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Sfascio Salvini. In Europa il gruppo è in crisi, in Italia è fuga verso Calenda

Carmelo Caruso

Il Terzo Polo è la terra promessa dei leghisti lombardi smarriti. Calenda dialoga con Fedriga, Zaia contro l'oscurantismo del segretario. All'Europarlamento scatta la paura di non essere riconfermati. Il malumore della base contro Valditara

Milano. Solo la guerra fa più migranti di lui. La Lega di Matteo Salvini è la nostra nuova Africa, l’equatore della rabbia e della fame. In Europa, la stella, l’europarlamentare Silvia Sardone, non si ritiene “valorizzata”. In Campania, il segretario, Valentino Grant, sta cercando, in silenzio, una nuova nave e una nuova bandiera. In Lombardia, i consiglieri regionali guardano al Terzo Polo come i disperati guardano in mare alla Ocean Viking. Umberto Bossi, da un letto d’ospedale, ha fatto sapere che il Comitato Nord va avanti. L’unica grande opera per cui Salvini rischia di passare alla storia non è il Ponte sullo Stretto, ma il rifugio antiatomico di via Bellerio.


Siamo venuti, a Milano, al Pirellone, sede del Consiglio regionale, e abbiamo ascoltato il “migrante zero” della Lega. Si chiama Gianmarco Senna, uno dei leghisti più votati delle scorse regionali, uno che stava per essere candidato, da Salvini, per sfidare Beppe Sala. Era tra i più cari amici del segretario ma il segretario non lo ha neppure chiamato per chiedergli: “Ma è vero che te ne vai? Ma scherzi? Cosa ti è preso?”. Quando è in difficoltà il suo metodo è la contumacia. Senna è passato ad Azione di Calenda che è ormai come la Svezia per i libici. Il vicepremier non ha compreso che la sua Lega somiglia a Lampedusa. Abbiamo chiesto a Calenda se sia vero, ed è vero, che altri leghisti stiano citofonando, e lui: “Tanti bussano alla nostra porta, ma noi puntiamo alla qualità”. Ha anche aggiunto che in Friuli-Venezia Giulia dialoga con Massimiliano Fedriga. Alla domanda, sempre del Foglio, “vuole appoggiare Fedriga?”, Calenda ha risposto, ancora, “dialoghiamo”. Salvini cosa ne pensa? E’ a conoscenza? Chiederà a Fedriga, oggi al Federale, di mostragli le chat? C’è una tratta di cui il ministro Matteo Piantedosi dovrebbe occuparsi. E’ la tratta dei leghisti che cercano di oltrepassare la frontiera Salvini. In Lombardia Senna è solo l’avanguardia.

 

Ci sono almeno altri tre consiglieri regionali che guardano ad Azione. Sono Federico Lena, Roberto Mura, Antonello Formenti. Attratta dalla candidatura della Moratti, la vecchia Lega sta per allestire una lista. E’ il gruppo che fa capo a Gianni Fava. Domenica 3 dicembre al Castello di Giovenzano, in provincia di Pavia, ci sarà invece la prima riunione del Comitato Nord, la corrente di Bossi. Per permettere a Bossi di partecipare, e sarebbe un’uscita storica, è stata spostata la data. E’ il Comitato, va ricordato, diffidato da Salvini per utilizzo improprio dei dati personali. Che il Comitato vada avanti dimostra che le diffide di Salvini valgono meno delle poesie di strada e che Bossi non era solo un “prestanome”. La Lega lombarda si interroga, e seriamente, sulle intenzioni di Angelo Ciocca. Insieme all’ex segretario lombardo, Paolo Grimoldi, è la figura operativa della corrente. E’ un europarlamentare da centomila preferenze. Anche per lui si parla di Terzo Polo. Viene detto, da una parte, perché si teme e, dall’altra, perché si vuole alimentare la diceria e dunque espellerlo. Quello che non si dice è che su 21 europarlamentari leghisti, alle prossime elezioni europee, ne resteranno, se va bene, meno di 9. Chi compulsa le televisioni vede con frequenza il volto della Sardone. E’ una leghista da oltre cinquantamila preferenze e soffre perché voleva tornare in Italia con un incarico di governo. Soffre l’altra europarlamentare Annalisa Tardino. Per tacitare alcuni leghisti rottamati, Salvini si è inventato i play off del parlamentare escluso. Enrico Montani, Cesare Pianasso, Marzio Liuni sono stati incasellati nelle segreterie dei presidenti di commissione. L’ex senatrice Valeria Alessandrini al ministero dell’Istruzione. Diverso è il caso di Angela Colmellere. Averla estromessa stava provocando una sommossa in Veneto. Anche lei è stata recuperata all’Istruzione, un ministero vulnerabile. Tra i leghisti viene fatto notare che tra agosto e settembre sono arrivate nella casse del partito ingenti donazioni da parte di istituti privati. Un deputato: “E’ come se si sapesse già che quel ministero sarebbe andato a Valditara”. E’ un ministro malsopportato dalla base. E la base è infuriata a Varese.

 

Mentre scriviamo è arrivata la notizia che il congresso provinciale è stato indetto. Singolare il giorno della notizia: la vigila dei funerali di Bobo Maroni, ancora più discutibile la data del congresso: il 4 dicembre. Dieci giorni di tempo. Salvini agisce così: o li rimanda o quando li convoca sceglie il last minute. Ma c’è un’ulteriore breccia e riguarda il Parlamento. Il ddl sui matrimoni, 20 mila euro a chi si sposa in chiesa, era a firma Furgiuele. E’ il vicecapogruppo di Riccardo Molinari. O si voleva costruire l’incidente oppure, e dicono che per Salvini si tratta di questo, si è di fronte all’omesso controllo da parte di Molinari. C’è un’altra spiegazione. Quel ddl è la “caverna” della Lega che rifiuta Luca Zaia. Il suo libro “I pessimisti non fanno fortuna” (Marsilio) per Salvini è “eversivo”. C’è una parte sui giovani che sembra scritta contro il suo bidone social: “La narrazione nazionale che li vuole protagonisti di una società allo sbando va sfatata”. Nessun leghista farà dimettere Salvini. Faranno di peggio. Faranno di peggio. Gli costruiranno una finta scenografia come nel film Good Bye Lenin facevano i figli con la madre. Il regime comunista era caduto ma lei poteva immaginare ancora che Lenin fosse il capo.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio