“L'Italia deve fare la sua parte per l'Europa”. Il direttore del Mes confuta la propaganda di Meloni

Valerio Valentini

La premier dice che "c'è un motivo se nessuno ha mai fatto ricorso al Fondo salva stati". Infatti cinque paesi lo hanno già usato. E sulla bufala dei "soldi bloccati", risponde direttamente Gramegna, nuoco capo del Fondo: il Mes serve proprio a tutelare i paesi più indebitati

La tesi, per quanto edulcorata, è un vecchio refrain della propaganda sovranista: “Dovremmo riprenderci i soldi che abbiamo investito nel Mes, visto che tanto non li usiamo”. Anche Giorgia Meloni, in una capriola un poco imbarazzata con cui ha aperto alla ratifica del trattato, l’ha ripetuta: “Che noi si approvi la riforma o no, il Mes non è mai stato utilizzato da nessuno. E perché noi abbiamo miliardi di euro bloccati in un fondo al quale non accede nessuno?”.

Già la premessa è sbagliata: perché al Mes hanno fatto ricorso, negli anni, ben cinque paesi (Spagna, Portogallo, Irlanda, Cipro e Grecia). Ma che l’assunto generale sia scombiccherato lo ha spiegato molto bene Pierre Gramegna, il nuovo direttore del Mes. Il quale, intervistato dal quotidiano tedesco Die Welt due giorni fa, parlando dei rischi che i paesi fortemente indebitati corrono per via del rialzo dei tassi da parte della Bce, ha spiegato bene l’utilità del Mes: perché anche quei paesi, negli ultimi anni, hanno avuto la possibilità di indebitarsi a costi assai meno onerosi che non in passato. E l’esempio citato da Gramegna è emblematico: “Guardiamo all’Italia. La spesa per interessi è molto più bassa oggi di quanto fosse dieci anni fa. E non dobbiamo preoccuparci per l’Italia ora”.

Perché una delle funzioni fondamentali del Mes è proprio questa: ridurre i rischi connessi all’alto debito degli stati membri, proprio tramite quel “portafoglio d’emergenza” di 700 miliardi di capitale sottoscritto a cui l’Italia partecipa per il 18 per cento (anche se il capitale effettivamente versato è di soli 80 miliardi, di cui 14 dall’Italia). “Se il Mes non esistesse, bisognerebbe inventarlo il più presto possibile”, dice infatti Gramegna, in riferimento a eventuali future tensioni finanziarie. E per questo, ha aggiunto, c’è bisogno che il nuovo Mes diventi operativo al più presto, anche per discutere di come farlo evolvere e perfezionarlo. “L’Italia deve fare la sua parte per rendere l’Europa pronta alle prossime crisi”, ha ribadito Gramegna. “Ma confido che l’Italia, che ha partecipato alle negoziazione della riforma, adempia ai suoi obblighi, e che ratifichi il trattato”. Dispaccio per Palazzo Chigi. 

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.