Verso le regionali

Il Pd in Alfetta. La gara lombarda per non candidarsi. Pisapia tallonato. Cottarelli ormai in garage

Carmelo Caruso

Si va verso le primarie. La società civile chiede all'ex sindaco di Milano di provarci. Il M5s fanno già sapere che non lo vogliono. Calenda sogna il 20 per cento in regione

I loro due migliori nomi chiedono di trovare un terzo nome. I candidati del Pd in Lombardia? In fuga come il fisico Majorana. Piuttosto che cedere preferiscono un monastero. Il primo, Giuliano Pisapia, utilizza questo metodo. A ore alterne silenzia il telefono. Ha la passione per l’Alfa Romeo. Tutti lo cercano per schierarlo contro Fontana e Moratti, ma lui sta provando a seminarli. L’altro, Emilio Del Bono, sindaco di Brescia: “Se chiamano, non ci sono”. Prima di girare pagina, il saldo. I sindaci del Pd vorrebbero proporre primarie aperte alla Moratti. Il Pd insiste su Pisapia per allargare ai 5s. I 5s non vogliono Pisapia. Carlo Cottarelli che resta sempre parcheggiato si è “stancato”. E’ il Gran premio dei progressisti. Vince chi non parte.


Non abbiamo scherzato. E’ tutto autentico. Da due giorni il Pd e la società civile intasano, insieme ai giornalisti, il telefono di Pisapia. Lui: “Non posso. Ho un’età”. Il Pd ci spera ma anche Pisapia “deve passare per primarie”. Chi vuole comprendere le reali intenzioni di Giuseppe Conte, dei 5s, l’alleato “naturale”, deve riflettere su quanto sta accadendo qui, in Lombardia. La candidatura di Pisapia è al momento virtuale. E’ scattata tuttavia un’importante onda social. Ci sono locandine (“Giuliano ho bisogno di te”) ed è già nato l’hashtag: “Tuttixpisapia”. Pisapia non vuole per le sue ragioni: fatica, ricambio generazionale, epoca. La cosa curiosa è che pure i 5s non vogliono che si candidi. Si può comprendere Letizia Moratti, ma Pisapia?

 

Quando a Stefano Patuanelli, che di fatto è il vicesegretario di questo nuovo Comintern, hanno chiesto in televisione, al Tg1 mattina, cosa ne pensasse della candidatura dell’ex sindaco di Milano, Patuanelli ha risposto “No”. Tutti i riformisti del Pd si sono girati sul telefonino l’agenzia e strabuzzavano gli occhi. E’ come lo svitato che nella corsia dell’ospedale trova uno più svitato di lui. Dopo un paio d’ore gli stessi parlamentari ne giravano un’altra (di agenzia). Questa è a dir poco formidabile. Se tutto va male l’unica cosa certa è che il Pd ricorrerà alle primarie (da vedere se di partito o di coalizione). Le primarie non ci sono ancora ma grandinano le candidature. Dai ripostigli della nostra adolescenza è tornato Vittorio Agnoletto, il medico del G8 di Genova. E’ pronto a correre. Scommetteteci, ne usciranno altre e sempre più stravaganti. Le primarie stanno a metà tra il Premio Tenco e Ballando con le (vecchie) stelle.

 

Quando ci hanno comunicato che lo spettacolo si concluderà inevitabilmente entro una data fissata, diciamo la verità, ci siamo un po’ immalinconiti. Il Pd, partito maltrattato, è infatti il rigassificatore dei giornalisti. L’ultimo giro di questa magnifica gara automobilistica è previsto il 21 novembre. A quel punto il Pd deciderà. Fino al 21, Max Verstappen, il pilota della Red Bull, se ne deve fare una ragione: non avrà spettatori. Prima di giovedì, Pisapia, a bordo della sua Alfetta, dovrebbe suonare il clacson e fare conoscere le sue intenzioni. Diverso il caso di Del Bono. Anche su di lui ci sarebbe un “lavoro” (nel Pd lo chiamano così) ma Del Bono, che si candiderà alle regionali come consigliere, quando gliel’hanno proposto raccontano che abbia calcolato quanto fosse alta la finestra del suo ufficio. Voleva scappare. Prima di parlare di nuova Costituente del Pd, e nessuno ce l’ha con il signor segretario Enrico Letta, è forse il caso di discutere di questo sentimento di solitudine. Del Bono, un bravissimo sindaco, a detta di tutti, avrebbe bisogno di un partito, un’organizzazione che gli dica: “Ci pensiamo noi, tu credici e basta”. Organizzare una macchina elettorale, in così poco tempo, è quasi impossibile. Il crimine a sinistra è sempre lo stesso: non è perdere le elezioni ma perdere tempo.

 

Ecco che se Pisapia ne fa un problema di forze, Del Bono ne fa un problema pratico. La sinistra del Pd, Andrea Orlando, ne fa invece un problema di identità: “Il fatto che ci sia stata proposta la candidatura di Moratti dimostra che dobbiamo chiarire il nostro profilo. In Lombardia abbiamo i nostri nomi”.

 

Una parte del Pd profetizza questo esito: saranno primarie tra i due Pier. Uno è Pierfrancesco Maran, assessore di Beppe Sala, l’altro è Pierfrancesco Majorino, che era assessore di Pisapia e oggi europarlamentare del Pd. E’ un po’ un Pisapia con i basettoni. I sindaci Pd della Lombardia pensano che la soluzione di Salomone sarebbe far partecipare Moratti alle primarie, ma hanno paura di dirlo attraverso un’intervista. Magari lo faranno. Magari non lo faranno, è probabile.

 

Carlo Calenda e Matteo Renzi non arretrano su Moratti che ha perfino proposto un dialogo con il Pd: “Parliamo”. L’idea dei pontieri (Beppe Sala è ovviamente tra questi) sarebbe partire da cinque punti e chiedere alla Moratti di sottoscriverli. Ma anche loro, i pontieri, le rimproverano: “Se sul serio voleva costruire un percorso doveva dimettersi prima, sei mesi fa. La verità è che alla fine lo scambio, alla destra, lo ha proposto lei. Moratti alla presidenza e Attilio Fontana in un ministero. Non ce l’ha fatta”.

 

Il Pd ora accusa Renzi e Calenda di servirsi della Moratti per portare il Terzo Polo al 20 per cento in Lombardia. Calenda e Renzi pensano la stessa cosa di Cottarelli che “vogliamo ricordare ha cominciato con noi”. Prima di chiudere questo articolo, Cottarelli precisava che “con un quadro chiaro dirò la mia posizione”. E ci sembra un buon finale. Nessuno ha finora avuto la sua generosità. In questi anni il Quirinale lo aveva chiamato per fare il premier al posto di Conte, Più Europa per fare il senatore, il Pd alla guida della regione. Gli resta solo una carica: fare il presidente di seggio alle primarie. Si spera allargate.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio