta che fare un partito unico con Meloni”. Ma Meloni perché dovrebbe farlo con Forza Italia?

 

C’è la possibilità di immaginarlo con Salvini e sarebbe, pensa un senatore di FdI, un “giusto e mutuo soccorso”. Ma Forza Italia oggi chi soccorre? E’ il pronto soccorso di Mediaset o è l’osteopata di FdI? Il vento è cambiato. Adesso per ordine di Berlusconi, il Cavalier Meloni, “si deve essere in prima linea a favore del governo” e professare obbedienza.  Antonio Tajani, che fino a pochi mesi fa era il “povero Tonio”, il “Mahatma Tajani”, ha ripreso prestigio all’interno di Forza Italia così come l’ex capogruppo Paolo Barelli e pure Deborah Bergamini, altra donna Mediaset. Da lontano, il re, nelle ore discrete, dicono si guardi allo specchio e ripeta: “Tra quattro anni sono novant’anni”. A quel punto apre la sua trousse e guarda gli ombretti di governo, tutte le volte che è stato responsabile. C’è il Monti “blu Bocconi”, il Letta jr “terra di Siena”, il Renzi “viola glicine”, il Draghi “grigio fumo francoforte” e infine l’ultimo. E’ il giallo Meloni, scatola formato famiglia. Si trucca e chiede: “Cara Giorgia, così governativo ti piaccio? Dimmi? Ti piaccio?”.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio