(foto Ansa)

l'intervista

Picierno: "Gli attacchi dell'Iran dimostrano che il regime ha le ore contate"

Luca Roberto

Parla la vicepresidente del Parlamento europeo, finita nel mirino del ministero degli Esteri di Teheran per le dichiarazioni contro l'esecuzione di Mohsen Shekar: "L'Ue sta dimostrando grande vicinanza ai manifestanti, ma gli stati membri devono fare di più"

Dice che la reazione del ministero degli Esteri iraniano nei suoi confronti è la prova che "alzare la voce serve, soprattutto quando a farlo sono le istituzioni". E che gli scritti di vicinanza che i ragazzi e le ragazze iraniane le stanno inviando in queste ore dimostrano che si deve fare ancora di più, perché il regime di Teheran "con questi comunicati deliranti si sta dimostrando debole: ha le ore contate". Pina Picierno è vicepresidente del Parlamento europeo. Ieri ha pubblicato un tweet di condanna contro l'esecuzione di Mohsen Shekar, il primo dei manifestanti giustiziati dal regime khomeinista dopo l'innesco delle proteste di piazza che hanno seguito l'uccisione di Mahsa Amini. Tanto è bastato perché il ministero degli esteri iraniano reagisse con un comunicato in cui dice di aver "mostrato grande moderazione e impiegato metodi antisommossa proporzionati" contro chi è sceso in piazza. "Al contrario di molti regimi occidentali che diffamano e reprimono con la violenza i manifestanti pacifici". Ma soprattutto ha ammonito l’occidente a “smetterla di ospitare, sostenere e incoraggiare i terroristi” invece di “mostrare la sua ipocrsisia con dichiarazioni politicizzate”. Nel tweet del regime erano taggati oltre a Picierno anche la ministra degli Esteri della Germania Annalena Baerbock e i ministeri degli Esteri di Francia e Austria. 

 

Un tentativo di intimidazione che ha fatto sì che Picierno, in queste ore, ricevesse attestati di solidarietà da parte di un fronte trasversale di forze politiche. "Quando ho iniziato questo mio percorso all'interno delle istituzioni europee mi sono detta: non deve accadere mai più che restiamo indifferenti rispetto a delle lotte per la conquista di libertà, democrazia e diritti civili", dice Picierno al Foglio. "Come Parlamento europeo abbiamo fatto tanto in queste settimane. La nostra attenzione è sempre stata rivolta al coraggio delle ragazze e dei giovani iraniani. Su questo punto, così come sulla guerra in Ucraina, la presidente Metsola è stata molto chiara", aggiunge l'esponente dem. Si poteva, però, fare qualcosa in più a livello comunitario? "Credo che dal punto di vista dei vertici ci sia stata una risposta appropriata. Ma lo stesso coraggio è mancato ai paesi membri. E anche il fatto che adesso il regime se la prenda con alcuni paesi dice molto sul fatto che in molti hanno preferito non esporsi".

Ma non è semplicemente una questione che riguarda la necessità o meno di fare pressioni dal punto di vista diplomatico. Il tema è anche se nel frattempo, all'interno delle società europee, si sia fatto largo quel lusso dell'indifferenza verso cosa succede in Iran che impedisce di rendersi conto della gravità della situazione. Di capire che è un simbolo anche per i valori dell'occidente. "Io penso – sottolinea Picierno – che una grande funzione ce l'abbiano anche i giornali, gli artisti, gli intellettuali. Perché la presa di coscienza è il prima passo per capire che non possiamo restare indifferenti rispetto alle esecuzioni e allo spargimento di sangue. Anche perché da qui in poi ce ne saranno altre. Non possiamo volgere la testa dall'altra parte".

 

Quando nel 2014 si trattò di difendere i diritti di chi scendeva in piazza per Euromaidan, l'Europa si mostrò fredda. A distanza di otto anni il continente ha capito che i fatti di allora sono inestricabilmente legati all'oggi. "Con l'Ucraina abbiamo dimostrato che laddove si parla di difesa della libertà e della democrazia, l'Ue c'è", è il pensiero della europarlamentare europea. Secondo cui il grande errore degli ultimi vent'anni è stato quello di "espungere il tema dei diritti dalla nostra politica estera. All'esportazione della democrazia non ci ho mai creduto, ma quando sei portato a credere che il progresso derivi dagli scambi commerciali, ti ritrovi a dover fare i conti con Russia e Cina che questo assunto lo smentiscono". In tutto questo bailamme, poi, non è che le relazioni con l'Iran siano facili già di per se, visti i conflitti sul nucleare e le sanzioni erogate già prima che il Nucler deal venisse stilato. Con i regimi, in definitiva, bisogna parlarci? "Il tema del rispetto dello stato di diritto deve essere centrale. Senza fare di tutta l'erba un fascio", risponde allora Picierno. "Perché il caso dell'Iran così come della Turchia dimostrano che questi paesi sono ricchi di energie da valorizzare, al di là dei regimi e delle autocrazie da cui sono governati".