Nomine

Meloni di Stato. La scelta del successore di Frattini mostrerà il suo metodo di governo

Carmelo Caruso

L'esecutivo è chiamato a scegliere il nuovo presidente del Consiglio di stato. Secondo prassi il nome è quello del magistrato più anziano. In passato Renzi sparigliò

Giorgia Meloni sta cercando i suoi dirigenti “bravi” e “competenti”. Ma chi è il più bravo e competente? Esiste un caso di scuola. Riguarda il Consiglio di stato. La sventura ha infatti liberato una presidenza snodo della repubblica. E’ quella rimasta vacante dopo la scomparsa prematura di Franco Frattini. Secondo la “prassi” la nomina è già fatta. Il magistrato più anziano. Si tratta di Luigi Maruotti, attuale presidente aggiunto. I suoi colleghi faranno il suo nome. E’ la “prassi”. Ma perché un governo che vuole cambiare il paese deve rifarsi alla “prassi”? E qual è la figura migliore? L’anziano funzionario, a pochi anni dalla pensione, o il “giovane” che può avere un mandato lungo, ma che ha il difetto, si crede, di sgomitare e accreditarsi con la politica? Quello che continuiamo a chiamare spoils system (e chiamiamolo in italiano, nomine!) è un grande problema culturale.


Si continua a parlare di nomine perché è qualcosa che va oltre al “tolgo i tuoi e metto i miei”. Chiama in causa l’irrisolto nazionale: ambizione contro presunta indipendenza, presunta indipendenza contro legittima aspirazione. In questi giorni il governo ha  cambiato racconto. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, dopo aver invocato il “machete” contro il vertice della Pa lo ha riposto nel fodero. In un’intervista ad Avvenire ha parlato di Alessandro Rivera, direttore del Tesoro, e Biagio Mazzotta, ragioniere dello stato, come “il meglio della dirigenza pubblica italiana”. Prima di questa intervista Rivera, secondo FdI, era “espressione della sinistra” e Scalera, possibile soluzione di Giorgetti al posto di Rivera, non è altro che la sua “copia”. Premesso che ogni nomina, come ricordava Silvio Berlusconi, produce “un ingrato e quattro nemici”, la questione vera è un’altra. Il governo Meloni come sceglie?

 

Si vada al Consiglio di stato, la scuola d’Atene del diritto italiano. Consiglieri di stato sono per intenderci l’attuale segretario generale della presidenza del Consiglio, Carlo Deodato. Lo è anche Francesca Quadri, attuale capo del Dagl. Il consigliere di stato senza dubbio più conosciuto è Roberto Garofoli, l’ex sottosegretario di Mario Draghi. Altri nomi eccellenti sono quelli di Giuseppe Chiné, ex capo di gabinetto del Mef oggi in Sicilia al Cga. E poi Stefano Varone, capo di gabinetto di Giancarlo Giorgetti al Mef… L’elenco è lunghissimo.

 

E’ un organo che recentemente è stato scosso dalla vicenda Tedeschini, avvocato arrestato per presunte sentenze pilotate al Tar. In passato uno dei filoni d’inchiesta del caso Amara riguardava sempre questo organo. Il Consiglio di stato ha una doppia natura. E’ l’ultimo grado della giustizia amministrativa e offre pareri giuridici al governo che di fatto nomina il suo presidente, sentito il parere Consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa (Cpga). Sembra farraginoso ma non lo è. Proviamo a farla più semplice. Questo Cpga non è altro che il Csm del Consiglio di stato e del Tar. Passiamo alla nomina del successore di Frattini. La procedura è questa. Meloni farà una richiesta al Cpga. Il Cpga darà il nome del più anziano come vuole la “prassi”. Il più anziano è oggi Luigi Maruotti, presidente aggiunto. E’ il più anziano secondo un criterio speciale.

 

Al Consiglio di stato l’anzianità viene calcolata da quando si entra in questo organo. Un magistrato che ha lavorato nel penale, fuori dalla giustizia amministrativa, non accumula anni di anzianità; anni che gli permettono di scalare l’organo. Dopo Maruotti i più anziani sono Carmine Volpe, ex presidente del Tar del Lazio. Un altro è Luigi Carbone che è stato capo di gabinetto del Mef con Giovanni Tria, ma già consigliere giuridico con Amato, Bassanini. E’ molto apprezzato da questo governo. Lo può scegliere?

 

Maruotti guiderebbe il Consiglio di stato per un tempo limitato, prima della pensione, lasciando così ai giovani la speranza dell’avvicendamento. Un mandato assegnato a Carbone sarebbe chiaramente un mandato nel tempo. Spiega un emerito di diritto: “L’anzianità è in certi casi un criterio paralizzante, ma in organi così delicati permette distanza dalla politica”.  Se non si scegliesse per anzianità si teme  la corsa all’accreditamento di consiglieri che “hanno una frequentazione con la politica”, ma un funzionario a un anno della pensione, ed è l’obiezione all’obiezione, perché dovrebbe sferzare colleghi, dare una sua impronta?

 

Come si è detto il Cpga farà il suo nome e Meloni dovrebbe ratificarlo. Che potere resta alla politica? Renzi, da premier, ha fatto diversamente. Chiese al Cpga una rosa, anziché un nome. Il più anziano era Stefano Baccarini mentre il secondo era Alessandro Pajno. Renzi scelse Pajno sparigliando e scatenando polemiche. In maniera discutibile ha esercitato una sua prerogativa.  Il criterio dell’anzianità nella magistratura è ormai stato ampiamente superato eccetto che al Consiglio di stato e alla Corte dei conti. La morale. Un giovane punta tutto sulla pensione dell’anziano. L’anziano scommette tutto sulla non belligeranza del giovane. E’ un esame di governo. Meloni cosa farà: sceglierà di non scegliere?  

 

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio