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La Lega Ddr

Salvini aspetta la manovra per alzare le bandiere, per i fedeli governo e contratti

Carmelo Caruso

Dice che la priorità del governo sono le bollette, sogna il Ponte sullo Stretto e fa della Lega la sua cittadella. Per gli esclusi fedeli il leader del Carroccio si inventa il reddito di "salvinanza". Assunzioni al gruppo

Se gli citofonate vi cambia pure le lampadine. Ve le mette al led. In questo momento Matteo Salvini è ministro-elettricista. C’è un extragettito di oltre dieci miliardi (Giancarlo Giorgetti, detto Giangiacomo, come Leopardi, avvisa: “Piano, piano, uhmuhm”) e Salvini dice: “La priorità della Lega sono le bollette. Dopo ci sarà lo  stop alla Fornero, quota 41 e flat tax”. Bravo. Un leghista che lo conosce bene: “E che deve dire? Il banco di prova di Salvini è la manovra. Ricordate D’Annunzio, la repubblica del Carnaro? La Lega è la nostra Fiume”. Con la complicità di Giorgia Meloni, il segretario vate ha ottenuto due viceministri e nove sottosegretari. Sono i suoi Guido Keller, gli aviatori. In coro urlano: “Viva il governo, alala! A chi il governo? A noi!”.


Salvini ha un rapporto “nuovo” con Giorgia Meloni. Lo garantisce Meloni. Nel nuovo libro di Bruno Vespa il premier ha spiegato che “che Salvini ha capito quello che si poteva fare e quello che non si poteva fare”. A sedici anni si chiama “saper vivere”, dopo i quaranta fate voi. Vespa: “Salvini è in pratica un mediatore!”. Risposta Meloni: “Be’ il fatto di non schierarsi aprioristicamente con Berlusconi mi ha aiutato molto”. I fatti stanno prendendo questa piega: Forza Italia recita la parte “io avrei qualcosa da dire”, la Lega: “Ne riparliamo con la manovra”. Sul tesoretto dell’extragettito (se lo sente Giorgetti vi riprende perché la cifra dell’extragettito diventa tale quando viene certificata; oggi è a Berlino dal suo omologo Lindner) la Lega non ha dubbi. Servirà per i rincari. Poi certo, lo ha detto Salvini in diretta social, “quota 41, flat tax, rivedere il Rdc, ma non subito. Intanto giovedì riunione economica della Lega, amici”. 

 

Il metodo di Salvini è “non facciamoci subito riconoscere”. Ogni giorno, quando legge le ultime decisioni di Matteo Piantedosi, ministro dell’ Interno, Salvini pensa “è preciso amme”. Se potesse gli metterebbe il fiocco. Meloni ha pure regalato a Salvini, durante il giuramento, una scatola di Lego. Sono “mattoncini, Ponte sullo Stretto di Messina” (dai 40 anni ai 99). Il segretario questa storia del Ponte l’ha presa sul serio. Dato che si parla di Infrastrutture quest’altro paragone, suggerito da un leghista lombardo, è più che azzeccato. “La Lega è un po’ come Ita. E’ un partito rimpicciolito in attesa di essere venduto ai tedeschi o sospendere le attività”. L’ultimo sondaggio Swg, apparso sul Tg La7, attesta la Lega al 7,9 per cento. Metteteci che i nomi scelti da Salvini come viceministri e sottosegretari sono quelli dei granatieri, fedelissimi, mettete che aveva promesso (e scritto) di fronte a un centinaio di deputati che “Torneremo a correre insieme, nessuno escluso” e sarà già un miracolo se dal Veneto, dalla Sicilia, non gli scagliano le batterie dell’Andrea Doria (quelle che il governo italiano mandò contro D’Annunzio) per farlo sgomberare. Altro che rave party. A questi poveri leghisti sacrificati (Binelli, Lolini, Liuni, Colmellere, Arrigoni) aveva garantito più pacchi di Babbo Natale. La leghista Elena Lucchini, per avere un ruolo nel governo, aveva piantato la tenda al gruppo Lega. Niente.

 

Per carità è vero quanto dice chi ce l’ha fatta, uno in gamba, “nomina un primario e ne scontenterai dieci”, ma che credibilità può avere un leader se tradisce la parola? Ci sono promozioni che hanno del miracoloso. Pina Castiello, senatrice, è ora sottosegretaria per i Rapporti con il parlamento. All’Agricoltura è stato indicato Luigi D’Eramo. A Vicenza, quando lo hanno sentito: “E chi sarebbe questo D’Eramo?”. Trascendiamo su quello che si dice del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara: “Ma la tessera della Lega quando l’ha presa”? Superiamo Alessandro Morelli, canzonato come “il benzinaio” (bisogna essere fieri degli inizi, ha cominciato nella pompa di benzina di famiglia) oggi nominato sottosegretario al Dipe (gestirà mezzo Pnrr). Ma come si può lasciare fuori la centaura Erika Stefani, ex ministra del governo Draghi, la Marianna del Veneto? In questa sacra regione stanno girando dei volantini con i volti di Massimo Bitonci e Andrea Ostellari (“Star Trek”) Alberto Stefani e sotto la dicitura “la nostra poltrona al sicuro”.

 

Bitonci e Ostellari sono entrambi di Padova tanto che in Veneto hanno fatto sapere a Salvini: “Guarda che c’è del mondo oltre Padova”. Nel Piemonte, la baia del Mol (il corsaro Riccardo Molinari) è rimasto solo il Mol che diventa dunque “l’ape regina”. Non va dimenticato Armando Siri. La notizia che non abbia ricevuto un incarico, racconta un geografo della Lega, è una cattiva notizia. Salvini potrebbe chiedere per lui un ruolo in queste partecipate: Enav, Poste, Enel, Terna. E’ la prova che quando si desidera qualcosa non c’è ostacolo che il cuore del nostro segretario non possa attraversare.

 

Nella Lega si parla di due contratti, pesantissimi, a carico del gruppo, per Stefano Locatelli e Marco Pinti. Uno è il responsabile degli Enti locali di partito, l’altro è l’Arthur Miller, il suo commesso viaggiatore. Uno doveva entrare in Parlamento, l’altro preferisce l’ombra. Sarebbero due contratti alla stessa cifra dei deputati, due “redditi di salvinanza”. Ovviamente abbiamo scritto e chiamato sia Pinti sia Locatelli per verificare questa maldicenza ma non abbiamo ricevuto risposta. Pinti ci ha fatto gli auguri, va riconosciuto. Da buoni “fiumani” li vogliamo immaginare così. In marcia con il Vate ripetere a squarciagola: “Capitano, ardisco ma non ordisco! Alalala”.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio