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La Lega Nord si è demolita al Sud. A Salvini è rimasto solo l'arancino/a

Carmelo Caruso

Il sogno del partito nazionale è naufragato. Il caso Nappi, pro condono, a Napoli. In Sicilia è faida vecchia e nuova guardia. In Sardegna è fuga. In Calabria solo potentati. I congressi intanto si rinviano

Se costruisse il Ponte di Messina, come ha costruito la Lega al Sud, il rischio è la strage. Il migliore dirigente che Matteo Salvini ha selezionato nel meridione, e non è ironia, si chiama Severino Nappi ed è il consigliere regionale del manifesto di Ischia “Condono subito”. E’ un docente universitario che si sta prendendo gli sputi di tutti così come se li era già presi quando la Lega, alle  comunali di Napoli, non è riuscita a presentarsi. Mancavano le firme. E’ tutta colpa di Nappi o di un partito che ha accettato di mettere il suo simbolo sotto la frase “Condono subito”? Insieme a Nappi, che ha fatto opposizione, vera, a Vincenzo De Luca, al sud, della Lega, sono rimasti solo camerieri. L’unica ragione che spinge Salvini sotto Roma sono gli arancini.

 

In Campania il suo riferimento è Pina Castiello, sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento, una  che si è imposta grazie al sostegno politico di Enzo Nespoli. Si tratta dell’ex sindaco di Afragola, ex senatore di An, con  una storia giudiziaria tormentata. Prima dell’ascesa della Castiello, la Lega aveva valorizzato l’europarlamentare Lucia Vuolo, ma pure il suo consenso era di “carta”. Alle elezioni comunali di Pagani non è riuscita a fare eleggere neppure il fratello. E’ passata in Forza Italia e la sua prima decisione è stata licenziare la figlia di Nespoli, sua collaboratrice.

 

A Varese, a Bergamo, a Milano (ieri, l’europarlamentare Silvia Sardone è stata nominata commissaria della Lega Milano; significa che il congresso è rimandato) cosa devono pensare della “Lega forza Condono”, di questo “partito Blablacar”? Pensano questo: “Nelle nostre province abbiamo una soglia di abusivismo che si aggira intorno 3 per cento, mentre al sud la cifra è del 40 per cento. Noi siamo un’altra cosa”. La Lega nazionale non è mai esistita. Esistono invece contatti diretti con il capo come nel caso di Domenico Furgiuele, in Calabria, oggi vicecapogruppo di Riccardo Molinari, primo firmatario del famoso ddl sui matrimoni in chiesa.

 

In quella regione la Lega è stata implorata dal presidente Roberto Occhiuto di fare il nome di un assessore, “almeno uno”, per sostituire Tilde Minasi eletta senatrice. Salvini ha scelto Emma Staine per mettere pace. Furgiuele sponsorizzava Grazia Iannini, ma solo per contrastare il presidente del Consiglio regionale della Lega, Filippo Mancuso, che, a sua volta, non parla con Furgiuele, ma tantissimo con Fdi e Fi. Anche in Calabria si parla di ulteriori uscite come avvenuto in Sardegna. Un’altra consigliera regionale, poche ora fa, ha lasciato. Il suo nome è Annalisa Manca.

 

A Varese, durante i funerali di Bobo Maroni, un leghista perbene si è avvicinato e ha chiesto: “Perché al Foglio non parlate bene della Lega? Guardate che c’è una Lega bella da raccontare”. Ha ragione quel militante. Lo abbiamo accarezzato prima di rispondergli che quella “buona” Lega è la stessa Lega di Salvini a non volere che venga fuori. E’ lui che “umilia”  i suoi dirigenti.

 

In Sicilia, a Catania, Fabio Cantarella, il primo consigliere comunale dell’isola ad attacchinare, a prendersi gli insulti, i fischi, il primo a meritarsi di entrare nella segreteria nazionale, è stato costretto a rilasciare un’intervista, al corsaro Livesicilia, contro il suo segretario regionale: “Da 406 giorni non viene convocata una riunione di partito. Da 406!”. Quel segretario è Nino Minardo, oggi presidente della Commissione difesa alla Camera, un altro che è stato scavalcato da transfughi. Gli assessori regionali della Lega sono oggi due. Uno è Mimmo Turano. E’ passato alla Lega a ridosso delle elezioni. In pochissimi giorni ha ottenuto quanto un militante, un tempo, nella Lega di Bossi – una Lega che puniva, peggio di Salvini, ma che sapeva premiare meglio di Salvini – otteneva dopo un percorso lunghissimo. In Puglia, perfino Massimo Casanova, il proprietario del Papeete, uno che per il suo segretario ha dato più di quanto ha ricevuto, è infelice di questo partito. Il nord si perde, il sud è sbaraccato e Salvini lo chiama ancora partito. E’ più fatiscente delle case di Casamicciola.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio