Vorrebbe parlarne a Joe Biden. Nell’attesa, solleva il tema col presidente degli Emirati Arabi Uniti e con quello israeliano, ne discute con l’emiro del Qatar. E poi le sollecitazioni alle nostre ambasciate, a Washington e non solo, e i dispacci ai funzionari italiani presso il Fondo monetario internazionale. Quei 2 miliardi scarsi da prestare alla Tunisia stanno diventando un’ossessione, per Giorgia Meloni. Perché sa che è da lì che, se si potrà, si dovrà fermare l’esodo africano verso le coste siciliane. E forse perché, dopo aver rivendicato con patriottica baldanza dei presunti successi sull’immigrazione all’ultimo Consiglio europeo, la premier si accinge al prossimo, quello del 24 marzo, con l’inquietudine di chi sa che non ci sarà alcuna svolta, anzi.
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